POLITICA
L'intervento del premier
Udine, Renzi: "Abbassare le tasse non è di destra né di sinistra, è giusto"
Il presidente del Consiglio replica ai malumori della sinistra del Pd. "Non è una questione ideologica ma di buon senso". E sul suo futuro "politico" dice: "Ci sono due anni senza elezioni. Nel 2018, se vorrete potrete mandarmi a casa"
Udine
"Sto leggendo in questi giorni la discussione se abbassare le tasse sia di destra o di sinistra. Abbassare le tasse è giusto, punto. E' una questione di buon senso non ideologica, gli italiani ne hanno pagate troppe". Renzi interviene a Buttrio, in provincia di Udine, alla presentazione dello stabilimento della Danieli mandando una risposta alla sinistra interna del Pd che aveva contestato con forza la decisione di togliere la Tasi anche sulle case di lusso. "Ognuno dice la sua. Poi - ha aggiunto il premier - si andrà alle elezioni e con la prossima legge elettorale si saprà chi ha vinto o perso. Ma fino al 2018 anziché parlare di valore ideologico, la questione è che gli italiani hanno pagato troppe tasse".
"L'Italia sta viaggiando a gran velocità ma non è ancora sufficiente", ha aggiunto il premier. "Dopo tre anni di recessione torna la crescita, l'occupazione riprende, anche i consumi interni danno segnali di ripresa. Se riusciamo a crescere nell'export - e i dati vanno in questa direzione - sicuramente saremmo in grado di costruire un futuro più avvincente. Oggi che l'Italia riparte, voglio dire grazie a chi non si è mai fermato, ho visto donne e uomini che ci rendono orgogliosi di ciò che l'Italia è. Credo che sia compito di un premier ringraziare chi tiene alta la bandiera italiana. Basta con questo piagnisteo e vittimismo che gli italiani non sanno fare le cose: le sanno fare ma vanno aiutati", ha sottolineato.
"Siamo il paese in Europa in cui nascono meno bambini. Bisogna intervenire sull'occupazione femminile, detrazioni fiscali, asili, bonus a chi acquista case", ha aggiunto ancora il premier. "Con il Jobs Act i numeri dei mutui sono schizzati. Ma il vero problema di questi anni non è stata la mancanza di norme. Il vero problema è che si è persa la fiducia per il futuro" e, ha detto ancora Renzi, "l'investimento sulla paternità e la maternità non passa dalle norme ma dalla nostra capacità di guardare con fiducia al futuro".
E parlando di scuola il Presidente del Consiglio ha detto: "Vorrei sfidare a non considerare la scuola di proprietà solo di chi ci lavora, ma dei nostri figli. Oggi abbiamo invertito l'ordine. Prima i soldi si spendevano male, oggi abbiamo messo tre miliardi di euro in più ma è importante - ha concluso - buttarci l'attenzione di tutta la società". "La legge di stabilità dà un segnale sul merito: 500 professori reclutati per merito e liberi dai lacci della burocrazia". "La scuola italiana - ha proseguito - è molto meglio di quello che raccontiamo".
"Sulla burocrazia non ci siamo ancora, ma la legge approvata ad agosto consente di semplificare", ha affermato ancora Renzi. "La legge è stata fatta - ha aggiunto - ma va attuata. Legge sulla PA è ottima, ma dipende da come l'applicheremo. Lo Stato, quando va alla conferenza servizi dovrà parlare con una sola voce, finora è una specie di terapia di gruppo dove ci si addormenta, sembra - ha concluso - una riunione degli alcolisti anonimi". Sul suo futuro "politico" il premier dice: "Ci sono due anni senza elezioni. In questi due anni pensiamo al bene comune. Nel 2018, se vorrete potrete mandarmi a casa".
