MONDO
Seconda pioggia di bombe nella notte
Siria, nei raid degli Stati Uniti contro l'Isis ucciso anche leader di al Nusra
Secondo una Ong sarebbero una settantina i jihadisti morti nel corso della giornata di ieri: tra loro anche Abu Yousef Al Turki, uno dei massimi esponenti del gruppo siriano legato ad al Qaeda. Obama: “La lotta contro l'Isis non riguarda solo l'America. Sventato complotto contro Usa e nostri alleati"
Obama: “Sventato complotto contro Usa e alleati”
L’offensiva degli Stati Uniti, scattata a poche ore dall’alba di martedì, ha preso di mira decine di obiettivi, compresi centri di addestramento, quartier generali di combattenti sunniti e accampamento di truppe. “La lotta contro l'Isis non è una guerra che riguarda solo l'America", ha dichiarato il presidente statunitense Barack Obama, annunciando che "abbiamo sventato un complotto di al Qaeda in Siria contro gli Stati Uniti e i nostri alleati" e spiegando i raid sono stati condotti per mettere in chiaro che "non tollereremo che ci siano rifugi per i terroristi che minacciano la nostra gente". Al piano partecipano anche alcuni Paesi arabi: Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Giordania e Bahrain. Il Qatar ha invece un ruolo di supporto.
I raid continuano
Le operazioni militari proseguono. Nella notte, a quasi 24 ore di distanza dalla precedente, ha preso il via una nuova ondata di raid. Sulle postazioni dei jihadisti è stata sganciata un'altra pioggia di bombe. In particolare i bombardamenti hanno interessato la zona Sud-Est di Raqqa, città roccaforte dei miliziani.
Damasco: "Informati dei raid". La Casa Bianca smentisce
Il governo siriano non si è opposto ai bombardamenti, anzi ha dichiarato che Washington ha informato l'inviato Onu in Siria prima di iniziare i raid. Con un comunicato, il governo di Assad ha fatto poi sapere di "sostenere tutti gli sforzi internazionali contro i jihadisti", e lo stesso presidente siriano dalla tv di Stato ha dichiarato che "la Siria sostiene ogni sforzo internazionale per combattere il terrorismo". Dalla Casa Bianca la portavoce del Dipartimento di Stato americano, Jennifer Psaki, ha però sottolineato che la Siria non è stata informata dei raid e non è stato chiesto nessun permesso a Damasco.
I jihadisti: "Risponderemo ai raid"
I jihadisti hanno replicato annunciando l'intenzione di rispondere all'offensiva aerea a guida Usa. In particolare, hanno puntato il dito contro l'Arabia Saudita (culla del wahabismo, l'interpretazione più intransigente dell'islam sunnita e accusata a lungo di aver sostenuto Isis insieme all'Iraq) per aver permesso l'attacco.