MONDO
Ankara
Turchia, raid contro Pkk al confine iracheno
Jet F16 turchi sono decollati dalla base di Diyarbakir per una nuova ondata di raid. Nel mirino obiettivi controllati dal Partito dei Lavoratori curdi
per colpire delle postazioni controllate dal Pkk, il Partito dei Lavoratori curdi. Jet F16 turchi sono decollati dalla base di Diyarbakir verso il confine iracheno, dove sono presenti numerose basi del partito da sempre ostile ad Ankara. L'operazione segue quella della scorsa notte, quando la Turchia ha rotto gli indugi e dopo mesi di riserve si è unita alla campagna aerea della Coalizione internazionale anti-Isis, guidata dagli Usa, bombardando postazioni jihadiste in Siria, offrendo le sue basi nel sud del Paese alla stessa Coalizione (tra cui quella fondamentale di Incirlik) e affermando che queste azioni fanno parte di un'iniziativa più articolata e non limitata ai raid odierni.
Nelle stesse ore la polizia turca ha condotto una vasta operazione "antiterrorismo" a Istanbul e in 12 altre regioni del Paese, fermando circa 300 persone sospettate di essere affiliate all'Isis e al Partito dei lavoratori curdi (Pkk) e al DHKP-C, un movimento di estrema sinistra considerato illegale dal governo. Un'attivista del DHKP-C è stata uccisa dalla polizia a Istanbul, secondo l'agenzia turca Anadolu.
Il premier Ahmet Davutoglu ha precisato che 37 dei 290 fermati sono stranieri, ma non ha precisato a quale nazionalità appartengano. Negli ultimi sei mesi, le autorità turche avevano arrestato oltre 500 persone accusate di essere affiliate allo Stato islamico in Turchia. La tensione in Turchia era salita improvvisamente nei giorni scorsi dopo l'uccisione di 32 persone a Suruc, cittadina vicina al confine con la Siria, in un attentato suicida rivendicato dall'Isis. Molte delle vittime erano curde e la loro morte aveva scatenato la rabbia di chi accusa Ankara di non fare abbastanza per fermare gli attacchi dei jihadisti.
Fonti governative di Ankara hanno affermato che tre F-16, decollati dalla base di Diyarbakir, hanno colpito tre postazioni dell'Isis vicino alla frontiera senza violare lo spazio aereo siriano. Il premier Davutoglu ha smentito che la Turchia avrebbe informato le autorità siriane prima di compiere i raid. Dallo scoppio delle violenze in Siria, scaturite poi in una guerra intestina con conseguenze regionali e internazionali, la Turchia ha sempre sostenuto le opposizioni armate al governo di Damasco.
Il ministero degli Esteri turco ha inoltre confermato quanto in precedenza annunciato dal presidente Tayyep Erdogan, ovvero che gli aerei della Coalizione anti-Isis potranno usare la base di Incirlik per colpire postazioni jihadiste in Siria. Caccia turchi parteciperanno in queste azioni, ha aggiunto il ministero. Per mesi Ankara aveva resistito alle pressioni di Washington per entrare direttamente a far parte delle operazioni aeree contro l'Isis, da settembre 2014 in corso in Siria. Davutoglu ha confermato che è stato raggiunto un accordo con gli Stati Uniti e dalla Casa Bianca si sono limitati ad affermare che Erdogan e il presidente Barack Obama hanno deciso di "rafforzare la cooperazione" contro l'Isis.
Seconda notte di raid per l'aviazione curda, questa volta
Nelle stesse ore la polizia turca ha condotto una vasta operazione "antiterrorismo" a Istanbul e in 12 altre regioni del Paese, fermando circa 300 persone sospettate di essere affiliate all'Isis e al Partito dei lavoratori curdi (Pkk) e al DHKP-C, un movimento di estrema sinistra considerato illegale dal governo. Un'attivista del DHKP-C è stata uccisa dalla polizia a Istanbul, secondo l'agenzia turca Anadolu.
Il premier Ahmet Davutoglu ha precisato che 37 dei 290 fermati sono stranieri, ma non ha precisato a quale nazionalità appartengano. Negli ultimi sei mesi, le autorità turche avevano arrestato oltre 500 persone accusate di essere affiliate allo Stato islamico in Turchia. La tensione in Turchia era salita improvvisamente nei giorni scorsi dopo l'uccisione di 32 persone a Suruc, cittadina vicina al confine con la Siria, in un attentato suicida rivendicato dall'Isis. Molte delle vittime erano curde e la loro morte aveva scatenato la rabbia di chi accusa Ankara di non fare abbastanza per fermare gli attacchi dei jihadisti.
Fonti governative di Ankara hanno affermato che tre F-16, decollati dalla base di Diyarbakir, hanno colpito tre postazioni dell'Isis vicino alla frontiera senza violare lo spazio aereo siriano. Il premier Davutoglu ha smentito che la Turchia avrebbe informato le autorità siriane prima di compiere i raid. Dallo scoppio delle violenze in Siria, scaturite poi in una guerra intestina con conseguenze regionali e internazionali, la Turchia ha sempre sostenuto le opposizioni armate al governo di Damasco.
Il ministero degli Esteri turco ha inoltre confermato quanto in precedenza annunciato dal presidente Tayyep Erdogan, ovvero che gli aerei della Coalizione anti-Isis potranno usare la base di Incirlik per colpire postazioni jihadiste in Siria. Caccia turchi parteciperanno in queste azioni, ha aggiunto il ministero. Per mesi Ankara aveva resistito alle pressioni di Washington per entrare direttamente a far parte delle operazioni aeree contro l'Isis, da settembre 2014 in corso in Siria. Davutoglu ha confermato che è stato raggiunto un accordo con gli Stati Uniti e dalla Casa Bianca si sono limitati ad affermare che Erdogan e il presidente Barack Obama hanno deciso di "rafforzare la cooperazione" contro l'Isis.