MONDO
La corsa alla Casa Bianca 2016
Scontro tra i "lefties" Usa: Clinton-Sanders al primo dibattito democratico, in attesa di Biden
Domani sera è in programma, a Las Vegas, il primo dibattito presidenziale del partito democratico Usa: cinque candidati, un unico vero rivale per Hillary Clinton, ovvero il senatore Bernie Sanders, e un grande assente: il vicepresidente Joe Biden. L'ex segretario di Stato arriverà al confronto che andrà in onda sulla Cnn, moderato da Anderson Cooper, con l'ennesimo risultato preoccupante in un sondaggio, l'ultimo di Reuters/Ipsos, secondo cui avrebbe perso il 10% dei consensi in cinque giorni
candidati: Clinton, Sanders, O'Malley, Webb, Chafee.
Sarà il primo dei sei dibattiti organizzati dal Comitato nazionale democratico. L’ex governatore del Maryland, Martin O'Malley, e Sanders hanno chiesto l'organizzazione di altri dibattiti (i repubblicani ne faranno dodici) per dare più opportunità ai candidati meno conosciuti contro l'ex first lady. Assieme a loro a Las Vegas ci saranno anche l'ex governatore del Rhode Island, Lincoln Chafee, e l'ex senatore Jim Webb. Per Clinton sarà l'occasione per cercare di arginare la lenta, ma continua diminuzione dei consensi nei suoi confronti tra il pubblico, a causa soprattutto della cattiva gestione delle polemiche sul suo uso di un'email e di un server privati quando era segretario di Stato. Un "errore" anche per il presidente Barack Obama, per nulla intenzionato a proteggere fino in fondo il suo ex segretario di Stato, che ha preso le distanze dalla Casa Bianca su diversi temi, nelle ultime settimane, e in particolar modo sulla Trans-Pacific Partnership, l'accordo di libero scambio tra gli Stati Uniti e altri 11 Paesi della regione del Pacifico su cui l'amministrazione Obama ha lavorato per anni.
Nell'intervista in cui ha parlato delle email di Clinton, Obama ha inoltre ribadito che Biden "ha fatto un grande lavoro" e sarà ricordato "come uno dei migliori vicepresidenti della Storia". Sarebbe proprio Biden a raccogliere l'eredità di Obama, in una campagna per le primarie democratiche in cui tutti vogliono prendere le distanze dall'attuale amministrazione. L'eredità di Obama sarà senza dubbio anche al centro del dibattito, momento in cui diventerà chiaro a tutti che il partito democratico "non è più il partito di Barack Obama", secondo il New York Times: Clinton e Sanders promettono entrambi approcci diversi, nello stile e nella sostanza. Dopo le difficoltà legate alle email e ai sondaggi sempre meno incoraggianti, Clinton ha deciso di spostarsi a sinistra, esprimendo posizioni che coincidono con quelle dell'area più liberal del partito, sempre più attratta dal senatore Sanders. Nei giorni passati, si è schierata contro la cosiddetta 'Cadillac Tax' sui più costosi piani assicurativi sanitari, prevista dalla riforma di Barack Obama, allineandosi con i sindacati; lo scorso mese, si è dichiarata contraria all'oleodotto Keystone XL, il progetto della TransCanada, appunto, che prevede la creazione di un percorso più breve, attraverso il Montana, per trasportare il petrolio estratto dalle sabbie bituminose dell'Alberta, in Canada, fino al golfo del Messico.
Una "prestazione" convincente nel primo dibattito potrebbe garantirle di rallentare l'avanzata di Sanders e zittire le voci riguardanti la possibile candidatura di Biden. "Dopo il gran dire sulle email, questa sarà la prima occasione in cui gli elettori avranno l'opportunità di sentire qualcos'altro" ha detto David Birdsell, esperto dei dibattiti presidenziali del Baruch College di New York City, intervistato da The Hill. Un piccolo aiuto è arrivato persino dai repubblicani: Kevin McCarthy, il capogruppo alla Camera, ha dichiarato in un'intervista a Fox News che il lavoro della commissione sugli attacchi di Bengasi, nel 2012, è servito a far abbassare i consensi per Clinton, allora segretario di Stato, nei sondaggi elettorali; dopo questa dichiarazione, Clinton ha mandato in onda uno spot televisivo per mostrare che "i repubblicani alla fine lo hanno ammesso"; McCarthy, invece, ha dovuto rinunciare alla candidatura per sostituire John Boehner come speaker della Camera, nonostante fosse il favorito, affossato dall'ala più conservatrice.
Gli altri cinque dibattiti:
-Sabato 14 novembre 2015, trasmesso da Cbs, dalla Drake University di Des Moines, Iowa.
-Sabato 19 dicembre 2015, in diretta su Abc News, da Manchester, New Hampshire
-Domenica 17 gennaio 2016 in onda su Nbc, Charleston, South Carolina
-Giovedì 11 febbraio 2016, trasmesso da Pbs, dal Wisconsin
-Mercoledì in onda su Tbd, da Miami, Florida
Ci sono state critiche sulla quantità di dibattiti durante questa campagna elettorale. Solo sei in confronto ai 26 incontri delle scorse elezioni. C’è crisi anche di parole e di confronti, forse anche di idee.
