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POLITICA

Palazzo Madama

Ddl Riforme: al Senato seduta no stop sino al voto finale

La conferenza dei capigruppo che si è riunita questa notte a palazzo Madama accelera: Aula al lavoro per l’ok definitivo al ddl Boschi. Ma restano i rischi, ieri governo battuto su emendamento Sel. Possibile la presenza di Renzi in aula. Ipotesi voto contrario dei frondisti di Forza Italia sul complesso del procedimento

Il ministro delle riforme Maria Elena Boschi
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Oggi analisi degli ultimi emendamenti in una seduta che andrà avanti ad oltranza e domani voto finale dell’Aula del Senato sul ddl Boschi. Questo il timing deciso nella notte dalla conferenza dei capigruppo. Timing che consentirà di rispettare la scadenza fissata la settimana scorsa dalla stessa capigruppo che aveva previsto la chiusura entro l'8 agosto, ultimo giorno utile prima della pausa estiva.

E oggi in Aula potrebbe comparire anche il premier Matteo Renzi, ma valuterà al momento sulla base dell'andamento dei lavori ha fatto sapere, per salutare di persona quello che ha definito “un passaggio storico, fondamentale, su cui ci siamo”.  

La seduta odierna del Senato è ripresa alle 9.30 e andrà avanti a oltranza, salvo pause tecniche, fino all'esaurimento di tutti gli emendamenti per arrivare alle dichiarazioni dei gruppi e al voto finale sul provvedimento domani.

Il forcing degli ultimi giorni - complice anche l'Aventino dei 5Stelle che non hanno partecipato ai lavori dell'aula per protesta - ha quindi permesso  di rispettare i tempi indicati, ma le incognite restano, come l'ipotesi - data per più che probabile - che al momento delle dichiarazioni di voto finali i 'frondisti' FI che fanno capo a Raffaele Fitto dichiarino il proprio 'distacco' dal voto del gruppo. E su tutto potrebbe anche aleggiare l'ombra dei dati sul Pil arrivati dall'Istat: il presidente Pietro Grasso, replicando ad una lettera del M5S, ha spiegato che sono in corso contatti con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan per verificare la sua disponibilità ad intervenire in Aula.

La riforma disegnata dal governo e dai relatori Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli ha fin qui superato più o meno indenne il difficile passaggio al Senato, dove la maggioranza di governo ha numeri decisamente meno tranquillizzanti rispetto alla Camera, e dove quindi si temeva di più che potesse incappare in qualche passo falso. E la maggioranza infatti, l’ultima volta ieri, è andata in qualche occasione sotto. Ma solo su aspetti marginali del testo che non hanno stravolto il senso della riforma. I punti salienti su cui Renzi e il ministro Maria Elena Boschi hanno combattuto sono infatti nel testo finale: elezione indiretta del Senato, riduzione del numero dei senatori, superamento definitivo del bicameralismo perfetto, fiducia al governo solo dalla Camera, abolizione delle Province e del Cnel. 

Ieri sera è passato, con voto segreto, l'emendamento 30.123, prima firmataria Loredana De Petris di Sel, sull'articolo 30 del ddl riforme che modifica il Titolo V. L'emendamento, approvato con appena 5 voti di scarto (140 sì, 135 no),  introduce nella Costituzione la competenza delle Regioni sulle materie che riguardano la "rappresentanza in Parlamento delle minoranze linguistiche". Nei giorni scorsi un altro emendamento, anche questo approvato con voto segreto, aveva assegnato al Senato anche competenze sulle leggi che riguardano i temi della famiglia e del matrimonio,  quelli della salute e quelli etici (come bio-testamento e diritti civili).
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