MONDO
Russiagate
"Ha perso la testa". Scontro frontale fra Trump e il suo ex consigliere Bannon
L'ex stratega della Casa Bianca ha accusato il primogenito del presidente, Donald Jr, di "tradimento". Intanto Paul Manafort, ex capo della campagna elettorale di Trump arrestato nel Russiagate per evasione e riciclaggio, ha avviato una causa contro il procuratore speciale Robert Mueller per eccesso di potere
Il presidente, ricordando che Bannon è stato licenziato, ha detto che lui "non ha niente a che fare con me o con la mia presidenza". Inoltre, "non rappresenta la mia base".
Secondo l'ex stratega di Trump, l'incontro alla Trump Tower - di cui tanto si parla da mesi, nell'ambito delle indagini sulle interferenze russe nelle elezioni - tra lo staff dell'allora candidato repubblicano alla presidenza e i russi è stato "sovversivo" e "antipatriottico".
Trump: "disgustato" da Bannon, accusa tradimento "ridicola"
L'accusa di tradimento rivolta da Steve Bannon a Donald Trump Junior "è ridicola", dice la portavoce del presidente, Sarah Huckabee Sanders, commentando le anticipazioni dell'esplosivo libro in cui Bannon accusa Trump Junior di incontri sovversivi con i russi, tra cui un'avvocatessa, alla Trump Tower a New York. "Il presidente è furioso, disgustato. E' tutto falso, una farsa". Trump, ha aggiunto, non ha incontrato l'avvocatessa e le altre persone presenti alla riunione.
Il libro "incriminato"
Nel libro Wolff si è basato su oltre 200 interviste con lo stesso presidente, il suo entourage e una serie di vip fuori e dentro l'amministrazione. "Tante falsità", secondo la Casa Bianca, ma per i lettori sono in arrivo ghiotti pettegolezzi, come quello che Melania avrebbe pianto, "ma non di gioia", la notte della vittoria del marito. Gli stralci su Bannon, che oggi hanno fatto la parte del leone, hanno attirato l'ira del presidente: "Ha avuto poco o niente a che fare con la nostra vittoria. Non rappresenta la mia base e ha passato il suo poco tempo alla Casa Bianca a provocare false fughe di notizie".
L'astio di Bannon verso Ivanka e il marito Jared Kushner
Nel libro l'ex stratega usa metafore forti e un linguaggio da caserma per descrivere il clima della presidenza Usa, la cui indifferenza al potenziale impatto del Russiagate è paragonabile a quella di "chi sta sulla spiaggia aspettando l'impatto di un uragano di categoria cinque". L'astio verso la figlia di Trump, Ivanka e il marito Jared Kushner, o come li chiama Bannon, "Jaranka", è un leit motiv del volume: "Una guerra tra ebrei e non ebrei", ha detto a Wolff l'ex segretario di Stato Henry Kissinger.
Il tema del riciclaggio
Parlando con l'autore, un esperto di media e biografo di Rupert Murdoch, Bannon ha ammonito che gli investigatori "romperanno Don junior come un uovo sulla tv nazionale", pronosticando che l'indagine del procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate arriverà a segno concentrandosi sul riciclaggio. "Passa tutto per la Deutsche Bank e tutta la m... di Kushner. La m... di Kushner è vischiosa", ha detto Bannon, notando che Mueller ha scelto come braccio destro Andrew Weissman, un esperto di denaro sporco: "Il loro percorso per fottere Trump passa dritto per Paul Manafort, Don Jr. e Jared", ha aggiunto l'ex stratega, che oggi non è l'unico ad alzare l'ombra del riciclaggio.
L'indagine di Steele su Trump e i russi
Sul New York Times i fondatori di GPS Fusion, Glenn Simpson e Peter Frisch, che commissionarono all'ex agente britannico Chris Steele l'indagine su Trump e i russi, hanno detto di aver trovato "da Manhattan alla Florida, da Toronto a Panama, vaste prove che Trump e la sua organizzazione lavorarono con russi di dubbia fama in odore di riciclaggio".
Russiagate, Manafort fa causa a Mueller per eccesso di potere
Intanto Paul Manafort, ex capo della campagna elettorale di Donald Trump arrestato nel Russiagate per evasione e riciclaggio, ha avviato una causa contro il procuratore speciale Robert Mueller, il vice attorney generale Rod Rosenstein che lo ha nominato e lo stesso dipartimento di giustizia. La tesi di Manafort è che Mueller abbia ecceduto nei suoi poteri durante le indagini, come pure Rosenstein nel garantirgli "carta bianca nell'indagare e incriminare in relazione a qualsiasi cosa si imbatta".