SPETTACOLO
Il programma
Roberto Benigni: da Sanremo a Dante, dai primi scandali all'Oscar
Appuntamento su Rai 1 per "I dieci comandamenti". L'attore premio Oscar torna in tv a due anni dalla sua ultima apparizione. In 35 anni provocazioni, polemiche ma sempre tanto affetto del suo pubblico
Roma
Il cinema gli ha dato la consacrazione internazionale, il teatro gli applausi della critica. Ma è la televisione che lo ha fatto diventare un’icona popolare. Sì, perché prima di Dante e dell’abbuffata di Oscar, Roberto Benigni è stato il provocatore numero uno del tubo catodico, l’uomo che ha scardinato il perbenismo della tv generalista, a suon di spettacoli che spostavano di volta in volta il limite del consentito.
Gli esordi e i primi "scandali"
Nel 1980, ad esempio, sono molti che ricordano la sua prima partecipazione al Festival di Sanremo (l’Ariston sarà uno dei suoi palchi preferiti). Il pubblico rimase scioccato di fronte al suo bacio appassionato, in diretta, alla conduttrice Olimpia Carlisi. Quell’edizione del Festival fu anche l’anno dell’epiteto “Wojtilaccio”, usato in modo giocoso per apostrofare il Papa venuto dall’est, Giovanni Paolo II. A parte comparsate varie nel corso degli anni 80, fra cui resta celebre quella da Raffaella Carrà per trovare i sinonimi in lingua italiana dell’organo sessuale femminile, Benigni torna poi in trionfo a Sanremo nel nuovo millennio in altre tre occasioni. Non è più il comico scavezzacollo toscano, irriverente e blasfemo: è ormai il Re Mida del cinema italiano, che ha conquistato Hollywood e ricevuto standing ovation ovunque. Nel 2002, con Pippo Baudo come conduttore, tiene banco la campagna di Giuliano Ferrara per non farlo esibire sul palco. “Antiberlusconiano”, dice il giornalista. Si parla di un blitz organizzato per lanciargli le uova mentre prende la parola al teatro Ariston. Non accade nulla di tutto questo, ovviamente. Ma per Benigni è un altro trionfo, fra politica e costume nel suo monologo.
I ritorni a Sanremo
Ancora presente a Sanremo nel 2009, con Paolo Bonolis, e nel 2011 con Gianni Morandi. In quest’ultima occasione si presenta in scena in sella a un cavallo bianco, per rendere omaggio ai 150 anni dell’Unità d’Italia. La sua interpretazione finale, a cappella, dell’inno di Mameli commuove così tanto anche il Capo dello Stato, che è lo stesso Giorgio Napolitano a chiederne che ne venga fatto un video da mostrare nelle scuole.
Renzo Arbore il suo pigmalione
Un incontro fondamentale per la sua esperienza televisiva è quello con Renzo Arbore nel 1978. Partecipa infatti a “L’altra domenica” nelle vesti di uno stralunato e improbabile critico cinematografico. Un’anticipazione di molte caratteristiche che i suoi personaggi metteranno in evidenza sia sul grande schermo che sul piccolo.
Negli anni Duemila, le sue apparizioni televisive sono sempre all’insegna della cornice da grande evento, degli share altissimi e delle inevitabili polemiche. Come quando nel 2005 viene invitato da Adriano Celentano nel suo “Rockpolitik”: i due omaggiano Totò e Peppino, rifacendo la leggendaria scena della lettera in “Totò, Peppino e la malafemmina”. Il destinatario stavolta è Silvio Berlusconi e il tema è la libertà di espressione degli artisti.
