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MONDO

Inchiesta internazionale del Consortium of Investigative Journalists

'Swissleaks', spuntano i nomi della lista Falciani: star di Hollywood, campioni e dittatori

Nell'elenco anche i conti di 7 mila cittadini italiani che nel 2007 custodivano circa sei miliardi e mezzo di euro nelle casse della Hsbc Private Bank: fondi in parte leciti, in parte sottratti al Fisco

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Attori, modelle e campioni dello sport, ma anche politici, faccendieri, dittatori e regnanti. C'è tutto questo nell'elenco di oltre centomila nomi della lista 'Falciani', l'elenco completo dei clienti che hanno depositato qualcosa come cento miliardi di dollari nei conti della banca svizzera Hsbc reso nota dall'International Consortium of Investigative Journalists.

Da Elle MacPherson a John Malkovic e Christian Slater, da Phil Collins a Tina Turner passando l'ex pilota della Ferrari Fernando Alonso ed il collega Michael Schumacher. E poi il re di Giordania Abdallah II e quello del Marocco Mohammed VI, i principi degli emirati e gli uomini di fiducia di dittatori deposti e in carica come Rami Makhlouf, cugino del presidente siriano Bashar al Assad. Oltre settemila i clienti italiani e tra questi lo stilista Valentino, il campione del motociclismo Valentino Rossi e l'imprenditore Flavio Briatore, che affermano di non aver più conti in sospeso col fisco italiano. 

Cos'è la lista Falciani
Hervé Falciani era un funzionario italo-francese di Hsbc, denunciato nel 2008 dalla banca svizzera per avere sottratto una serie di informazioni riservate e in particolare i nomi dei titolari di una serie di conti anonimi. Il suo arresto in Costa Azzurra, su richiesta delle autorità svizzere, si trasformò però in un clamoroso autogol per l’istituto elevetico: Falciani collaborò infatti con i magistrati francesi consegnando gli elenchi dei correntisti. Nel 2010 il governo francese girò quindi la lista Falciani ad altri paesi perché verificassero le posizioni dei loro cittadini. Le autorità inglesi scoprirono che 3.600 nomi, su 5 mila, non erano in regola, riuscendo così a recuperare 135 milioni di euro di imposte arretrate. In Spagna si raccolse ben di più, 220 milioni, un record rispetto anche ai 188 milioni recuperati da Parigi. In Italia una prima inchiesta era già stata avviata dalla procura di Torino nel 2010. Dal capoluogo piemontese le carte vennero poi trasmesse ad altre 120 procure. Secondo la Guardia di Finanza, a fronte di 5.439 nominativi di italiani segnalati ai suoi reparti, sono stati conclusi 3.276 interventi ispettivi, con la constatazione di elementi positivi di reddito non dichiarati per quasi 742 milioni di euro e per 4,5 mln di Iva. 

Gli italiani
Per numero di clienti (7.499) l’Italia è al quinto posto nella classifica dei Paesi che più hanno fatto ricorso ai servizi della Hsbc. Al primo posto c’è la Svizzera (11.235 clienti), seguita da Francia (9.187), Regno Unito (8.848) e Brasile (8.667). Quanto alle somme tenute in Svizzera l’Italia è al settimo posto con 7,4 miliardi di dollari. Il singolo cliente italiano con la maggiore quantità di denaro affidata alla Hsbc Private Bank, teneva a Ginevra un miliardo e 200 milioni di dollari.Tra gli italiani i già citati Valentino, che nel 2007 aveva a disposizione poco più di 100 milioni di dollari, e Briatore, che si doveva invece accontentare di appena 73 milioni. E poi l'altro Valentino, Rossi, fermo a 'soli' 23 milioni. Soggetti che, in alcuni casi dopo aver trattato e pagato penali, sono ora in regola con il fisco italiano. Essere titolari di depositi oltre confine non è infatti di per sé un reato, a patto che naturalmente se ne denunci il possesso e si paghino le relative imposte.

