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ITALIA

Fuori da Montecitorio sindacati, Sel ed M5s

Rush finale sulla Scuola, la riforma alla Camera per il passaggio finale

Un piano di assunzione di 100mila precari, il "super-preside" e la scuola-azienda: questi i punti principali della riforma e anche quelli più contestati dal mondo della scuola e dai sindacati che oggi si sono dati appuntamento alla Camera per protestare
 

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di Roberta Rizzo Rush finale alla Camera per il disegno di legge della "Buona Scuola" che approda in aula per l'ultima votazione dopo il voto di fiducia sul maxiemendamento al Senato dello scorso 25 giugno. L'approvazione del testo appare scontata, probabilmente entro la settimana, ma gli insegnanti si stanno già muovendo per un referendum abrogativo del ddl. La maggioranza di governo non dovrebbe avere problemi di numeri e la posizione della minoranza Pd, da sempre ciritca, non sembra preoccupare. Nonostante ciò la protesta dei sindacati e del mondo della scuola non accenna a smorzarsi. Si domandano cosa accadrà a settembre quando suonerà la prima campanella e quando partirà l'annunciata assunzione di 102.464 docenti che, secondo quanto previsto dal governo, avverrà in tre scaglioni. Ma vediamo in sintesi, nella grafica in basso, quali sono i punti chiave della riforma:

In cosa consiste la "Buona Scuola"?


TRE PUNTI CONTROVERSI

Assunzioni dei precari

Secondo il maxiemendamento approvato dal Senato entro l’estate ci saranno poco più di 100mila assunzioni di precari, tra vincitori di concorso 2012 e presenti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento, da effettuare entro il prossimo mese di settembre. I primi 45mila stabilizzandi otterranno una cattedra all’inizio del nuovo anno scolastico. Meno chiara la sorte degli altri 55mila che dovrebbe consistere in un doppio step: strada facendo la nomina e a settembre 2016 l’incarico vero e proprio. Questi ultimi potranno però anche essere costretti ad accettare una cattedra anche in un'altra regione. Attraverso una procedura online gli interessati sceglieranno almeno 5 province, l'assunzione scatta solo se ci sarà la cattedra disponibile nelle province scelte dal precario in lista d'attesa. Entro il 1° dicembre sarà convocato un nuovo concorso ( che sarà l’unico strumento per accedere al ruolo): i posti disponibili saranno 60mila. Non ci saranno posizioni riservate ai precari di seconda e terza fascia.

Il preside-sceriffo
Centrale diventa il ruolo del dirigente scolastico che assume molti più poteri ed è stato già polemicamente soprannominato "preside-sceriffo". Il capo d'istituto valuta i neo docenti immessi in ruolo, dopo aver sentito il Comitato di valutazione, composto da tre insegnanti, un soggetto esterno, e due genitori: uno studente e un genitore al superiore. Premia i docenti migliori anche sulla base criteri individuati dal Comitato di valutazione (seguendo le linee generali date dal ministero dell'Istruzione) e dal 2016/2016, sceglie la squadra di docenti da assumere dagli albi territoriali, cui conferirà un incarico triennale. In ogni istituto, dunque, un ispettore esterno valuterà gli insegnanti, aggiungendosi ai due rappresentanti dei genitori e ai tre docenti. Saranno introdotti dei criteri per valutare i dirigenti scolastici, che verranno supervisionati da ispettori esterni.

Scuola-azienda
Creare un legame più stretto tra scuola e mondo del lavoro: Gli istituti tecnici e professionali offriranno agli studenti almeno 400 ore nell'ultimo triennio di attività da svolgere in azienda o presso strutture pubbliche che potranno essere svolte anche nei periodi di sospensione delle attività didattiche. Nei licei le ore di alternanza scuola-lavoro saranno almeno 200. La riforma prevede anche il potenziamento degli Istituti tecnici superiori, da frequentare dopo il diploma, che rappresentano un'alternativa al percorso universitario. È stato introdotto un tetto di 100euro al cosiddetto school bonus, ovvero alla possibilità di ottenere uno sgravio fiscale (dal 50 al 65%) sulle elargizioni agli istituti fatte da privati o associazioni.