Mancanza di pathos
Non si prevedono gli ascolti da record registrati per i dibattiti dei repubblicani per il primo dibattito tra i candidati democratici alla Casa Bianca. Con solo cinque candidati, e appena due effettivamente in corsa: Hillary Clinton e Bernie Sanders. Non si prevede una serata ricca di grande pathos televisivo.
L’incognita di Joe Biden, il candidato che non c’è
In effetti, uno dei pochi elementi di sorpresa e di attesa è per il momento dato da un candidato che ancora non c'è: il vice presidente Joe Biden. La sua decisione finale sulla candidatura è ormai attesa da settimane e la Cnn lascia la porta aperta per una sua partecipazione all'ultimo momento. I conduttori hanno anche pubblicato su twitter le foto del podio già pronto per Biden.
Bassa attenzione politica e auditel scarso
In ogni caso, gli ascolti televisivi del dibattito di Las Vegas si prevedono enormente più bassi di quelli dei primi due dibattiti repubblicani, seguiti rispettivamente da 24 e 23 milioni di telespettatori soprattutto a causa dell'effetto Trump. E non si prevedono neanche gli ascolti, e quindi l'attenzione politica, che nel 2008 fu riservata ai dibattiti delle primarie democratiche del 2008, segnate dal duello tra Barack Obama e Hillary Clinton.
Ex First Lady al lavoro
L’ex moglie dell’ex presidente cerca sostegno dei superdelegati. Per conquistare la nomination democratica, Clinton infatti non ha bisogno solo del sostegno degli elettori. Nelle cosiddette "primarie invisibili", quelle che coinvolgono l'élite del partito, ovvero deputati, senatori e governatori, ha ottenuto finora 'l'endorsement' di 114 deputati, 30 senatori e 9 governatori, secondo i dati raccolti dal sito Five Thirty Eight. Lo staff di Hillary Clinton è sempre più preoccupato per la possibile candidatura di Joe Biden, considerata una minaccia verso il traguardo della nomination democratica, e sta compiendo il massimo sforzo per "sbarrargli la strada", ha scritto giorni fa il New York Times. Dopo mesi di voci e dubbi sulla sfida che potrebbe lanciare il vicepresidente, lo staff di Clinton è ora convinto che le possibilità che Biden si candidi siano alte e sta cercando di raccogliere il sostegno dell'apparato del partito e dei maggiori donatori. Per esempio, ha raccontato il quotidiano, la sua campagna elettorale ha "inondato" i democratici non allineati con e-mail e telefonate. Un assistente ha detto che, dopo gli errori della campagna elettorale di Clinton nel 2008, l'obiettivo è di muoversi in anticipo e in modo deciso per conquistare il sostegno dei superdelegati, che partecipano alla Convention democratica per la nomina del candidato alla presidenza e che rappresentano quasi il 20% del totale dei delegati (gli altri sono eletti con le primarie).
Hillary Clinton resta salda in testa nei sondaggi
Facile vincere in una gara dove si corre quasi praticamente da soli. Ma ora incombe il senatore "liberal" del Vermont, Bernie Sanders, preferito soprattutto tra gli under 50. Stando a un rilevamento della Cbs, l'ex segretario di Stato raccoglie il 46% dei consensi democratici sul piano nazionale, mentre Sanders la segue a 19 punti percentuali di distanza (ma continua ad attirare grandi folle ai suoi eventi elettorali). Al terzo posto ci sarebbe Biden con il 16%, nonostante questi non sia un vero candidato non avendo ancora sciolto la riserva. Se il vicepresidente dovesse decidere di non correre a trarne vantaggio sarebbe ancora Hillary che, secondo le previsioni, arriverebbe al 56% dei consensi, con Sanders al 32%. In generale la maggioranza dell'elettorato democratico ritiene comunque che l'ex first lady sia il candidato con le maggiori chance di vincere alle elezioni presidenziali, con quasi 6 su 10 dei votanti alle primarie che la indica come la più eleggibile. Mantiene inoltre una certa presa sull'elettorato femminile (51%) e quello più maturo (48%), mentre si indebolisce sul consenso maschile (39%) e quello degli under 50, con cui è pressoché testa-a-testa con Sanders.
Tra i primi Stati a votare alle primarie democratiche
I sondaggi in vista delle primarie democratiche Usa in Nevada e South Carolina, tra i primi Stati a votare, mostrano che Hillary Clinton ha un netto vantaggio sugli avversari, secondo le rilevazioni di Cnn, che domani trasmetterà il primo dibattito tv. In Nevada, dove si terrà il confronto tra i candidati democratici, Clinton gode del sostegno del 50% dei probabili elettori democratici interpellati, mentre Bernie Sanders ha il sostegno del 34% degli intervistati; il vicepresidente Joe Biden, ancora indeciso sulla sua candidatura, ha il 12 per cento. Il vantaggio dell'ex segretario di Stato ed ex first lady è ancora più netto in South Carolina, dove gode del sostegno del 49% e di un vantaggio di 25 punti percentuali su Sanders, che ha il 24% dei consensi; terzo Biden, con il 18%.