POLITICA
Respinte la richiesta di voto segreto e il rinvio in commissione del ddl
Unioni civili, superata la prima votazione con 195 voti contro 101. Si riprende martedì prossimo
Il ddl Cirinnà sulle unioni civili supera il primo ostacolo. La richiesta di non passaggio all'esame degli articoli del ddl firmata da Roberto Calderoli della Lega Nord, Gaetano Quagliariello di Gal-Idea e altri 74 senatori è stata respinta con 195 voti. Il presidente del Senato Grasso ha respinto le richieste di voto segreto. La prossima seduta è fissata per martedì 16 febbraio
Roma
Il voto sugli emendamenti al ddl Cirinnà sulle unioni civili inizierà martedì della prossima settimana, il 16 febbraio. Non ci sarà scadenza dei termini per il voto finale e niente contingentamento dei tempi. Sono queste le decisioni della conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, che ha votato il calendario dei lavori dell'aula a maggioranza.
Le unioni civili restano dunque in sospeso, in attesa che la guerra degli emendamenti trovi composizione nella maggioranza (in primis nel Pd), e tra quest'ultimo e le opposizioni di centrodestra. Si rimanda la partita consentendo un lungo week-end di incontri e di trattative per trovare nuovi punti di intesa, dentro e fuori le formazioni politiche.
Le votazioni sugli emendamenti al ddl Cirinnà proseguiranno per tutta la settimana, con l'interruzione mercoledì pomeriggio per l'intervento del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in vista del Consiglio europeo. Se non si riuscirà a concludere è previsto anche la prosecuzione del voto nella giornata di martedì 23 febbraio. Lo ha riferito in aula il presidente del Senato, Pietro Grasso.
Non sono quindi ripresi i lavori al Senato dopo la pausa chiesta dal Pd. Il capogruppo Luigi Zanda aveva voluto la convocazione della conferenza dei capigruppo sul calendario dei lavori del ddl unioni civili. Il presidente del Senato Pietro Grasso ha accolto la richiesta.
Prima dello stop c'è stata la prima votazione nel merito del ddl a scrutinio palese ed ha respinto la richiesta di non passaggio all'esame degli articoli del ddl Cirinnà sulle unioni civili. Hanno votato contro 195 senatori, a favore 101, 1 astenuto. La richiesta era stata firmato da Roberto Calderoli della Lega Nord, Gaetano Quagliariello di Gal-Idea e altri 74 senatori.
Il primo voto, che blocca il rinvio in commissione del ddl unioni civili, non ha riservato particolari sorprese. Ai tabulati del voto palese risulta il voto contrario di due Ncd, Paolo Bonaiuti e Salvatore Margiotta, in dissenso dal gruppo. Anche Anna Maria Bernini, di Forza Italia, ha votato con Pd, M5s e Sel. L'astenuto è Paolo Naccarato di Gal. Non hanno partecipato al voto cinque forzisti (Marin, Floris, Matteoli, Galimberti e D'Alì, quest'ultimo in missione) e due dei Cinque Stelle (Enza Blundo e Manuela Serra, quest'ultima in missione).
In apertura dei lavori, Grasso ha respinto la richiesta di voto segreto sulla proposta (la prima delle numerose presentate) ritenendo che "la disciplina delle formazioni sociali", tra cui "rientrano le famiglie non fondate sul matrimonio, trova il proprio fondamento costituzionale nell'articolo 2" che "garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalita'" e "non tanto nella sfera di applicazione degli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione".
Domani mattina, infine, alle ore 9 il costituzionalista professor Mario Esposito, insieme ai promotori senatori Carlo Giovanardi, Andrea Augello, Luigi Compagna e Gaetano Quagliariello (del movimento 'Idea') e Mario Mauro (Popolari per l'Italia) si recheranno alla Corte costituzionale per depositare il ricorso per conflitto di attribuzione relativo all'iter del ddl Cirinnà, illegittimo rispetto all'articolo 72 della Costituzione. Lo rende noto un comunicato. Il ricorso è stato sottoscritto da 51 senatori di opposizione.
Le unioni civili restano dunque in sospeso, in attesa che la guerra degli emendamenti trovi composizione nella maggioranza (in primis nel Pd), e tra quest'ultimo e le opposizioni di centrodestra. Si rimanda la partita consentendo un lungo week-end di incontri e di trattative per trovare nuovi punti di intesa, dentro e fuori le formazioni politiche.
Le votazioni sugli emendamenti al ddl Cirinnà proseguiranno per tutta la settimana, con l'interruzione mercoledì pomeriggio per l'intervento del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in vista del Consiglio europeo. Se non si riuscirà a concludere è previsto anche la prosecuzione del voto nella giornata di martedì 23 febbraio. Lo ha riferito in aula il presidente del Senato, Pietro Grasso.
Non sono quindi ripresi i lavori al Senato dopo la pausa chiesta dal Pd. Il capogruppo Luigi Zanda aveva voluto la convocazione della conferenza dei capigruppo sul calendario dei lavori del ddl unioni civili. Il presidente del Senato Pietro Grasso ha accolto la richiesta.
Prima dello stop c'è stata la prima votazione nel merito del ddl a scrutinio palese ed ha respinto la richiesta di non passaggio all'esame degli articoli del ddl Cirinnà sulle unioni civili. Hanno votato contro 195 senatori, a favore 101, 1 astenuto. La richiesta era stata firmato da Roberto Calderoli della Lega Nord, Gaetano Quagliariello di Gal-Idea e altri 74 senatori.
Il primo voto, che blocca il rinvio in commissione del ddl unioni civili, non ha riservato particolari sorprese. Ai tabulati del voto palese risulta il voto contrario di due Ncd, Paolo Bonaiuti e Salvatore Margiotta, in dissenso dal gruppo. Anche Anna Maria Bernini, di Forza Italia, ha votato con Pd, M5s e Sel. L'astenuto è Paolo Naccarato di Gal. Non hanno partecipato al voto cinque forzisti (Marin, Floris, Matteoli, Galimberti e D'Alì, quest'ultimo in missione) e due dei Cinque Stelle (Enza Blundo e Manuela Serra, quest'ultima in missione).
In apertura dei lavori, Grasso ha respinto la richiesta di voto segreto sulla proposta (la prima delle numerose presentate) ritenendo che "la disciplina delle formazioni sociali", tra cui "rientrano le famiglie non fondate sul matrimonio, trova il proprio fondamento costituzionale nell'articolo 2" che "garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalita'" e "non tanto nella sfera di applicazione degli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione".
Domani mattina, infine, alle ore 9 il costituzionalista professor Mario Esposito, insieme ai promotori senatori Carlo Giovanardi, Andrea Augello, Luigi Compagna e Gaetano Quagliariello (del movimento 'Idea') e Mario Mauro (Popolari per l'Italia) si recheranno alla Corte costituzionale per depositare il ricorso per conflitto di attribuzione relativo all'iter del ddl Cirinnà, illegittimo rispetto all'articolo 72 della Costituzione. Lo rende noto un comunicato. Il ricorso è stato sottoscritto da 51 senatori di opposizione.