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MONDO

Arrestati oggi i genitori e la sorella oltre alla madre a allo zio del marito

Chi è Maria Giulia Sergio alias Fatima: l'italiana convertita all'Islam sostenitrice dell'ISIS

Fatima Az Zahra, ovvero Maria Giulia Sergio, la 27enne residente ad Inzago è il perno su cui ha ruotato l'operazione antiterrorismo "Martese" che questa mattina ha portato la Polizia ad eseguire 10 ordinanze emesse dalla procura di Milano a presunti terroristi legati allo Stato Islamico.

Maria Giulia Sergio (Fatima Az Zahra)
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Milano Fatima Az Zahra, ovvero Maria Giulia Sergio, la 27 enne di Torre del Greco residente ad Inzago è il perno su cui ha ruotato l'operazione denominata "Martese" della polizia di Stato che questa mattina ha portato le forze dell’ordine ad eseguire 10 ordinanze emesse dalla procura di Milano nell'ambito dell'inchiesta su presunti terroristi legati allo Stato Islamico. Cinque sono state eseguite e sono finiti in carcere il padre (Sergio), la madre (Assunta) e la sorella (Marianna) più la zia di suo marito, l'albanese Aldo Kobuzi, la 41enne Arta Kacabuni, catturata a Scansano (Grosseto), e lo zio 37enne Baki Coku, preso a Lushnje, a circa 70 chilometri a sud di Tirana. Sono ancora ricercati la stessa Maria Giulia Sergio, il marito albanese e la madre di lui che sono ancora in Siria e una donna canadese. Tutti sono accusati a vario titolo di associazione con finalità di terrorismo e di organizzazione del viaggio per finalità di terrorismo. Le ordinanze della procura di Milano riguardano sostanzialmente i familiari della ragazza e del marito albanese.  

Il matrimonio e il viaggio verso la Siria
I due sono stati messi in contatto da una donna canadese (al momento ricercata) che lavora per lo Stato Islamico e fa da tramite per l'unione combinata. Le nozze con rito musulmano sono atate celebrate il 17 settembre 2014 nella moschea di Treviglio. Il giorno successivo i due sposi sono partiti per Scansano (Grosseto) dove Kobuzi ha dei parenti. Il tempo di organizzare alcuni dettagli per il viaggio e il 21 settembre sono partiti dall'aeroporto di Fiumicino per Istanbul, in Turchia. Il giorno dopo hanno preso un volo interno che li ha portati a Gaziantep, da dove hanno raggiunto il confine con la Siria. Probabilmente il 2 ottobre dovrebbero aver raggiunto una zona sotto il controllo dell'Isis, dove hanno iniziato ad operare e ad addestrarsi per impegnarsi nella lotta dello Stato Islamico.

In gravi difficoltà economiche da Torre del Greco a Inzago 
Fatima Az Zahra, ovvero Maria Giulia Sergio, è nata ed è vissuta i primi anni della sua vita a Torre del Greco, in Campania. I suoi genitori versavano da anni in gravi difficoltà economiche e così, su suggerimento di una loro compaesana, decisero di trasferirsi ad Inzago, in provincia di Milano perché avevano saputo che avrebbero potuto usufruire di un sostegno dalla parrocchia e dalla Caritas del luogo. Quindi, circa una decina di anni fa, giunti ad Inzago hanno frequentato la chiesa del piccolo comune lombardo per qualche anno. Poi la sorella di Fatima, Marianna Sergio, 30 anni, arrestata questa mattina, si è sposata con un ragazzo egiziano e si è convertita  all’Islam. Anche Maria Giulia si è sposata nel 2009 con un marocchino, pizzaiolo ad Inzago.

La conversione integralista e l'addestramento con il kalashnikov
L’islamismo praticato del marito di Fatima è stato considerato troppo moderato dalla neo convertita italiana. Così ha deciso di separarsi ed unirsi in seconde nozze con un giovane albanese, con il quale lo scorso anno è partita per la Siria. Prima di recarsi in Medio oriente, Fatima ha vissuto a casa della suocera a Scansano nel grossetano. Una volta arrivata in Siria, ha iniziato un vero e proprio 'lavaggio del cervello' a genitori e parenti per convincerli ad intraprendere il medesimo percorso "perché è quello che chiede il Califfato". Alla sorella, in una conversazione via Skype dello scorso febbraio, Maria Giulia ha detto che si stava addestrando all'uso delle armi, che ha imparato a sparare, prima con il kalashnikov contro un albero e poi con una pistola. La jihadista italiana aggiunge nel colloquio che avrebbe voluto inviarle un video di questa impresa, "ma Said", ossia suo marito Aldo Kobuzi, glielo ha impedito per evitare i rischi di intercettazioni da parte delle forze dell'ordine. 

Il marito diventa un mujaheddin e i genitori si convincono a partire
Il marito, invece, appena giunto in Medio oriente  è stato subito smistato in un campo di addestramento in Iraq per sei settimane acquisendo il titolo ufficiale di mujaheddin. Successivamente ha iniziato a partecipare ad azioni terroristiche sul territorio. Secondo gli inquirenti, la famiglia di Fatima si era ormai convinta, sotto la spinta pressante di Maria Giulia, a partire per la Siria e ci sarebbero diversi fatti che lo confermerebbero: il padre si è licenziato, ha riscosso la liquidazione, venduto i mobili su Internet, comperato le valigie "non troppo grandi" come consigliato dalla figlia, e ha avviato le pratiche per il passaporto.


