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MONDO

Un Paese nella bufera

Turchia, il miracolo economico è un lontano ricordo

Crollano il turismo e gli investimenti esteri, affonda la lira

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La lira turca tocca il nuovo minimo storico nei confronti del dollaro dopo il nuovo attentato che ha colpito il Paese. In un anno la moneta turca ha perso il 21% nei confronti del biglietto verde e in quasi 3 anni e mezzo ha dimezzato il valore quale riflesso dell'incertezza e dell'instabilità politica che caratterizza la Turchia. Le tensioni geopolitiche, la politica ondivaga del presidente Erdogan hanno fatto svanire quello che era stato ribattezzato "il miracolo turco" tra il 2012 e il 2015. Tassi di crescita elevati, conti pubblici in ordine, programma di riforme per favorire gli investimenti esteri, generosi incentivi per stimolare l'economia.

Il contesto e le prospettive dell'economia turca hanno accusato un drastico peggioramento nell'ultimo anno. L'economia è in fase di frenata. L'ultimo outlook dell'Ocse del novembre scorso indicava una crescita del Pil in rallentamento sotto il 3% per effetto della frenata dei consumi interni.

Le esportazioni sono in calo per il secondo anno consecutivo e si avviano a mostrare una contrazione del 2% nel 2016. La svalutazione della lira non riesce a compensare il crollo del turismo. "Per la Turchia è fondamentale ripristinare la fiducia implementando le riforme strutturali" scriveva l'Ocse. La debolezza della lira turca si è accentuata negli ultimi 12 mesi dopo che la Banca centrale aveva praticato un'aggressiva politica monetaria tagliando i tassi di interesse di 2 punti e 50 in meno poco più di un anno.

L'instabilità politica ha provocato la risalita dei rendimenti dei titoli di Stato e oggi il titolo decennale viaggia sopra l'11%. A titolo di esempio, la problematica Grecia presenta rendimenti al 7%. L'inflazione è costantemente sopra gli obiettivi della Banca centrale e dopo la modesta flessione del 2015, quest'anno è tornata a ridosso dell'8%. L'effetto della lira debole inizia a farsi sentire sui consumi. Il reddito medio dei residenti turchi tra il 2013 e il 2015 è salito del 3% medio l'anno ma espresso in dollari ha accusato una contrazione da 10.200 a 9.400 dollari pro-capite.

Gli investitori esteri si tengono alla larga dalla Turchia. Nel 2015, secondo i dati della Banca dei Regolamenti, il flusso di investimenti esteri è ammontato a 16,6 miliardi di dollari ma nel primo semestre dell'anno il valore è crollato a 4 miliardi.

Nell'ultimo anno c'è stato poi il crollo del turismo. Nei primi 10 mesi del 2016, secondo le statistiche della Banca centrale, i turisti esteri sono stati appena 22,5 milioni, rispetto ai 32,4 milioni dei primi 10 mesi dell'anno precedente. In termini economici, un tonfo da 24 a 16,7 miliardi di dollari.

L'Europa è il principale partner commerciale della Turchia. Germania, Regno Unito e Italia assorbono il 22% dell'export turco mentre il 42% delle importazioni (500 miliardi di lire) arriva da Cina (12%), Germania, Russia, Stati Uniti e Italia (5%). I conti pubblici sono ancora solidi con un debito al 32% del pil ma l'incremento di spesa pubblica a doppia cifra rappresenta un rischio per la sostenibilità dei conti già nel medio termine, considerando anche che l'indebitamento del settore privato turco per il 70% è nei confronti dell'estero.
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