Dante, la Costituzione e ora i Comandamenti
A seguire, diventa il vate della cultura per la tv generalista. Prima la sua tournée “Tutto Dante” che sbarca in un ciclo di puntate su Rai 1, poi nel 2012 “La più bella del mondo”, show per spiegare la Costituzione italiana. In mezzo una comparsata da Fiorello e nient’altro. Benigni è sempre stato molto attento a centellinare le sue apparizioni televisive, per non inflazionare la sua immagine e conservare quell’atmosfera di curiosità fortissima che si respira prima dei suoi spettacoli. La storia si ripete in questo 2014, perché, c’è da stare sicuri, anche stavolta gli italiani seguiranno numerosi le sue giravolte, le acrobazie verbali, le metafore sul presente. Tutto per mettere in scena un’inedita versione de “I dieci comandamenti”.
di Giancarlo Usai
Gli esordi e i primi "scandali"
Nel 1980, ad esempio, sono molti che ricordano la sua prima partecipazione al Festival di Sanremo (l’Ariston sarà uno dei suoi palchi preferiti). Il pubblico rimase scioccato di fronte al suo bacio appassionato, in diretta, alla conduttrice Olimpia Carlisi. Quell’edizione del Festival fu anche l’anno dell’epiteto “Wojtilaccio”, usato in modo giocoso per apostrofare il Papa venuto dall’est, Giovanni Paolo II. A parte comparsate varie nel corso degli anni 80, fra cui resta celebre quella da Raffaella Carrà per trovare i sinonimi in lingua italiana dell’organo sessuale femminile, Benigni torna poi in trionfo a Sanremo nel nuovo millennio in altre tre occasioni. Non è più il comico scavezzacollo toscano, irriverente e blasfemo: è ormai il Re Mida del cinema italiano, che ha conquistato Hollywood e ricevuto standing ovation ovunque. Nel 2002, con Pippo Baudo come conduttore, tiene banco la campagna di Giuliano Ferrara per non farlo esibire sul palco. “Antiberlusconiano”, dice il giornalista. Si parla di un blitz organizzato per lanciargli le uova mentre prende la parola al teatro Ariston. Non accade nulla di tutto questo, ovviamente. Ma per Benigni è un altro trionfo, fra politica e costume nel suo monologo.
I ritorni a Sanremo
Ancora presente a Sanremo nel 2009, con Paolo Bonolis, e nel 2011 con Gianni Morandi. In quest’ultima occasione si presenta in scena in sella a un cavallo bianco, per rendere omaggio ai 150 anni dell’Unità d’Italia. La sua interpretazione finale, a cappella, dell’inno di Mameli commuove così tanto anche il Capo dello Stato, che è lo stesso Giorgio Napolitano a chiederne che ne venga fatto un video da mostrare nelle scuole.
Renzo Arbore il suo pigmalione
Un incontro fondamentale per la sua esperienza televisiva è quello con Renzo Arbore nel 1978. Partecipa infatti a “L’altra domenica” nelle vesti di uno stralunato e improbabile critico cinematografico. Un’anticipazione di molte caratteristiche che i suoi personaggi metteranno in evidenza sia sul grande schermo che sul piccolo.
Negli anni Duemila, le sue apparizioni televisive sono sempre all’insegna della cornice da grande evento, degli share altissimi e delle inevitabili polemiche. Come quando nel 2005 viene invitato da Adriano Celentano nel suo “Rockpolitik”: i due omaggiano Totò e Peppino, rifacendo la leggendaria scena della lettera in “Totò, Peppino e la malafemmina”. Il destinatario stavolta è Silvio Berlusconi e il tema è la libertà di espressione degli artisti.
Dante, la Costituzione e ora i Comandamenti
A seguire, diventa il vate della cultura per la tv generalista. Prima la sua tournée “Tutto Dante” che sbarca in un ciclo di puntate su Rai 1, poi nel 2012 “La più bella del mondo”, show per spiegare la Costituzione italiana. In mezzo una comparsata da Fiorello e nient’altro. Benigni è sempre stato molto attento a centellinare le sue apparizioni televisive, per non inflazionare la sua immagine e conservare quell’atmosfera di curiosità fortissima che si respira prima dei suoi spettacoli. La storia si ripete in questo 2014, perché, c’è da stare sicuri, anche stavolta gli italiani seguiranno numerosi le sue giravolte, le acrobazie verbali, le metafore sul presente. Tutto per mettere in scena un’inedita versione de “I dieci comandamenti”.