MONDO
Le tensioni tra Kiev e Mosca
Ucraina, cosa prevedono gli accordi del 21 febbraio
La Russia continua a chiedere il rispetto dell'intesa che era stata siglata a Kiev per cercare di fermare la crisi. Ecco i suoi contenuti
Kiev (Ucraina)
Secondo il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov per trovare una soluzione alla crisi in Ucraina è necessario applicare l’accordo siglato a Kiev il 21 febbraio. Ecco di cosa si tratta.
Chi ha firmato l’accordo
L’accordo è stato siglato da Viktor Yanukovich, allora presidente dell’Ucraina, e i principali esponenti dell’opposizione, Vitali Klitschko, Arseni Iatseniouk (attuale Primo ministro) e Oleg Tyagnibok. È stato cofirmato, in qualità di testimoni e di organizzatori dei negoziati, dai ministri degli Esteri francese, tedesco e polacco, Laurent Fabius, Frank-Walter Steinmeier et Radoslaw Sikorski. Il giorno successivo Viktor Yanukovich è scomparso da Kiev ed è stato destituito dal Parlamento.
Lo scopo dell’accordo
L’obiettivo principale era mettere fine al bagno di sangue a Kiev, dove gli scontri tra i manifestanti e la polizia avevano causato circa 80 morti. I firmatari si dicevano “preoccupati per queste tragiche morti” e chiedevano “l’arresto immediato del bagno di sangue”.
La posizione della Russia
Il presidente russo Vladimir Putin aveva inviato il suo rappresentante per i Diritti dell’uomo, Vladimir Lukin, che non ha firmato il documento. La Russia ha spiegato che era stato invitato ai negoziati quando erano già in una fase troppo avanzata. Mosca ha comunque sottolineato di non essere contraria all’accordo.
I contenuti dell’accordo
I firmatari si sono impegnati a ritornare alla Costituzione del 2004, che riduce i poteri del presidente, a formare un governo di unità nazionale e a organizzare delle elezioni presidenziali entro dicembre. L’accordo prevede inoltre l’apertura di un’inchiesta sulle violenze a Kiev e la consegna alle autorità di tutte le armi “illegali”. L’accordo doveva mettere fine agli scontri tra manifestanti e polizia, quest’ultima a cui sarebbe stato affidato il solo compito di proteggere i palazzi delle istituzioni.
L’attuazione dell’accordo
L’intesa è stata messa in pratica solo in due dei suoi punti: il Parlamento ha votato il ritorno alla Costituzione del 2004 e ha annunciato l’elezione del presidente a maggio. Il governo formato dopo la destituzione di Yanukovich non ha detto nulla a proposito del governo di unità nazionale. È sostanzialmente composto da rappresentanti dei partiti di opposizione e del movimento che ha contestato l’esecutivo precedente. Il punto che concernela consegna delle armi è attualmente calpestato in modo esplicito in Crimea dalle forze filorusse e dai militari russi che controllano la regione.
La posizione di Mosca
La Russia afferma che i Paesi occidentali che hanno cofirmato l’accordo hanno tradito la parola data, anche davanti ai rappresentanti di Mosca, e devono rispettare gli impegni presi il 21 febbraio. Il Cremlino segue la stessa linea adottata sul dossier siriano, dove continua a fare riferimento al comunicato emesso a Ginevra nel giugno 2012 e dimenticato da tempo dai diplomatici occidentali.
Chi ha firmato l’accordo
L’accordo è stato siglato da Viktor Yanukovich, allora presidente dell’Ucraina, e i principali esponenti dell’opposizione, Vitali Klitschko, Arseni Iatseniouk (attuale Primo ministro) e Oleg Tyagnibok. È stato cofirmato, in qualità di testimoni e di organizzatori dei negoziati, dai ministri degli Esteri francese, tedesco e polacco, Laurent Fabius, Frank-Walter Steinmeier et Radoslaw Sikorski. Il giorno successivo Viktor Yanukovich è scomparso da Kiev ed è stato destituito dal Parlamento.
Lo scopo dell’accordo
L’obiettivo principale era mettere fine al bagno di sangue a Kiev, dove gli scontri tra i manifestanti e la polizia avevano causato circa 80 morti. I firmatari si dicevano “preoccupati per queste tragiche morti” e chiedevano “l’arresto immediato del bagno di sangue”.
La posizione della Russia
Il presidente russo Vladimir Putin aveva inviato il suo rappresentante per i Diritti dell’uomo, Vladimir Lukin, che non ha firmato il documento. La Russia ha spiegato che era stato invitato ai negoziati quando erano già in una fase troppo avanzata. Mosca ha comunque sottolineato di non essere contraria all’accordo.
I contenuti dell’accordo
I firmatari si sono impegnati a ritornare alla Costituzione del 2004, che riduce i poteri del presidente, a formare un governo di unità nazionale e a organizzare delle elezioni presidenziali entro dicembre. L’accordo prevede inoltre l’apertura di un’inchiesta sulle violenze a Kiev e la consegna alle autorità di tutte le armi “illegali”. L’accordo doveva mettere fine agli scontri tra manifestanti e polizia, quest’ultima a cui sarebbe stato affidato il solo compito di proteggere i palazzi delle istituzioni.
L’attuazione dell’accordo
L’intesa è stata messa in pratica solo in due dei suoi punti: il Parlamento ha votato il ritorno alla Costituzione del 2004 e ha annunciato l’elezione del presidente a maggio. Il governo formato dopo la destituzione di Yanukovich non ha detto nulla a proposito del governo di unità nazionale. È sostanzialmente composto da rappresentanti dei partiti di opposizione e del movimento che ha contestato l’esecutivo precedente. Il punto che concernela consegna delle armi è attualmente calpestato in modo esplicito in Crimea dalle forze filorusse e dai militari russi che controllano la regione.
La posizione di Mosca
La Russia afferma che i Paesi occidentali che hanno cofirmato l’accordo hanno tradito la parola data, anche davanti ai rappresentanti di Mosca, e devono rispettare gli impegni presi il 21 febbraio. Il Cremlino segue la stessa linea adottata sul dossier siriano, dove continua a fare riferimento al comunicato emesso a Ginevra nel giugno 2012 e dimenticato da tempo dai diplomatici occidentali.