ECONOMIA
"Priorità è dialogo intenso con le Camere"
Recovery Plan, Franco: "Next Generation Ue passaggio storico". "Risorse disponibili a fine estate"
Il ministro dell'Economia in audizione nelle commissioni congiunte Bilancio, Finanze e Politiche Ue di Senato e Camera sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza
Il piano di ripresa "è una priorità per il governo, per il Paese e per il ministero dell'Economia. Spero che sia l'inizio di un dialogo intenso e durevole", ha detto Franco.
"Il Next Generation è un passaggio storico"
"Il Next Generation Eu è un passaggio storico molto importante nel processo di costruzione europea ed è un passo in avanti nella costruzione di un bilancio comune", ha sottolineato Franco. "Le risorse Ue saranno disponibili alla fine dell'estate", ha detto il ministro dell'Economia.
"Necessario un cambio di passo"
"Il documento deve avere contenuti ambiziosi ma anche credibili e dettagliati", ha sottolineato il ministro dell'Economia. E' necessario, ha detto Franco, "un cambio di passo nel modo di impiegare le risorse che anche in passato l'Ue ha messo a disposizione anche in riferimento ai fondi strutturali europei".
"Meno di due mesi per piano, no battute d'arresto"
"Abbiamo meno di due mesi per finalizzare il Piano per questa la definizione non può subire battute d'arresto", ha sottolineato il ministro dell'Economia. "I tempi come sapete sono stretti - ha spiegato Franco ai parlamentari - i paesi dovranno impegnare i fondi ricevuti attraverso il dispositivo (Recovery fund ndr) entro il 2023; il 70 per cento delle risorse va impegnato già entro il 2022. Gli interventi dovranno essere conclusi entro il 2026. L'effettiva erogazione delle risorse sarà subordinata al conseguimento di obiettivi intermedi e finali; questi devono essere fin da subito definiti in modo chiaro, realistico e verificabile".
"Rafforzare alcune parti"
"Il governo è impegnato per rafforzare" il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha sottolineato il ministro dell'Economia, Daniele Franco. "E' necessario rafforzare alcune parti del piano esistente, prevedendo anche un capitolo che predisponga la governance e tarare i progetti sulle risorse pienamente disponibili. Infine alcuni progetti non sono ancora pienamente delineati e vanno completati", ha aggiunto Franco.
"191,5 miliardi a disposizione per l'Italia"
Nel Recovery fund ci sono "fondi a disposizione del nostro Paese per gli anni 2021-2026 per circa 196 miliardi a prezzi correnti, 69 dei quali sotto forma di trasferimenti e 127 sotto forma di prestiti" ma in base agli ultimi dati economici e al regolamento europeo la cifra scende a "191,5 miliardi, leggermente inferiore a quella indicata a gennaio", ha sottolineato il ministro dell'Economia."Queste cifre sono oggetto di ulteriore margine di variabilità", ha aggiunto Franco.
"Un Paese più prospero, giusto, sostenibile"
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza costituisce "un esercizio di apprendimento senza precedenti per le istituzioni italiane e auspicabilmente ci consegnerà un Paese più prospero, giusto, sostenibile, con una P.a più efficiente e un contesto regolamentare più favorevole alla crescita economica", ha sottolineato il ministro dell'Economia, Daniele Franco.
"Una governance robusta"
"Occorre una governance robusta e articolata nelle fasi di gestione e attuazione degli interventi. Il modello organizzativo che stiamo definendo individua compiti e responsabilità basati su due livelli di governance strettamente interconnessi", ha detto Franco.
"Da un lato, stiamo considerando la costituzione di una struttura centrale di monitoraggio del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), presso il Mef, a presidio e supervisione dell'efficace attuazione del Piano. Tale struttura - ha spiegato Franco - si occuperà del supporto alla gestione e monitoraggio degli interventi, della gestione dei flussi finanziari con l'Unione Europea, della rendicontazione degli avanzamenti del Pnrr alla Commissione europea, del controllo della regolarità della spesa, della valutazione di risultati e impatti. Questo organismo centrale sarà affiancato da un'unità di audit, indipendente, responsabile delle verifiche sistemiche, a tutela degli interessi finanziari dell'UE e della sana gestione del progetto".
Dall'altro lato, ha proseguito il ministro, "a livello di ciascuna amministrazione di settore (essenzialmente i Ministeri) si considera la creazione di presidi di monitoraggio e controllo sull'attuazione delle misure di rispettiva competenza. Tali strutture avranno il compito di interagire con i soggetti attuatori pubblici o privati. Queste strutture ministeriali si interfacceranno con la struttura centrale del Mef che avrà il compito di aggregare i dati e le informazioni sullo stato di avanzamento dei lavori e delle riforme, ai fini della rendicontazione all'Unione europea e al governo, anche per le eventuali azioni correttive da assumere nel caso si verificassero ostacoli o difficoltà attuative che rischino di compromettere il raggiungimento degli obiettivi del Piano".
"E' infine prevista la possibilità di assicurare un supporto tecnico specialistico alle amministrazioni che dovranno realizzare gli interventi, anche a livello locale".
"Priorità riforme P.A. e giustizia"
Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, il cosiddetto Recovery plan, due riforme sono "particolarmente importanti": quella della pubblica amministrazione e quella della giustizia, ha detto il ministro dell'Economia, spiegando che "una terza area molto importante di riforma riguarda gli interventi di semplificazione normativa trasversale".
"Occorre tenere a mente - ha osservato il ministro - la tensione fra l'obiettivo di ridisegnare in modo organico la cornice regolamentare delle aree di interventi, e i tempi molto molto serrati. Bisogna essere molto, molto pragmatici".
"Impatto sul Pil anche oltre il 3% con riforme"
Nella Nota di aggiornamento al Def "si valuta l'impatto sul Pil del 3%, quindi si dice spendiamo 200 miliardi, abbiamo 60 miliardi di Pil in più" ma la simulazione del Mef valutava "un impatto stabile sul Pil, cioé che tutti gli anni abbiamo un Pil più alto del 3%" e "non teneva conto di possibili effetti delle riforme: ove si realizzassero e portassero a un sistema economico più competitivo la crescita del Pil potrebbe essere più elevata", ha detto il ministro dell'Economia, Daniele Franco, rispondendo alle domande nel corso dell'audizione sul Recovery plan."Il 3% è l'impatto solo del Piano ma la nostra crescita non dipenda solo dal piano", ha aggiunto Franco.