MONDO
La testimonianza di Nasir Ibrahim dalla Siria
Madaya, la città assediata da Assad dove si muore di fame: foglie di alberi per sopravvivere
Il racconto di un attivista sulle condizioni vissute dagli abitanti della città siriana alle porte di Damasco circondata dalle truppe del regime da luglio scorso.
Ibrahim racconta che i più fortunati comprano il riso nei checkpoint del governo nei dintorni di Madaya, con il denaro che i familiari inviano dall'esterno. Madaya si trova alle porte di Damasco, a nordovest della capitale e vicino alla frontiera con il Libano, ed è circondata dalle truppe del regime da luglio di quest'anno.
Secondo l'attivista, il costo di un chilogrammo di riso in questa zona può raggiungere i 200 dollari e il latte in polvere è quasi un bene di lusso, per il quale si pagano circa 400 dollari. Costi "astronomici" confermati anche dall'organizzazione non governativa Save the Children. All'interno della città i civili provano a sopportare nel migliore dei modi possibili le basse temperature invernali, dal momento che non c'è combustibile per alimentare le stufe e si prova a riscaldarsi bruciando i pezzi di legno che si trovano. Per fortuna "l'acqua c'è perché la città è coperta di neve", ha detto l'attivista, spiegando che anche le medicine scarseggiano a Madaya, dove resta solo un ospedale da campo.
Il governo siriano ieri ha approvato oggi l'ingresso di aiuti umanitari dell'Onu a Madaya. Dal canto suo l'organizzazione Medici senza frontiere (Msf) ha denunciato la situazione che c'è in città, sottolineando che l'ultima consegna di cibo risale allo scorso 18 ottobre. Secondo quanto risulta a Msf, sono 23 le persone morte di fame, sei delle quali bambini di meno di un anno, nel centro sanitario che riceve appoggio proprio dall'organizzazione dallo scorso 1° dicembre.
Anche la ong Save the children si è unita oggi al coro degli appelli per aiutare Madaya e ha avvertito che "nei prossimi giorni moriranno ancora altri bambini a meno che in città non arriveranno beni di assistenza vitale come medicine, carburante e cibo". Il gruppo ha innalzato a 31 il numero di morti per malnutrizione a dicembre a Madaya, citando le informazioni dei lavoratori umanitari sul terreno.