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MONDO

Guerra al terrore

Siria, a Kobane tragedia senza fine. La Turchia non interviene ma apre alla liberazione di Ocalan

Prosegue l'avanzata dello Stato islamico che ormai controlla un terzo della città al confine tra Siria e Turchia. Ankara evita di intervenire militarmente a fianco dei curdi ma apre alla possibile liberazione del leader carismatico. I raid della coalizione hanno colpito anche Ramadi, in Iraq, uccidendo almeno 220 jihadisti. Liberato un prete e 4 cristiane rapiti a Knayeh

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I raid aerei della coalizione internazionale non bastano a fermare l'avanzata dell'Isis su Kobane, l'enclave curda in Siria al confine con la Turchia. Gli jihadisti sunniti controllano più di un terzo della città e proseguono i combattimenti con i peshmerga curdi che da oltre tre settimane tentano di respingere l'offensiva. "Nonostante la fiera resistenza delle milizie curde, lo Stato islamico è riuscito ad avanzare nella notte", ha riferito Rami Abdel Rahman, direttore dell'Osservatorio siriano dei diritti umani. I peshmerga possono contare solo sul sostegno dei raid della coalizione, poichè Ankara è tornata a escludere un intervento di terra "solitario" contro gli jihadisti: "Non è realistico aspettarselo", ha affermato il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu. Della questione Cavusoglu ha parlato con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in un colloquio nel quale si è discusso anche della creazione di una zona cuscinetto in Siria e di una No Fly Zone, condizioni imposte da Ankara che chiede inoltre la deposizione del presidente siriano, Bashar Assad.

La doppia partita di Ankara e la liberazione di Ocalan
E' una doppia partita quella che il governo turco starebbe giocando a Kobane. Da un lato Ankara punta alla sconfitta dei movimenti armati curdi impegnati nella difesa della località sul confine, dall'altro è interessata a salvaguardare i voti della minoranza curda, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. In quest'ottica, Ankara evita di intervenire militarmente a Kobane, lasciando che l'Is avanzi a scapito dei curdi, ma intanto consente che "la liberazione di Abdullah Ocalan torni nell'agenda dei negoziati di pace" con il movimento di cui è leader, il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). Ocalan è detenuto dal 1999 in un carcere sull'isola di Imrali. A marzo 2013, il governo guidato da Erdogan ha avviato un negoziato di pace con il Pkk, dopo decenni di violenze nel sud-est del paese costate la vita a 40.000 persone. Il negoziato prevede per il Pkk la fine della lotta armata e per il governo l'impegno ad adottare riforme democratiche, finalizzate all'integrazione della minoranza curda e al riconoscimento dei suoi diritti. Ultima tappa di questo processo, sarebbe la liberazione proprio del leader carismatico Ocalan. 

Raid aerei in Iraq uccidono 220 miliziani
Un nuovo raid aereo della coalizione internazionale a Ramadi, sui cieli dell'Iraq, ha provocato al morte di almeno 220 miliziani dell'Isis nei pressi di Ramadi, nel nord dell'Iraq. Lo ha comunicato il responsabile della sicurezza locale, Mohamed Ibrahim al Bayati, spiegando che le bombe hanno colpito un convoglio composto da 25 veicoli e su cui viaggiavano anche armi ed equipaggiamenti militari. I miliziandi si stavano spostando da Rabia, a ovest di Mosul e al confine con la Siria, verso Ramadi, capitale della provincia occidentale di Al Anbar e roccaforte degli estremisti. Nell'attacco, che ha causato anche decine di feriti, sarebbero morti due leader del gruppo.

Liberato il prete e 4 cristiane rapiti a Knayeh
Dalla Siria è arrivata intanto anche la notizia della liberazione del frate francescano Hanna Jallouf, rapito domenica scorsa dai miliziani del fronte al Nusra, braccio siriano di Al Qaeda. Assieme a lui sono state rilasciate anche le 4 donne che facevano parte del gruppo di 20 ostaggi. "Padre Jallouf è stato riportato a Knayeh, in convento. Non può lasciare il villaggio ma è libero di muoversi al suo interno", ha dichiarato padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa.
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