Maria Giulia è tenuta d’occhio dalle forze dell’ordine almeno dal 2010, cioè da quando la ragazza sul suo account Facebook, registrata con il nuovo nome di Fatima Az Zahra, scriveva messaggi che auguravano la vittoria dell’Islam sui miscredenti.  Subito dopo la strage in Francia di Charlie Hebdo, avvenuta lo scorso gennaio, è stato intercettato un sms della ragazza che esultava per l’attentato "Habibty Allahu Akbar sono morti i vignettisti che si burlavano del Messaggero pace e benedizione su di lui... !!! Bisogna fare sujud di ringraziamento". In un altro sms inviato alla famiglia nella fase dell'indottrinamento, la Sergio scrive: "...ma io parlo a nome dello Stato Islamico, lode ad Allah, e Abu Bakr Al Baghdadi chiama qui alla hijra, chiama tutto il mondo alla hijra, chiama tutti gli uomini al Jihad per causa di Dio, perché noi dobbiamo distruggere i miscredenti..."

L’operazione investigativa, battezzata Martese, è iniziata lo scorso ottobre seguendo le attività di Maria Giulia Sergio, "cittadina italiana, che subito dopo la conversione – ha dichiarato la Polizia - ha intrapreso un percorso di radicalizzazione che l'ha poi spinta a partire insieme al marito alla volta della Siria, per raggiungere lo Stato Islamico e partecipare alla jihad". Il percorso dei due sposi verso il Medio oriente  è stato ricostruito "attraverso l'intercettazione dell'utenza in uso a un coordinatore dell'organizzazione dei “foreign fighters” (combattenti stranieri) dello Stato Islamico", intercettazione che ha reso "possibile ricostruire l'attività di smistamento degli stranieri che da varie parti del mondo partono per raggiungere" i miliziani del Califfato. "Abbiamo individuato - ha spiegato il Pm milanese Maurizio Romanelli - un'utenza turca e si e' aperto uno scenario enorme che ha fornito uno spaccato sulle regole per arrivare lì: accorgimenti materiali, come ad esempio l'indicazione di non usare telefoni di ultima generazione ma solo telefoni di vecchio tipo; il procurarsi schede locali e buttare la scheda vecchia; avere una valigia senza eccessivo bagaglio".

Il reclutatore turco dei “foreign fighters”
"Questa persona - ha sostenuto ancora Romanelli -  è una persona importante nello stato islamico e rivendica il ruolo di interlocutore con vari paesi Europei. Questo tipo di figure sono in grado di dare risposte a tutti". Il direttore del Servizio Centrale Antiterrorismo della Polizia, Lamberto Giannini, ha spiegato che "non c'è solo una motivazione ideologica e religiosa a spingere i “foreign fighters” a partire per aderire allo Stato Islamico. I reclutatori garantivano un welfare con cure sanitarie, distribuzione di armi, la possibilità di acquistare auto a prezzi stracciati in quanto bottino di guerra ".

Le regole di reclutamento e di condotta sul territorio islamico
Una volta a destinazione, ha continuato a spiegare Giannini, gli uomini spesso diventano mujahed dopo un addestramento di circa 6 settimane, come il marito di Maria Giulia Sergio, mentre le donne restano a casa dedicandosi alle attività di reclutamento, on line e telefoniche, spesso in primis verso il proprio nucleo famigliare. Dalle intercettazioni delle conversazioni telefoniche tra la donna, i suoi genitori e la sorella Marianna, in italiano, gli inquirenti hanno avuto accesso per la prima volta a informazioni riguardanti regole di reclutamento e di condotta sul territorio islamico.
"È chiaro che chi arriva ha il dovere di svolgere una attività importante per convincere altri a fare i foreign fighters", ha spiegato il procuratore Maurizio Romanelli, accennando a regole da rispettare sul territorio. Ad esempio arrivati in Turchia è necessario cambiare scheda del telefono, non sono ammessi cellulari di ultima generazione e i bagagli devono essere essenziali. Dalla storia di Maria Giulia Sergio emerge anche che le donne per essere reclutate e spostarsi dall'Europa devono essere accompagnate da un marito con la stessa "vocazione" islamista. Martellante invece deve essere l'opera di convincimento verso i propri parenti, senza alcuna comprensione per i miscredenti anche se appartenenti al proprio nucleo famigliare.

Il fratello della donna albanese arrestata intervistato dalla Tgr della Toscana​
Astrid Kocru, albanese che vive a Scansano, intervistato dalla Tgr della Toscana,difende la sorella, Arta Kacabuni, 41 anni, arrestata stamani dalla Digos. "Mia sorella parlava con il nipote. Lei non ha fatto niente. E lui è là, io non lo so. E' la sua vita, che ha deciso lui. E' andato là, in Siria, e nessuno glielo può impedire. Ma non ce l'ha portato mia sorella". La donna è la zia di Aldo Kobuzi, il combattente islamista che ha spostato Maria Giulia Sergio ed ha abitato in Lombardia e in Maremma.
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