POLITICA
Attesi mille delegati
Tensioni nel Pd, oggi a Roma l'assemblea dem. Renzi: "Pretendo lealtà"
Civati minaccia l'addio mentre frenano Bersani, Bindi e Cuperlo che, pur rimanendo fortemente critici nei confronti del governo e del segretario, non hanno intenzione di spaccare definitvamente il partito
Roma
"Non chiedo obbedienza, ma pretendo lealtà". All'assemblea del Pd si presenterà con questo messaggio il segretario-premier Matteo Renzi che, alle ormai varie minoranze dem, dirà che per un nuovo segretario dovranno aspettare il congresso del 2017 e per un nuovo governo la naturale scadenza del 2018.
Dopo le parole di Pippo Civati che si è detto "tentato" dall'idea di lasciare il Pd sarà, quella di oggi, un'assemblea che, per alcuni versi, somiglia ad una rersa dei conti. Da una parte Renzi e i suoi che puntano a portare a casa le riforme e, dall'altra, la minoranza del partito che ormai appare a sua volta divisa al suo interno.
Se da un lato Civati ha infatti mosso un passo decisivo verso l'addio, con la pronta sponda di Nichi Vendola che ha commentato "se il Pd abbandona la sinistra è normale che la sinistra abbandoni il Pd", dall'altro l'ex segretario Bersani e Roberto Speranza incarnano un diverso punto di vista, comunque critico verso Renzi ma fermamente convinto che l'opposizione interna non debba tradursi in scissione.
A preoccupare e probabilmente infastidire di più il premier sono però Rosy Bindi e Massimo D'Alema che, secondo il premier, sono al lavoro per cercare di ottenere un cambio a palazzo Chigi, magari sostituendo Renzi con Pier Carlo Padoan, senza passare dalle elezioni.
Dopo le parole di Pippo Civati che si è detto "tentato" dall'idea di lasciare il Pd sarà, quella di oggi, un'assemblea che, per alcuni versi, somiglia ad una rersa dei conti. Da una parte Renzi e i suoi che puntano a portare a casa le riforme e, dall'altra, la minoranza del partito che ormai appare a sua volta divisa al suo interno.
Se da un lato Civati ha infatti mosso un passo decisivo verso l'addio, con la pronta sponda di Nichi Vendola che ha commentato "se il Pd abbandona la sinistra è normale che la sinistra abbandoni il Pd", dall'altro l'ex segretario Bersani e Roberto Speranza incarnano un diverso punto di vista, comunque critico verso Renzi ma fermamente convinto che l'opposizione interna non debba tradursi in scissione.
A preoccupare e probabilmente infastidire di più il premier sono però Rosy Bindi e Massimo D'Alema che, secondo il premier, sono al lavoro per cercare di ottenere un cambio a palazzo Chigi, magari sostituendo Renzi con Pier Carlo Padoan, senza passare dalle elezioni.