Anti-riforma
Il personale della scuola, in particolare docenti e studenti, protesta accanto ai sindacati. Non piace la formula del 'preside-sceriffo' che assume poteri considerati 'assoluti' selezionando la squadra di docenti (e avendo così la possibilità di valutarli). Ma ciò che è davvero contrario al principio d'imparzialità, secondo i manifestanti, è la formula della 'scuola-azienda' perchè prevede una comeptizione tra istituti e potrebbe comportare, a lunfo andare, la creazione di scuole di SERIE A e di SERIE B. 

Proteste in extremis a Montecitorio:
Nel giorno della discussione finale in Parlamento, in tutta Italia si organizzano forme di protesta: a Palermo una cinquantina di studenti del 'coordinamento Medi' ha preparato un blitz nell'assessorato regionale alla scuola ed ha esposto da un balcone uno striscione con scritto "No al ddl Buona Scuola". Fuori da Montecitorio i sindacati (i cinque che in questa partita hanno fatto "cartello" - Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals - così come i Cobas) ma anche associazioni e coordinamenti di professori protesteranno per l'ennesima volta contro i contenuti del provvedimento. Pur consapevoli che la riforma della scuola quasi sicuramente incasserà l'assenso per diventare legge dello Stato vista la maggioranza schiacciante che il Pd ha in questo ramo del Parlamento. Al loro fianco esponenti di Sel e del M5S.

I docenti e le ragioni del No







La preside e le ragioni del sì



Giannini "apre" al dialogo su FB

Intanto, alla vigilia del duplice appuntamento (Aula e piazza) il ministro Giannini "apre" sul suo profilo Facebook: "Diventerà una pagina pubblica su cui riprenderanno il dialogo e il confronto con tutti voi - promette - sui provvedimenti che stiamo approvando in materia di Istruzione e sulle innovazioni a cui lavoriamo nel settore della Ricerca e dell'Università.‪#staytuned". Sempre su Facebook, nel quarto di una serie di post pubblicati per spiegare i dettagli de "La Buona Scuola", il sottosegretario Faraone si sofferma sulle novità dell'alternanza scuola-lavoro. "#Labuonascuola aumenta il numero di ore, consentendo agli studenti di avere più tempo per capire i meccanismi degli ambienti di lavoro e conoscersi in una veste diversa". "Per fare ciò, #labuonascuola stanzia 100 milioni - scrive il Sottosegretario - circa 35 mila euro per ogni scuola.  La scuola fino ad ora si reggeva sui fondi messi a disposizione con la legge 440: 11 milioni nel 2014, 19 milioni nel 2015, che resteranno. Dal 2016 ci saranno risorse decuplicate". 

Il problema delle risorse
E proprio quello delle risorse per l'istruzione resta il nodo fondamentale sia per i presidi in linea di massima "pro riforma" che per i docenti schierati perlpiù contro. Una nota dolente per il nostro Paese se è vero, come rivela oggi un rapporto sulle performance dei governi, che l'Italia è penultima tra i Paesi Ocse per la percentuale di spesa pubblica dedicata all'educazione, con l'8%, davanti alla sola Grecia (7,6%). A ogni modo se arriverà l'ormai scontato sì della Camera, a settembre la legge sulla Buona Scuola diventerà operativa, sempre che la complessa macchina amministrativa e organizzativa della scuola italiana sia in grado di darle concreta esecuzione.

Il ricorso contro il DDL
Intanto i sindacati non staranno a guardare. Gli uffici legali di Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals stanno già studiando i possibili ricorsi, l'11 settembre è in programma una riunione nazionale delle Rsu delle 5 sigle e il primo giorno di scuola coinciderà in tutta Italia con assemblee sindacali.

 
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