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POLITICA

Alle 16,30 in aula

Riforme, rush finale in Commissione con l'ostacolo ostruzionismo

I lavori della commissione Affari Costituzionali del Senato sul Ddl riforme proseguono lentamente. Perplessità del co-relatore, Roberto Calderoli (Lega), sia sull'emendamento che riguarda le modalità di elezione del Senato sia su altri aspetti come gli enti di 'area vasta'

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E' iniziata la seduta della Commissione Affari Costituzionali del Senato che dovrebbe concludere l'esame del ddl sulle riforme, che è atteso in aula alle 16,30. Pesa però l'incognita dell'ostruzionismo di M5s e di Sel.  

L'unico punto importante che resta da votare è quello sulle modalità di elezione dei futuri senatori da parte dei Consigli regionali, su cui sono stati presentati diversi sub-emendamenti da M5s e da Sel. Ieri la seduta serale è stata tutta utilizzata per l'illustrazione di questi sub-emendamenti, riservando il voto alla seduta di stamattina. Oggi però l'ostruzionismo potrebbe continuare con interventi di dichiarazione di voto su ogni singolo emendamento: "ieri sera se la sono presa comoda, oggi ce la prendiamo comoda noi" ha detto la capogruppo di Sel Loredana De Petris.

Alle 13 la commissione dovrà interrompere i lavori perché è convocato il Parlamento in seduta comune. 

Il testo definitivo
 relatori (assieme alla Finocchiaro, anche il leghista Roberto Calderoli) hanno presentato l'emendamento che recepisce l'accordo fra maggioranza e Forza Italia sulla scia del patto del Nazareno. Esso prevede che i senatori non vengano eletti dai cittadini bensì dai consigli regionali in proporzione della consistenza dei gruppi consiliari. La modifica prevede inoltre che scenda da 3 a 2 il numero minimo di senatori che ciascuna regione potrà avere nel futuro Senato.   In mattinata Grasso aveva convocato la Conferenza dei capigruppo dopo il dibattito in Aula seguito alla richiesta della presidente Finocchiaro di concludere l'esame in sede referente del testo. Anche il presidente dei senatori di Fi, Paolo Romani, e quello dei senatori Ncd, Maurizio Sacconi, hanno appoggiato la richiesta della presidente Finocchiaro, di rinviare la discussione di un giorno. Diversa, invece, la richiesta di Sel, M5S e dei senatori 'dissidenti' che hanno chiesto un "tempo congruo" per analizzare il testo, quindi uno slittamento di almeno una settimana. A favore di uno slittamento più lungo anche Domenico Scilipoti (Fi), che ha preso la parola in Aula. Romani, quindi, ha precisato che il suo intervento "non rappresenta l'opinione del gruppo".  

Grillo contro il patto del Nazareno
Il patto del Nazareno "è un salvancondotto per il culo di Berlusconi che in cambio garantisce il suo appoggio al governo e al disegno controriformista di Napolitano. Un suggerimento ai forzisti: vendetevi da soli, invece che farvi vendere dal noto pregiudicato. Ci guadagnerete e non farete la figura dei coglioni". E’ il commento pubblicatoda Grillo sul suo blog in un post dal titolo 'il #pattodelnazareno' dopo le polemiche e i botta e risposta sull'incontro Pd-M5S prima annullato e poi ricalendarizzato.   Le divisioni in Fi La 'fronda' di Forza Italia, dove quasi la metà dei senatori non gradisce affatto l'accordo stretto con Matteo Renzi, non accenna a rientrare nemmeno in vista del voto dell’Aula. Sul Senato di secondo grado composto da consiglieri regionali e sindaci, cioè da non eletti direttamente, l'azzurro Augusto Minzolini avrebbe deciso di depositare un nuovo subemendamento che rilancia il Senato elettivo eletto a suffragio universale. 
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