In un successivo intervento al Teatro Nuovo di Udine il premier è ritornato a parlare della Legge di stabilità e rispedito al mittente le critiche sulla manovra: "Ai gufi diciamo che i risultati sono il segno più forte e bello che possiamo ripartire. Dopo anni col segno meno, quest'anno il Pil sarà allo 0,9%: è ancora poco rispetto a quello che deve fare l'Italia, perciò non dico che le cose stanno andando bene ma stanno andando meglio". E sulla possibilità di dialogare con le opposizioni invita a trovare un'intesa soprattutto sul bene del Paese: "Il dibattito in questi anni troppo spesso è stato uno scontro tra fazioni, tra componenti di
partito, dove ognuna voleva distruggere l'altra. Lo dico da segretario. Ma c'è un momento in cui prima di tutto viene l'Italia e il compito prima di dividersi è trovare il bene comune".
"L'Italia sta viaggiando a gran velocità ma non è ancora sufficiente", ha aggiunto il premier. "Dopo tre anni di recessione torna la crescita, l'occupazione riprende, anche i consumi interni danno segnali di ripresa. Se riusciamo a crescere nell'export - e i dati vanno in questa direzione - sicuramente saremmo in grado di costruire un futuro più avvincente. Oggi che l'Italia riparte, voglio dire grazie a chi non si è mai fermato, ho visto donne e uomini che ci rendono orgogliosi di ciò che l'Italia è. Credo che sia compito di un premier ringraziare chi tiene alta la bandiera italiana. Basta con questo piagnisteo e vittimismo che gli italiani non sanno fare le cose: le sanno fare ma vanno aiutati", ha sottolineato.
"Siamo il paese in Europa in cui nascono meno bambini. Bisogna intervenire sull'occupazione femminile, detrazioni fiscali, asili, bonus a chi acquista case", ha aggiunto ancora il premier. "Con il Jobs Act i numeri dei mutui sono schizzati. Ma il vero problema di questi anni non è stata la mancanza di norme. Il vero problema è che si è persa la fiducia per il futuro" e, ha detto ancora Renzi, "l'investimento sulla paternità e la maternità non passa dalle norme ma dalla nostra capacità di guardare con fiducia al futuro".
E parlando di scuola il Presidente del Consiglio ha detto: "Vorrei sfidare a non considerare la scuola di proprietà solo di chi ci lavora, ma dei nostri figli. Oggi abbiamo invertito l'ordine. Prima i soldi si spendevano male, oggi abbiamo messo tre miliardi di euro in più ma è importante - ha concluso - buttarci l'attenzione di tutta la società". "La legge di stabilità dà un segnale sul merito: 500 professori reclutati per merito e liberi dai lacci della burocrazia". "La scuola italiana - ha proseguito - è molto meglio di quello che raccontiamo".
"Sulla burocrazia non ci siamo ancora, ma la legge approvata ad agosto consente di semplificare", ha affermato ancora Renzi. "La legge è stata fatta - ha aggiunto - ma va attuata. Legge sulla PA è ottima, ma dipende da come l'applicheremo. Lo Stato, quando va alla conferenza servizi dovrà parlare con una sola voce, finora è una specie di terapia di gruppo dove ci si addormenta, sembra - ha concluso - una riunione degli alcolisti anonimi". Sul suo futuro "politico" il premier dice: "Ci sono due anni senza elezioni. In questi due anni pensiamo al bene comune. Nel 2018, se vorrete potrete mandarmi a casa".
In un successivo intervento al Teatro Nuovo di Udine il premier è ritornato a parlare della Legge di stabilità e rispedito al mittente le critiche sulla manovra: "Ai gufi diciamo che i risultati sono il segno più forte e bello che possiamo ripartire. Dopo anni col segno meno, quest'anno il Pil sarà allo 0,9%: è ancora poco rispetto a quello che deve fare l'Italia, perciò non dico che le cose stanno andando bene ma stanno andando meglio". E sulla possibilità di dialogare con le opposizioni invita a trovare un'intesa soprattutto sul bene del Paese: "Il dibattito in questi anni troppo spesso è stato uno scontro tra fazioni, tra componenti di
partito, dove ognuna voleva distruggere l'altra. Lo dico da segretario. Ma c'è un momento in cui prima di tutto viene l'Italia e il compito prima di dividersi è trovare il bene comune".