MONDO
L'est in fiamme
Ucraina: la salma di Rocchelli a Ciampino. Rilasciato un team dell'Osce
L'aereo con il corpo del fotoreporter italiano ucciso è atterrato alle 17 a Ciampino. A Donetsk i militari hanno intimato ai ribelli di andar via o "verranno colpiti con precisione"
Kiev
Le spoglie di Andrea Rocchelli, il fotografo italiano ucciso in Ucraina sabato scorso, sono arrivate a Ciampino intorno alle 17 su un volo organizzato dall'Unità di crisi della Farnesina. Ad attendere l'aereo, su cui viaggiavano anche i familiari e alcuni colleghi del fotoreporter, c'era il ministro degli Affari Esteri, Federica Mogherini. Intanto il team Ocse di cui oggi si erano perse le tracce è stato rilasciato. Tra loro c'è anche una donna italiana. Lo hanno confermato la portavoce dell''Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, Natacha Rajakovic, e la Farnesina. "Sono rientrati a Donetsk - ha detto la portavoce - ma non possiamo ancora dire che sono in salvo. Comunque li abbiamo raggiunti telefonicamente e sembra che siano tutti in buone condizioni".
Caccia militari su Donetsk
La situazione nella città assediata dalle forze ucraine insomma è sempre più delicata. Caccia militari sorvolano i cieli e raffiche di mitragliatrici risuonano nei pressi della sede dell'Sbu, i servizi segreti ucraini, secondo quanto riferito da testimoni oculari. La sede si trova nei pressi del palazzo dell'amministrazione, occupata dai separatisti. I militari hanno intimato ai ribelli separatisti di andare via o verranno "colpiti con precisione". Una minaccia che ieri si è trasformata in bagno di sangue. Almeno 100 gli uccisi nella battaglia per l'aeroporto internazionale della città, dilagata presto nei quartieri residenziali limitrofi. E arrivata a lambire la stazione centrale, a due passi dalla zona degli alberghi affollati di giornalisti stranieri e civili in cerca di rifugio.
Lavrov: "Misure urgenti per fermare il bagno di sangue"
Il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, ha chiesto "misure d'urgenza" per fermare il "bagno di sangue" nell'est dell'Ucraina, teatro da circa un mese e mezzo di combattimenti tra le truppe fedeli a Kiev e i separatisti filorussi. "Non può esserci alcuna giustificazione - ha detto Lavrov in una conversazione telefonica con il suo omologo tedesco Frank-Walter Steinmeier - al proseguimento dell'operazione punitiva delle autorità di Kiev nel sud-est" dell'Ucraina.
Il presidente dell'Ucraina: L'Est è in guerra, dobbiamo reagire
"L'est dell'Ucraina è in stato di guerra. La Crimea è stata occupata dalla Russia e c'è grande instabilità. Dobbiamo reagire". Lo dice alla Bild il presidente dell'Ucraina Petro Poroschenko. "L'operazione antiterrorismo ha finalmente avuto davvero inizio - continua -. Daremo fine a questo orrore, qui viene condotta contro il nostro Paese una vera guerra".
Osce: ritiro degli osservatori se la situazione peggiora
l mediatore dell'Osce per l'Ucraina, il diplomatico tedesco Wolfgang Ischinger, non ha escluso il ritiro dal Paese di tutti gli osservatori dell'Osce se la situazione dovesse divenire troppo pericolosa. "Se la situazione dovesse peggiorare tanto da farci temere per la vita dei nostri osservatori, che tra l'altro sono dei lavoratori civili, allora temo che dovremo ritirarli completamente'', ha spiegato nel corso di un'intervista televisiva. Ischinger ha tuttavia riconosciuto che un tale ritiro potrebbe essere molto difficile, dal momento che la situazione non è per nulla tranquilla e ''sarebbe meglio avere sul territorio più osservatori possibili''. Alla domanda se avesse ricevuto delle informazioni circa i quattro osservatori rapiti ieri nell'est del Paese dai separatisti filorussi, Ischinger ha risposto che ''purtroppo ancora non si sa nulla''. Secondo l'Osce, i quattro membri rapiti sono di nazionalità danese, estone, turca e svizzera.
