Riunione dei ministri degli Esteri a Bruxelles
L'Ue aspetta le mosse di Trump. Gentiloni: "L'Europa si dedichi a risolvere i suoi problemi"
"Si attivi sulle grandissime questioni dell'economia e dell'immigrazione" ha commentato il ministro degli Esteri al termine della cena convocata a Bruxelles dall'Alto Rappresentante Ue Federica Mogherini (e disertata da 6 stati membri), che dell'Europa dice "pronti a lavorare con la nuova amministrazione"
La preoccupazione per l'elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti "in questo momento è poco giustificata. Avremo una nuova Amministrazione Usa che entrerà in funzione il 20 gennaio. Non è che come sua attività prevalente l'Unione europea debba dedicarsi a essere preoccupata di quel che succede oltre Atlantico: l'Europa deve essere occupata a risolvere i propri problemi, e l'Italia sta spingendo su questo, sull'economia e sul fronte migratorio, due grandissime questioni. Vogliamo un'Ue che si attivi a risolverle". Paolo Gentiloni invita l'Europa ad attivarsi sulle grandi questioni dell'economia e dell'immigrazione. Sottolinea l'importanza di una difesa integrata e rafforzata tra paesi Ue. Lo fa parlando con i giornalisti al termine della cena informale che si è tenuta ieri sera con i colleghi dei Ventotto nella sede del Seae (il ministero degli esteri europeo) a Bruxelles. Una cena convocata dall'Altro Rappresentante per la Politica Estera Ue Federica Mogherini per discutere delle possibili conseguenze del cambio di Amministrazione a Washington.
"Non credo che possiamo sbilanciarci al momento su quali saranno le posizioni della nuova Amministrazione... Vedremo se corrisponderanno alle dichiarazioni elettorali. Quello che è certo - ha osservato Gentiloni - è che l'Italia è pronta a collaborare" con Washington dopo l'insediamento del nuovo presidente, "e certamente lo è anche l'Ue". "L'Europa - ha insistito il ministro degi Esteri - non deve preoccuparsi di Donald Trump: è il presidente degli Stati Uniti, il nostro principale alleato, con cui l'Ue e u suoi Stati membri dovranno senz'altro collaborare". L'Ue deve invece, ha ripetuto Gentiloni, "concentrarsi sui propri problemi e rispondere alle questioni aperte al proprio interno, rispondere ai propri cittadini sulla crescita economica, sull'immigrazione, sulla sicurezza. Un'Europa forte che risponda a questi problemi - ha sottolineato - poi certamente sarà in grado di cooperare nel migliore dei modi" con gli Stati Uniti.
Sul rafforzamento dell'Europa della difesa come possibile conseguenza dell'atteso ridimensionamento dell'impegno militare della nuova Amministrazione Usa, il ministro degli Esteri ha ricordato la posizione favorevole dell'Italia: "Noi diciamo da molti mesi, e non dalle elezioni americane che l'Europa deve fare un passo avanti verso la difesa comune, e abbiamo parlato anche di una Schengen della difesa". Effettivamente, "se nelle prossime settimane e nei prossimi mesi si discuterà del ruolo della Nato e dell'impegno internazionale degli Stati Uniti, questa questione di una Ue più forte nel campo della difesa può essere attuale". E' possibile che in questa nuova dimensione rientri anche, con il suo ruolo militare importante, il Regno Unito, nonostante la Brexit? "Con il Regno Unito - è la risposta di Gentiloni - ci sarà sempre una collaborazione sul terreno della difesa. Ma quando parliamo di una Schengen della difesa pensiamo anzitutto a un nucleo iniziale che proviene dall'Ue. Poi, come per Schengen, gli accordi si possono fare anche al di là dell'Ue. Ma bisogna prima che maturi al di qua almeno un nucleo duro di Stati membri dell'Ue decisi ad andare in questa direzione. E la collaborazione fra Francia, Italia e Germania, da questo punto di vista - ha concluso il ministro - è positiva, e domani (oggi, ndr) si esprimerà" durante la riunione congiunta dei ministri degli Esteri e della Difesa.