Gli altri nomi: regnanti e vip
Nell'elenco nomi di personaggi famosi di ogni provenienza, come la rockstar Tina Turner o l'attore John Malkovich e il campione di Formula1 Michael Schumacher. Tra la marea di imprenditori e uomini d'affari, i nomi della top model australiana Elle MacPherson e degli attori Christian Slater e Joan Collins; del re di Giordania Abdullah II e del sovrano del Marocco Mohammed VI; del nobile arabo Bandar Bin Sultan e del principe del Bahrain Salman bin Hamad al Khalifa; dei piloti Fernando Alonso e Heikki Kovalainen e del calciatore Diego Forlan; della designer Diane Halfin von Furstenberg e del cantante Phil Collins. Ma ci sono anche i conti di numerosi imprenditori che hanno finanziato la fondazione di Bill Clinton, l'ex candidato repubblicano alla presidenza statunitense Mitt Romney e le conferenze dell'ex sindaco di New York Rudolf Giuliani.
 
I soldi ‘sporchi’
Tra evasori e semplici correntisti che avevano scelto, legittimamente o meno, di mettere al sicuro i ‘risparmi’ sulle Alpi, compaiono però anche i nomi di personaggi non esattamente limpidi, come alcuni cosiddetti commercianti di gemme o parenti o sodali di dittatori di mezzo mondo. E’ il caso ad esempio di Rami Makhlouf, cugino del presidente siriano Bashar al Assad, considerato la mente finanziaria del regime di Damasco. E poi Rachid Mohamed Rachid, ministro egiziano del Commercio con l'estero, scappato dal Cairo durante la rivolta contro Mubarak, che aveva una procura su un conto del valore 31 milioni di dollari e non a caso è stato condannato in contumacia per aver dilapidato fondi pubblici. Oppure Frantz Merceron, ora deceduto, ritenuto l'uomo delle tangenti per conto dell'ex presidente haitiano Jean Claude “Baby Doc” Duvalier: Merceron fino alla morte poteva accedere a un conto intestato alla moglie con un milione e 300 mila dollari. O ancora, Selim Alguadis, uomo d'affari turco, sospettato di aver fornito alla Libia di Gheddafi componenti dual use suscettibili di essere impiegate per un progetto di armi nucleari. O Gennady Timchenko, miliardario e amico intimo dal presidente russo Vladimir Putin, finito nel mirino degli Stati Uniti dopo la crisi ucraina. Sino ad un deposito riconducibile a Li Xiaolin, figlia dell'ex primo ministro cinese Li Peng, protagonista della repressione di piazza Tienammen. Tra i clienti anche personaggi che hanno maneggiato tangenti per favorire vendite di armi in Africa, rifornendo gli arsenali dei massacri in Liberia, e altri che si sono prodigati per piazzare ordigni sofisticati in diverse nazioni, dalla Tanzania a Taiwan. Ci sono addirittura i nomi degli esponenti di una ong saudita che è stata accusata di finanziare Al Qaeda.

La posizione, difficile, della banca
La banca svizzera era a conoscenza, almeno in qualche caso, della provenienza dubbia dei depositi, ma li accettò lo stesso. Ad esempio nel caso di un certo Emmanuel Shallop, successivamente condannato per questi traffici, che era sotto indagine in Belgio, si trova annotato nel file di deposito: "Abbiamo aperto un conto per lui basato a Dubai… Il cliente è molto cauto attualmente perché sente la pressione delle autorità belghe, che lo tengono d'occhio per le sue attività nelle frodi fiscali sui diamanti". Interpellata dal giornale britannico The Guardian, la Hsbc ha ammesso che ci sono stati comportamenti irregolari da parte della filiale svizzera, ma ha cercato di salvare la propria immagine sottolineando che per molti anni dopo l’acquisto nel 1999 la Hsbc Private Bank di Ginevra è rimasta sostanzialmente indipendente all'interno del gruppo e questo ha significato "standard molto più bassi in termine di controllo". Con una dichiarazione scritta l'istituto ha riconosciuto che “la cultura e gli standard dei controlli erano molto più bassi di quanto avviene oggi. La banca ha intrapreso passi significativi per aumentare le verifiche e respingere i clienti che non rispettano i nuovi parametri, inclusi coloro che davano elementi di preoccupazione sul fronte fiscale. Come risultato di questa linea, la base dei clienti dal 2007 si è ridotta di quasi il 70 per cento”.
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