MONDO
Ancora morti e feriti in Ucraina
Assedio Kiev a Sloviansk, liberati ostaggi Osce. Cremlino: perso il controllo dei filorussi
I filorussi hanno liberato ieri dopo 8 giorni gli osservatori militari dell'Osce, proprio mentre Kiev stringeva l'assedio su Sloviansk, bastione della protesta separatista, allungando il bollettino di guerra: 5 morti e 12 feriti tra le forze ucraine, 15 vittime tra le fila dei ribelli, di cui 4 miliziani e 11 civili. Il Cremlino dice di aver perso il controllo dei filorussi e di non sapere ancora come rispondere alle "migliaia di richieste di aiuto" che vengono dall'Ucraina dell'Est
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"Una prova di coraggio e di umanità" da parte delle forze di autodifesa, ha commentato il ministero degli esteri russo. La liberazione è stata accolta con soddisfazione dalle capitali europee e dallo stesso segretario di Stato Usa John Kerry, che tuttavia ha sollecitato Mosca ad andare oltre: "è un passo avanti, ma ci sono altre cose che debbono essere fatte per far abbassare la tensione", ha commentato da Kinshasa (Congo).
Per contro, il capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov ha invitato gli Usa "ad usare tutta la loro influenza per costringere" Kiev "a cessare immediatamente le azioni belliche nelle regioni sud-orientali ucraine", una "operazione punitiva che sta sprofondando il Paese in un conflitto fratricida".
Ma è stato il Cremlino a dare il là alla giornata. Innanzitutto definendo "assurdo" parlare di presidenziali "dopo quello che è successo a Odessa, sullo sfondo dell'aperta spirale di conflitto nel sud-est del Paese", come ha detto il portavoce Dmitri Peskov. Poi ribadendo il suo impegno per la de-escalation ma sostenendo di aver perso il controllo - finora mai ammesso - delle forze di autodifesa: una tesi in parte smentita dal rilascio degli ostaggi Osce.
Infine il monito minaccioso, sempre per bocca di Peskov, che Mosca "non sa ancora come rispondere alla crescente violenza nell' Ucraina" sud-orientale, da dove arrivano "migliaia di richieste" che sono "un grido di disperazione, una preghiera di aiuto".
Sulla strage di Odessa, dove una quarantina di filorussi sono morti nell'incendio della sede dei sindacati nel quale si erano rifugiati dopo uno scontro con i filo Maidan, è duello frontale tra Russia e Ucraina. Le autorità di Kiev "portano la responsabilità diretta di quanto accaduto ieri a Odessa", e ne sono "di fatto complici", come "chi considera legittima la giunta di Kiev", ha accusato Peskov, annunciando le condoglianze alle famiglie delle vittime da parte di un Putin "profondamente indignato".
I servizi segreti ucraini (Sbu) hanno denunciato invece l'ingerenza "esterna" nelle violenze di ieri a Odessa, a loro avviso "coordinate da sabotatori dalla Russia" e finanziate da due ex del governo ucraino, l'ex vicepremier Serghiei Arbuzov e l'ex ministro delle Finanze Oleksandr Klimendo, entrambi ritenuti membri del clan politico-finanziario legato al deposto presidente Ianukovich.
Secondo l'Sbu, agli scontri hanno preso parte anche "milizie venute dal territorio" della Transnistria, regione secessionista della vicina Moldova. Per far luce sulla tragedia, l'Alto rappresentante Ue per la politica estera Catherine Ashton ha
chiesto un'inchiesta indipendente. Intanto la prima testa a saltare è stata quella del capo della polizia di Odessa, Petro Lutsiuk, per l'inettitudine a prevenire uno scontro annunciato da giorni sulle reti sociali.
Il presidente ad interim Oleksandr Turcinov ha decretato due giorni di lutto nazionale, mentre una folla di 2000-3000 persone, in gran parte filorussi, si è radunata davanti all'edificio bruciato per pregare, cantare e deporre fiori. In città è arrivata anche l'ex premier Iulia Timoshenko, ora candidata presidenziale, che ha accusato Mosca di voler attuare uno "scenario jugoslavo", ossia la balcanizzazione dell'Ucraina.
L'esercito di Kiev ha proseguito anche in serata la sua offensiva a Sloviansk e nella vicina Kramatorsk, dove ha ripreso possesso della sede dei servizi segreti dopo aver riconquistato la torre della tv. Anche per questo Valeri Bolotov, governatore popolare della vicina regione di Lugansk, ha introdotto un coprifuoco notturno, dalle 23 alle 6, e dichiarato lo stato di emergenza.