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POLITICA

Roma

Riforme, D'Alema: "Il problema non è farle ma il segno politico che portano"

Alla Festa dell'Unità della Capitale l'ex premier commenta le proposte del presidente del Consiglio in tema di fisco e non risparmia critiche al Partito democratico

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"Il problema non è fare le riforme o non farle ma il segno politico che portano. Il problema è riforme quali e per che cosa". E' l'ex premier Massimo D'Alema, dalla Festa dell'Unità di Roma, ad intervenire nel dibattito sul piano di riforme annunciato dal premier Matteo Renzi in materia fiscale. Un piano che per il presidente della Fondazione Italianieuropei dovrebbe avere come obiettivo primario quello di pensare "ai due milioni di bambini che hanno problemi di nutrizione nel nostro Paese prima di restituire a me l'Imu".

Ridurre le tasse resta quindi "uno scopo giusto, si tratta di vedere quali sono le priorità: le mie priorità sono ridurre la tassazione sul lavoro e sulle famiglie più povere e i lavoratori. Il sistema fiscale deve corrispondere secondo la Costituzione ad un principio di equità sociale e di proporzionalità al reddito e quindi non si parte levando le tasse ai più ricchi ma ai più poveri" è, nel dettaglio, la proposta di D'Alema che ricorda poi quanto fatto dal suo esecutivo: "Noi al governo portammo la pressione fiscale al 41% del pil, mentre ora è al 44%. Sarebbe meglio se Renzi non parlasse male di noi ma facesse almeno come noi. Non è novità in assoluto che la sinistra possa ridurre le tasse. Noi addirittura restituimmo agli italiani la tassa detta per l'Europa, una caso unico nella storia italiana".

Idee chiare anche sull'ipotesi del voto anticipato: "Innanzitutto nel 2016 a primavera non dovrebbe essere entrata in vigore neppure la riforma elettorale, non è interesse di nessuno e del Paese andare al voto con legge proporzionale. Non voglio addentrarmi in questi scenari" dice D'Alema, che invita a pensare anche all'astensione nella sinistra: "Quando la percentuale della partecipazione al voto crolla al di sotto del 50% in tutte le regioni rosse vuol dire, senza alcun ragionevole dubbio, che un pezzo del popolo dell'elettorato tradizionale della sinistra - e parlo di milioni - non ha votato per il Pd". 

Una riflessione legata a quanto accade all'interno del Partito democratico secondo D'Alema, preoccupato di "un fenomeno che inizia ad avere una consistenza: non credo che possiamo sostituire questi 'Palmiro' con i 'Verdini. I Fassina vanno via, io cerco di trattenerli, e fanno un'altra formazione che crescerà se noi pensiamo di sostituirli con i vari Verdini e Bondi. Abbiamo preso una strada che non è quella che io condivido. Vedo affluire intorno al Pd e al governo tutto un mondo che sarebbe naturalmente collocato all'opposizione, questo dà motivo di riflessione. Io sono fuori dal Parlamento e questa è una condizione che ritengo un privilegio in questo momento". Nel Pd inoltre c'è stato un ricambio generazionale che D'Alema considera "necessario. Ci sono tanti giovani, di alcuni condivido le idee, di altri no" sottolinea, criticando chi sceglie però strade che appartengono al passato: "Proporre nel terzo millennio di tornare a Blair è una idea nuova? Generazione nuova va bene - conclude l'ex premier - ma anche qualche idea nuova". Ad una domanda poi sulle regole interne al gruppo Pd della Camera, con una stretta sul dissenso, D'Alema replica: "Essendo fuori fortunatamente posso non occuparmene". 

In chiusura poi una battuta sul caso Crocetta e sulle pressioni al sindaco della Capitale Ignazio Marino. "Non si è capito bene se questa conversazione pubblicata da un noto settimanale sia vera o meno. Non si capisce dove l'abbiano presa, siccome si suppone che i settimanali non intercettino le persone al telefono, perché non ne hanno l'autorizzazione" dice D'Alema rispondendo ad una domanda sulle intercettazioni che vedono coinvolto il presidente della Regione Sicilia.  D'Alema ha poi proseguito: "Il Procuratore di Palermo ha avuto parole chiare. La Politica si prenda le sue responsabilità non si nasconda dietro presunti atti giudiziari che non risultato esistenti, a quanto dicono i magistrati". Anche il ruolo del Pd siciliano dovrebbe essere più chiaro: "Se il Pd siciliano ritiene di sfiduciare il presidente eletto dai cittadini, poi i cittadini giudicheranno con il voto", ha concluso l'ex presidente del Consiglio. E su Marino è netta la presa di posizione a favore del primo cittadino della Capitale: "Se Marino si dovesse dimettere per una indagine che non lo riguarda, se Crocetta si dovesse dimettere per una indagine che non lo riguarda e per una intercettazione che non risulta in nessuna Procura, questa sarebbe una pagina vergognosa per la democrazia". 
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