Vicolo cieco
Per il Cremlino l'uso della forza nell'Est ucraino porta la crisi ad un "vicolo cieco" dopo il quale sarà sempre più difficile organizzare il dialogo tra Kiev e le regioni separatiste, ha detto il consigliere diplomatico presidenziale Iuri Ushakov. "Riteniamo che le provocatorie azioni di forza stanno portando la situazione in un vicolo cieco, dopo il quale sarà sempre più difficile organizzare il dialogo con i rappresentanti sia della regione di Donetsk sia di quella di Lugansk", ha dichiarato Iuri Ushakov. Il Cremlino ha assicurato di non aver ricevuto l'appello del premier dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, che chiede aiuto alla Russia. "Questo appello non l'ho ancora visto, non è passato sulla mia scrivania - ha commentato il consigliere diplomatico della presidenza russa, Yuri Ushakov - se lo hanno mandato arriverà". Sull'eventuale reazione di Mosca a una richiesta di intervento, Ushakov ha risposto che "bisogna prima leggerlo".
Caccia militari su Donetsk
La situazione nella città assediata dalle forze ucraine insomma è sempre più delicata. Caccia militari sorvolano i cieli e raffiche di mitragliatrici risuonano nei pressi della sede dell'Sbu, i servizi segreti ucraini, secondo quanto riferito da testimoni oculari. La sede si trova nei pressi del palazzo dell'amministrazione, occupata dai separatisti. I militari hanno intimato ai ribelli separatisti di andare via o verranno "colpiti con precisione". Una minaccia che ieri si è trasformata in bagno di sangue. Almeno 100 gli uccisi nella battaglia per l'aeroporto internazionale della città, dilagata presto nei quartieri residenziali limitrofi. E arrivata a lambire la stazione centrale, a due passi dalla zona degli alberghi affollati di giornalisti stranieri e civili in cerca di rifugio.
Lavrov: "Misure urgenti per fermare il bagno di sangue"
Il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, ha chiesto "misure d'urgenza" per fermare il "bagno di sangue" nell'est dell'Ucraina, teatro da circa un mese e mezzo di combattimenti tra le truppe fedeli a Kiev e i separatisti filorussi. "Non può esserci alcuna giustificazione - ha detto Lavrov in una conversazione telefonica con il suo omologo tedesco Frank-Walter Steinmeier - al proseguimento dell'operazione punitiva delle autorità di Kiev nel sud-est" dell'Ucraina.
Il presidente dell'Ucraina: L'Est è in guerra, dobbiamo reagire
"L'est dell'Ucraina è in stato di guerra. La Crimea è stata occupata dalla Russia e c'è grande instabilità. Dobbiamo reagire". Lo dice alla Bild il presidente dell'Ucraina Petro Poroschenko. "L'operazione antiterrorismo ha finalmente avuto davvero inizio - continua -. Daremo fine a questo orrore, qui viene condotta contro il nostro Paese una vera guerra".
Osce: ritiro degli osservatori se la situazione peggiora
l mediatore dell'Osce per l'Ucraina, il diplomatico tedesco Wolfgang Ischinger, non ha escluso il ritiro dal Paese di tutti gli osservatori dell'Osce se la situazione dovesse divenire troppo pericolosa. "Se la situazione dovesse peggiorare tanto da farci temere per la vita dei nostri osservatori, che tra l'altro sono dei lavoratori civili, allora temo che dovremo ritirarli completamente'', ha spiegato nel corso di un'intervista televisiva. Ischinger ha tuttavia riconosciuto che un tale ritiro potrebbe essere molto difficile, dal momento che la situazione non è per nulla tranquilla e ''sarebbe meglio avere sul territorio più osservatori possibili''. Alla domanda se avesse ricevuto delle informazioni circa i quattro osservatori rapiti ieri nell'est del Paese dai separatisti filorussi, Ischinger ha risposto che ''purtroppo ancora non si sa nulla''. Secondo l'Osce, i quattro membri rapiti sono di nazionalità danese, estone, turca e svizzera.
Vicolo cieco
Per il Cremlino l'uso della forza nell'Est ucraino porta la crisi ad un "vicolo cieco" dopo il quale sarà sempre più difficile organizzare il dialogo tra Kiev e le regioni separatiste, ha detto il consigliere diplomatico presidenziale Iuri Ushakov. "Riteniamo che le provocatorie azioni di forza stanno portando la situazione in un vicolo cieco, dopo il quale sarà sempre più difficile organizzare il dialogo con i rappresentanti sia della regione di Donetsk sia di quella di Lugansk", ha dichiarato Iuri Ushakov. Il Cremlino ha assicurato di non aver ricevuto l'appello del premier dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, che chiede aiuto alla Russia. "Questo appello non l'ho ancora visto, non è passato sulla mia scrivania - ha commentato il consigliere diplomatico della presidenza russa, Yuri Ushakov - se lo hanno mandato arriverà". Sull'eventuale reazione di Mosca a una richiesta di intervento, Ushakov ha risposto che "bisogna prima leggerlo".