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MONDO

Un nuovo scenario è possibile

Usa 2016: cosa accadrebbe se Hillary Clinton si ritirasse?

Dopo la notizia che l'ex first lady è affetta da polmonite, l'opinione pubblica americana si chiede cosa accadrebbe se fosse costretta a rinunciare alla corsa alla Casa Bianca. Gli Usa si troverebbero ad affrontare uno scenario mai visto prima. Sanders (che non ha vinto le primarie per un soffio) e Kaine (vice presidente in pectore) sarebbero i sostituti più scontati, ma lo statuto dei Democratici non prevede automatismi. E in caso di abbandono post elezione, la questione si complicherebbe ancora di più

Hillary Clinton ieri a New York: va via da Gound Zero in seguito a un malore
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Hillary Clinton ha la polmonite. La notizia è stata data dal capo della sua campagna per le presidenziali nel tardo pomeriggio di ieri. Non è stato possibile evitarlo, l’opinione pubblica americana (e non solo) si stava domandando cosa avesse obbligato l’ex first lady ad abbandonare le celebrazioni per l’11 settembre a Ground Zero proprio nel bel mezzo della lettura dei nomi delle vittime. “Un colpo di calore” aveva dichiarato Clinton ai giornalisti che l’avevano seguita fin sotto casa della figlia Chelsea, a Manhattan. Ma qualcosa non deve aver convinto. Del resto, negli ultimi due mesi, l’avversario Donald Trump ha più volte insinuato che qualcosa non va nella forma fisica di Hillary: troppi colpi di tosse durante i suoi comizi. Accade, così, che in queste ore gli americani si stiano interrogando sull’eventualità che Hillary abbandoni la corsa alla Casa Bianca. In quel caso, chi la sostituirebbe?

Nello statuto dei Democratici non si prevede alcun automatismo. Vale a dire, che non sarebbe Bernie Sanders a prendere il posto di Hillary, nonostante non abbia assegnato i propri delegati a Clinton durante la Convention democratica e nonostante sia l’uomo che ha raccolto più voti alle primarie dopo dopo di lei. Né automaticamente verrebbe incaricato il vicepresidente in pectore Timothy Michael Kaine.

Secondo lo statuto del partito, la responsabilità della scelta del sostituto toccherebbe ai membri del Comitato nazionale. Non si sa in che modalità e con quali criteri, visto che né i voti ricevuti alle primarie né la nomina a vicepresidente in pectore rappresentano una discriminante. L’unica certezza è che Kaine resterà il candidato vice anche se Hillary dovesse abbandonare.
All’articolo 3 sezione 1 dello statuto, si legge che il Comitato nazionale ha l’autorità di “colmare i posti vacanti di presidente e vice presidente”. La scelta avviene nel corso di una riunione straordinaria indetta dal presidente del Comitato e passa con il voto della maggioranza, tra presenti e votanti per delega. Qualcuno sostiene che Bernie Sanders ha sospeso in qualche modo queste regole durante la chiamata dei voti dei delegati alla Convention democratica. Il Vermont ritardò la comunicazione dei risultati di voto alle primarie fino alla fine. Sanders si alzò e disse: “Chiedo che la convention sospenda le regole procedurali, che tutti i voti espressi dai delegati siano inseriti nel protocollo ufficiale e che Hillary Clinton sia indicata come il candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti”. Cosa ottenne Sanders quel giorno? I voti da lui raccolti furono inseriti nel protocollo e Hillary fu nominata per chiamata. In questo modo, Sanders non ebbe bisogno di passare a Clinton i suoi delegati e questo potrebbe rappresentare un argomento forte per la nomina in caso l'ex first lady si ritirasse.


Tra le ipotesi su chi potrebbe sostituire Clinton c’è Joe Biden. Il suo è il nome più gettonato, ma i sostenitori di Sanders lancerebbero una massiccia campagna per convincere il Comitato nazionale a sceglierlo, forti dei risultati alle primarie e dei sondaggi che lo vedevano come miglior ostacolo a Donal Trump. Resta, però, il fatto che nel Comitato in molti non sono favorevoli a Sanders (come risultò dalle e-mail pubblicate da Wikileaks). E qualcuno di loro volge l’attenzione anche agli umori oltreconfine: in Europa, si guarda con una certa simpatia a John Kerry, impegnato in questi mesi in delicate negoziazioni in aree “calde” del Pianeta in qualità di segretario di Stato. Certo, se Clinton dovesse lasciare gli Usa vivrebbero un evento mai accaduto prima. L’America si troverebbe impreparata e al momento non è chiaro a quale soluzione potrebbero appellarsi. 

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