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ITALIA

Rush finale

Riforma della scuola ultimo atto: bagarre alla Camera sui banchi della Lega

Il Carroccio protesta a Montecitorio contro il ddl di riforma della 'Buona Scuola' il cui voto finale è atteso per oggi. Anche Sel ha esposto i suoi cartelli durante le dichiarazioni con la scritta in grande 'OXI' (Il 'no' greco)

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Lega, Sel e poi Moviemnto Cinque Stelle: non si fermano le protesta in aula alla Camera durante le dichiarazioni di voto finale sulla riforma della scuola. I deputati del Carroccio hanno esposto dei cartelli con la scritta 'giù le mani dai bambini', manifestando in particolare contro l'educazione di genere. La seduta è stata sospesa e il capogruppo Massimiliano Fedriga è stato espulso dall'Aula. Anche Sel ha esposto cartelli con la scritta in grande 'OXI', ovvero 'no' in greco, lo stesso no che ha prevalso al referendum di domenica scorsa. Una lettura in coro degli articoli 3, 33 e 34 della Costituzione. Così, durante le dichiarazioni di voto finali, il M5s ha deciso di protestare contro la riforma
della scuola. Si tratta degli articoli della Carta dedicati alla scuola e alla ricerca.

La riforma della scuola è arrivata al traguardo nonostante le proteste da parte di sindacati e del mondo della scuola. Ieri si sono concluse le votazioni degli emendamenti, tutti respinti. L'aula è poi passata ai pareri sugli ordini del giorno. Oggi il voto finale che dovrebbe arrivare entro la mattinata. Poi comincerà la road map di attuazione di un provvedimento che porterà in cattedra a settembre 47mila docenti precari, a cui se ne aggiungeranno altri 55mila nel corso del prossimo anno scolastico, introdurrà un inizio di chiamata diretta (ma solo dal 2016) da parte dei presidi, rafforzerà l'alternanza scuola-lavoro e avvierà l'era della valutazione degli insegnanti per distribuire i 200 milioni legati al merito.

L'esame e il voto degli emendamenti
In apertura di seduta, ieri, la relatrice di maggioranza Maria Coscia (Pd) e il governo hanno dato parere contrario a tutti gli emendamenti. Il vicepresidente di turno, Roberto Giachetti, ha spiegato che la presidenza ha deciso di chiedere a ciascun gruppo di segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione. Proteste dai banchi dell'opposizione: per Giancarlo Giordano di Sel si tratta di una "contrazione della possibilità delle minoranze di intervenire sul testo. Sono soltanto 135 gli emendamenti presentati dalle opposizioni quindi non capiamo il motivo per cui dobbiamo subire l'ennesima contrazione dei tempi. Per quanto riguarda il nostro gruppo, passare da 27 emendamenti a uno solo ci mette di fuori dalla discussione". La decisione della presidenza della Camera, criticata anche da Lega, M5S e Forza Italia, è stata difesa da Giachetti che ha spiegato come si tratti di una "norma applicata a tutti i provvedimenti in via sistematica", una decisione "adottata sulla base di una costante prassi".

L'opposizione dei deputati di Sel e M5S
I deputati di M5S e Sel sono intervenuti a raffica iscrivendosi a parlare a titolo personale per cercare di rallentare i voti che, comunque, procedono. A inizio seduta, il capogruppo di Sel, Arturo Scotto, ha protestato sulla contrazione del numero degli emendamenti ammessi al voto, anche se la presidenza sottolinea di aver "allargato" il numero di proposte di modifiche da votare. "Sarebbe stato il caso - ha rimarcato Scotto rispondendo all'intervento del presidente di turno Roberto Giachetti - di convocare quanto meno una conferenza dei capigruppo per confrontarsi" sul tema. Stessa richiesta dal M5S, che chiede una capigruppo o in alternativa una riunione della giunta del regolamento sulla questione. "Così - ha spiegato Carlo Sibilia, membro del direttorio M5S - siamo al decreto legge mascherato".

Brunetta (Fi): "Cattiva riforma". Meloni: "Sosteniamo referendum abrogativo"
Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati all'attacco del ddl scuola: "una cattiva riforma: clientelare, costosa, che non risolve niente. Una cattiva riforma che lascia tanto amaro in bocca nelle famiglie, negli insegnanti, nei precari. Una cattiva riforma che fa distinzione tra figli e figliastri, in puro stile Cgil. Ma in questo caso anche la Cgil non è d'accordo. Quindi Renzi e il suo governo hanno scontentato tutti: un fallimento. Spero proprio che si faccia un referendum abrogativo". Anche Fratelli d'Italia porterà avanti in Aula la battaglia contro quella che definisce "riforma vergognosa" che "sottrae risorse e porta il clientelismo all'interno della scuola pubblica. Contro di essa, ha agigunto la presidente Giorgia Meloni, "siamo anche disposti a sostenere il referendum per l'abrogazione della norma". 

Giannini: "La riforma restituisce normalità alla scuola"
Intanto dalla sua pagina Facebook è intervenuta anche il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini in difesa della riforma: "Con la Buona Scuola abbiamo rimesso l'istruzione al centro del dibattito politico. Abbiamo stanziato risorse, 3 miliardi in più all'anno, per restituire normalità alla scuola italiana". "Significa - ha concluso Giannini - dare la certezza a chi dirige una scuola, fin dall'inizio di ogni anno scolastico, del corpo docente di cui può disporre, significa dare a insegnanti, studenti e famiglie la certezza di quale progetto formativo ogni singola scuola sarà in grado di sviluppare".

L'iter del ddl e la protesta di piazza
Il ddl “La Buona Scuola” era stato approvato dalla Camera e poi modificato in maniera robusta al Senato, dove il Governo era ricorso alla questione di fiducia tra le proteste di insegnati ed opposizione parlamentare. Anche in questo passaggio parlamentare non sono mancate le proteste, tanto in Aula quanto nel Paese. Il testo della "buona scuola" all'esame della Camera è comunque blindato, come blindati sono i tempi di approvazione per consentire già da settembre prossimo l'immissione in ruolo degli oltre 100 mila precari previsti dalla riforma. Ma il ritorno in aula del ddl è stato accompagnato al ritorno della protesta in piazza di studenti, insegnanti, sindacati e opposizioni che ieri si sono dati appuntamento davanti Montecitorio per ribadire il proprio NO alla riforma e chiedere al presidente della Repubblica Mattarella di non firmare il provvedimento perchè significherebbe "assassinare la scuola pubblica".
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