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POLITICA

Rush finale

Riforma della scuola verso l'approvazione, protestano gli insegnanti

Conclusa la discussione del provvedimento (modificato dal Senato), l'assemblea di Montecitorio vota i 60 emendamenti al testo: il governo punta a chiudere entro giovedì. Deputati di Sel e M5S si sono iscritti a parlare a titolo personale per cercare di rallentare i voti. L'appello dei docenti: "Mattarella non firmi"

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di Roberta Rizzo Conclusa la fase di discussione generale del provvedimento di riforma della scuola, l’aula della Camera ha ripreso questa mattina l’esame del disegno di legge e la votazione sui 60 emendamenti al testo presentati in larga misura dalle opposizioni. Come ieri, in tribuna sono presenti numerosi insegnanti che assistono ai lavori parlamentari.L'intenzione del Governo è quella di arrivare all'approvazione definitiva del disegno di legge entro la giornata di giovedì. 

L'esame e il voto degli emendamenti
La relatrice di maggioranza Maria Coscia (Pd) e il governo hanno dato parere contrario a tutti gli emendamenti. In apertura di seduta, il vicepresidente di turno dell'assemblea Roberto Giachetti ha spiegato che la presidenza ha deciso di chiedere a ciascun gruppo di segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione. Proteste dai banchi dell'opposizione: per Giancarlo Giordano di Sel si tratta di una "contrazione della possibilità delle minoranze di intervenire sul testo. Sono soltanto 135 gli emendamenti presentati dalle opposizioni quindi non capiamo il motivo per cui dobbiamo subire l'ennesima contrazione dei tempi. Per quanto riguarda il nostro gruppo, passare da 27 emendamenti a uno solo ci mette di fuori dalla discussione". La decisione della presidenza della Camera, criticata anche da Lega, M5S e Forza Italia, è stata difesa da Giachetti che ha spiegato come si tratti di una "norma applicata a tutti i provvedimenti in via sistematica", una decisione "adottata sulla base di una costante prassi".

L'opposizione dei deputati di Sel e M5S
I deputati di M5S e Sel sono intervenuti a raffica iscrivendosi a parlare a titolo personale per cercare di rallentare i voti che, comunque, procedono. A inizio seduta, il capogruppo di Sel, Arturo Scotto, ha protestato sulla contrazione del numero degli emendamenti ammessi al voto, anche se la presidenza sottolinea di aver "allargato" il numero di proposte di modifiche da votare. "Sarebbe stato il caso - rimarca Scotto rispondendo all'intervento del presidente di turno Roberto Giachetti - di convocare quanto meno una conferenza dei capigruppo per confrontarsi" sul tema. Stessa richiesta dal M5S, che chiede una capigruppo o in alternativa una riunione della giunta del regolamento sulla questione. "Così - dice Carlo Sibilia, membro del direttorio M5S - siamo al decreto legge mascherato".

Brunetta (Fi): "Cattiva riforma". Meloni: "Sosteniamo referendum abrogativo"
Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati all'attacco del ddl scuola: "una cattiva riforma: clientelare, costosa, che non risolve niente. Una cattiva riforma che lascia tanto amaro in bocca nelle famiglie, negli insegnanti, nei precari. Una cattiva riforma che fa distinzione tra figli e figliastri, in puro stile Cgil. Ma in questo caso anche la Cgil non è d'accordo. Quindi Renzi e il suo governo hanno scontentato tutti: un fallimento. Spero proprio che si faccia un referendum abrogativo". Anche Fratelli d'Italia porterà avanti in Aula la battaglia contro quella che definisce "riforma vergognosa" che "sottrae risorse e porta il clientelismo all'interno della scuola pubblica. Contro di essa, sostiene la presidente Giorgia Meloni, "siamo anche disposti a sostenere il referendum per l'abrogazione della norma". 

Giannini: "La riforma restituisce normalità alla scuola"
Intanto dalla sua pagina Facebook interviene anche il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini che difende la riforma: "Con la Buona Scuola abbiamo rimesso l'istruzione al centro del dibattito politico. Abbiamo stanziato risorse, 3 miliardi in più all'anno, per restituire normalità alla scuola italiana". "Significa - conclude Giannini - dare la certezza a chi dirige una scuola, fin dall'inizio di ogni anno scolastico, del corpo docente di cui può disporre, significa dare a insegnanti, studenti e famiglie la certezza di quale progetto formativo ogni singola scuola sarà in grado di sviluppare". 

L'iter del ddl e la protesta di piazza
Il ddl “La Buona Scuola” era stato approvato dalla Camera e poi modificato in maniera robusta al Senato, dove il Governo era ricorso alla questione di fiducia tra le proteste di insegnati ed opposizione parlamentare. Anche in questo passaggio parlamentare non sono mancate le proteste, tanto in Aula quanto nel Paese. Il testo della "buona scuola" all'esame della Camera è comunque blindato, come blindati sono i tempi di approvazione per consentire già da settembre prossimo l'immissione in ruolo degli oltre 100 mila precari previsti dalla riforma. Ma il ritorno in aula del ddl è stato accompagnato al ritorno della protesta in piazza di studenti, insegnanti, sindacati e opposizioni che ieri si sono dati appuntamento davanti Montecitorio per ribadire il proprio NO alla riforma e chiedere al presidente della Repubblica Mattarella di non firmare il provvedimento perchè significherebbe "assassinare la scuola pubblica".
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