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MONDO

I miliziani si avvicinano al confine turco

Turchia, al via le elezioni presidenziali mentre è allerta per l'avanzata dell'Isis

Il favorito, nelle prime elezioni dirette del capo dello stato, è il primo ministro Erdogan. Intanto, cresce l'allarme per l'avanzata dei jihadisti che minacciano il confine. L'opposizione accusa il leader Akp di aver aiutato i miliziani in Siria

Recep Tayyip Erdogan (Ansa)
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53 milioni di elettori alle urne per votare il Presidente della Repubblica. Sono le prime elezioni presidenziali dirette nella storia della Repubblica: finora i capi dello stato venivano eletti dal parlamento. L'ultimo, 5 anni fa, è stato Abdullah Gul, compagno di partito di Erdogan.

Favorito Erdogan
Il super favorito è il primo ministro islamico Recep Tayyip Erdogan, 60 anni, al potere dal 2002. La stampa turca prevede una vittoria di Erdogan già al primo turno. I sondaggi - generalmente poco affidabili in Turchia - gli danno più del 50% dei voti contro meno del 40 al candidato unico dell'opposizione laica di destra e di sinistra, Ekmettin Ishsanoglu, 75 anni, e meno del 10% al candidato curdo Selahattin Demirtas, 41 anni, il primo curdo candidato presidente nella storia del Paese.
L'opposizione teme brogli nello spoglio, il governo ha fatto stampare 18 milioni di schede, più del numero degli elettori, ha avvertito Ihsanoglu. Si teme, poi, un ulteriore deriva autoritaria se dovesse vincere il leader dell'Akp che ieri, nel suo ultimo comizio, ha promesso che da oggi "se Dio vuole, nascerà una Nuova Turchia. Una Turchia forte rinascerà dalle sue ceneri". Il premier non ha poi mai fatto mistero di voler allargare le prerogative del capo dello Stato.

La minaccia dell'Isis
Nel giorno delle elezioni il paese è in allerta per l'avanzata nel Nord Iraq dei jihadisti dell'Isis: i miliziani si avvicinano al confine meridionale turco mentre l'opposizione accusa Erdogan di avere aiutato gli uomini dell'Isis in Siria. Un portavoce del gruppo armato vicino ad Al Qaida ha lanciato minacce dirette ad Ankara, che alla diga Ataturk avrebbe ridotto il flusso del fiume Eufrate che poi entra in Iraq e attraversa le aree controllate dai jihadisti. "Se il governo apostata turco non riconsidera immediatamente questa decisione - ha avvertito il portavoce Abu Mosa, che sarebbe un belga di origine araba - procederemo alla liberazione di Istanbul". Per la stampa almeno il 10% dei 15 mila miliziani Isis sono turchi, e il gruppo armato avrebbe già molti sostenitori all'interno del paese.

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