Mogherini: è interesse Ue continuare il lavoro con Usa su tutto
L'Unione europea deve "continuare ad investire in una forte lavoro insieme a Washington e continuare il lavoro su molti dossier, ma sulla base di interessi, principi e valori molto chiari: dall'accordo sul clima al commercio, dalla piena e completa realizzazione dell'accordo con l'Iran sul nucleare alla condivisione della responsabilità globale sui flussi migratori; il nostro interesse è garantire che gli europei abbiano a Washington interlocutori con cui lavorare, ma sulla base di queste priorità molto chiare". L'Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell'Ue, Federica Mogherini ha subito puntualizzato i temi forti su cui l'Europa deve tenere il punto. E non è un caso che Mogherini menzioni questi dossier. Sono proprio quelli su cui Ue e Usa rischiano di più di ritrovarsi divise, se le virate annunciate dal candidato Trump nella sua campagna elettorale saranno effettivamente realizzate dalla nuova Amministrazione a partire da gennaio. La cena informale di ieri sera è stata "una buna riunione con tutti i 28 paesi dell'Ue presenti", ha detto l'Alto Rappresentante, sorvolando sul fatto che, in realtà, per sei Stati membri non ha partecipato il ministro degli Esteri titolare, ma il rappresentante permanente a Bruxelles (per Regno Unito, Francia, Malta e Irlanda), o un viceministro (Lituania) oppure un direttore politico (Ungheria). Molto in ritardo, ma per motivi tecnici (ghiaccio sulle ali del suo aereo alla partenza da Berlino) è arrivato il ministro tedesco Frank-Walter Steinmeier.
La discussione "non era sulla crisi dei rapporti con gli Stati Uniti, ma su quale sia l'interesse dell'Ue", ha precisato Mogherini, sottolineando che quest'interesse è "che ci siano "rapporti stretti con gli Usa, anche dopo il cambio dell'Amministrazione" a Washington. "Dipenderà dal prossimo presidente la sua propria agenda di politica estera, che sembra ancora in divenire: certo non sta all'Europa determinare le scelte di politica estera degli Stati Uniti: aspetteremo quali saranno le indicazioni del nuovo presidente una volta che sara' insediato", ha osservato.
Intanto, ha proseguito, "continueremo a lavorare con l'Amministrazione esistente, ma abbiamo anche deciso che cominceremo a lavorare con il 'transition team' a Washington già a partire da queste settimane. Sarò felice di invitare il prossimo Segretario di Stato americano, appena si sarà insediato, a una riunione del Consiglio Esteri dell'Ue". Rispondendo a una domanda sulla spinta che l'elezione di Trump potrebbe dare alla costruzione di una vera e propria Europa della difesa comune, visto l'atteso ridimensionamento dell'impegno militare da parte della nuova Amministrazione, Mogherini ha sottolineato che proprio del rafforzamento dell'Europa della Difesa si parlerà alla riunione congiunta prevista oggi pomeriggio fra i ministri degli Esteri e quelli della Difesa dei Ventotto, che dovrebbero adottare un nuovo "implementation plan" su sicurezza e difesa preparato dall'Alto Rappresentante.
Mogherini, ancora in assenza di contatti diretti fra istituzioni Ue e Trump (che di europei per ora ha incontrato solo l'eurofobico Nigel Farage), ha messo sul tavolo non solo la necessità di continuare a collaborare con un partner storico come gli Usa, ma di dare tempo a Trump di assestarsi.
Dopo l'elezione del tycoon alla Casa Bianca, i 28 dovranno trovare nella sicurezza comune il minimo comun denominatore. La prospettiva è tuttavia piena di incertezze. "Tutti dicono che ci sarà sicuramente differenza tra quanto detto in campagna elettorale e quanto farà da presidente, ma in realtà nessuno sa cosa succederà con Trump e l'idea è quella di farsi scenari", hanno spiegato a Bruxelles.
Quanto grandi siano i timori è tornato a farlo capire il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. In un 'op-ed' al Guardian ha lanciato un appello: "In questi tempi di incertezza abbiamo bisogno di una leadership americana forte, e abbiamo bisogno che l'Europa sostenga la sua giusta parte del fardello" dei costi della difesa. Ma visto che la partnership tra Europa e Usa è "indispensabile", "invece di approfondire le differenze dobbiamo avere la saggezza di lavorare insieme", perché "isolarsi non è un'opzione, né per l'Europa né per gli Usa". E quello attuale, con "le più grandi sfide alla nostra sicurezza" dalla fine della Guerra Fredda, "non è il momento di mettere in dubbio il valore della partnership Europa-Usa".