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ECONOMIA

Greggio sotto i 40 dollari, ma calo quasi invisibile con il pieno

Petrolio a picco, ma la benzina continua a costare cara. I consumatori: "120 euro in più l'anno"

Le quotazioni del petrolio hanno perso il 30% in un anno. Ma gli italiani che si apprestano a fare le valigie per le feste continuano a pagare un prezzo della benzina rimasto quasi inchiodato, per effetto di un mix micidiale

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Le quotazioni del petrolio sono andate a picco, perdendo il 30% in un anno. Ma gli italiani che si apprestano a fare le valigie per le feste continuano a pagare un prezzo della benzina rimasto quasi inchiodato, per effetto di un mix micidiale dovuto soprattutto alle tasse ma anche ai petrolieri pronti ad adeguare i prezzi all'insù, e invece prudenti quando si tratta di limarli.

Secondo i consumatori, in base a una stima prudente, dal portafoglio di ogni italiano escono circa 120 euro in più l'anno rispetto a quello che potrebbe essere se i prezzi dei carburanti fossero più 'fedeli' nell'adeguarsi al crollo delle quotazioni petrolifere. Un fardello in più per i bilanci familiari, ma anche un freno alla crescita, se è vero, come sostiene spesso la Bce, che dal petrolio piombato a meno di 40 dollari il barile ci si aspetta, o meglio ci si aspetterebbe, uno stimolo ai consumi. A fine 2014, un anno fa, il greggio viaggiava poco sotto i 60 dollari. Un litro di benzina costava allora 1,624 euro, uno di diesel 1,532 euro in base agli archivi del ministero dello Sviluppo economico. Oggi il petrolio costa, appunto, circa il 30% in meno. La benzina al 30 novembre costava mediamente 1,458 euro al litro, il gasolio 1,339 euro. Circa il 10-12% in meno. Si potrebbe pensare che la mancata diminuzione sia finita interamente nelle case del settore petrolifero. In realtà non è così.

Innanzitutto c'è il tasso di cambio (anche se i Big del petrolio si difendono dai rischi delle fluttuazioni valutarie attraverso contratti derivati): il petrolio si paga in dollari, e un euro di oggi, che vale poco meno di 1,10 dollari, compra meno petrolio rispetto a un euro di un anno fa, quando eravamo sopra 1,20 dollari.

E poi ci sono le tasse. Su un litro di benzina pagato dal signor Rossi 1,458 euro, quasi un euro (992 centesimi) se n'è andato in accise (728 centesimi) e Iva (263 centesimi). I prezzi diventano sempre più 'inflessibili' all'avvicinarsi all'euro che se ne va in tasse: ci sono costi fissi - dagli impianti, al personale, alla raffinazione e distribuzione - per i produttori che rendono il prezzo finale dei carburanti tanto meno 'flessibile' quanto più si scende. Il problema principale è "la tassazione micidiale", spiega Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori.

Ma anche così, tenendo conto del cambio e della scusante dei prezzi, i prezzi alla pompa potrebbero essere di sei centesimi inferiori secondo l'associazione dei consumatori. E' un calcolo prudente. E "con 6 cent in più al litro - calcola Trefiletti - la ricaduta negativa per un automobilista medio (consumo 100 litri al mese) è di circa 72 euro di costi diretti e di 45 euro di costi indiretti (bollette, trasporti, ecc). Chiediamo una riduzione del prezzo della benzina oppure che intervenga il governo". Insomma "con il petrolio a prezzi così bassi ci aspettiamo una riduzione importante del prezzo della benzina perché quello attuale è inaccettabile".
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