MONDO
Match cruciale
Usa 2016, la notte del secondo duello: Trump sempre più solo, ma non molla
I big del Partito Repubblicano chiedono le sue dimissioni, ma il tycoon risponde: "Iipocriti". Un cambio di candidato è quasi impossibile, ma intanto il vice di Trump, Pence è pronto. Il secondo dibattito con Hillary Clinton promette scintille
Tutti contro Trump
Un appuntamento a cui il tycoon arriva più isolato che mai, un partito che già a denti stretti aveva accettato la sua
candidatura, e che ora e' nel caos piu' completo, con decine di big tra senatori e leader del Grand Old Party che tolgono il loro appoggio al candidato ufficiale o ne chiedono un passo indietro. Una fronda guidata da personaggi del calibro di John McCain e Condoleezza Rice, che si uniscono a chi non ha mai digerito la nomination di Trump, come il clan dei Bush o Mitt Romney. E personalita' di spicco come lo speaker della Camera Paul Ryan o il numero uno del partito Reince Preibus, che formalmente continuano - turandosi il naso - ad appoggiare il candidato. L'ultimo in ordine di tempo a chiedere le dimissioni di Trump per lasciare il posto al candidato alla vicepresidenza Mike Pence e' il senatore John Thune, a pochissime ore dal secondo dibattito con Hillary Clinton. E' lui il piu' alto in grado nel partito repubblicano a invocare un cambio della guardia. E Pence, che ha criticato duramente le parole volgari ed offensive di Trump sulle donne, sta alla finestra. Anche se per molti esperti oramai lo switch, con il voto gia' partito in alcuni Stati (grazie alla pratica dell'early voting), e' praticamente impossibile. Ma, premesso che si parla di scenari inediti, il pressing senza precedenti per un ritiro di Trump lascia aperta - a detta di molti osservatori - la possibilita' di sviluppi clamorosi.
"Ipocriti moralisti"
Intanto Trump, circondato dai fedelissimi come l'ex sindaco di New York Rudy Giuliani e il governatore del New Jersey Chris Christie, viene descritto da chi gli e' stato vicino nelle ultime ore nel 'fortino' della Trump Tower come scosso e incredulo. Non crede a quello che sta accadendo dopo la pubblicazione del video dello scandalo da parte del Washington Post. Ma allo stesso tempo si parla di un Trump rabbioso, che - come ha oramai piu' volte ribadito in video e su Twitter - non ha alcuna intenzione di mollare. E che chiama i repubblicani che lo stanno scaricando di ora in ora "ipocriti moralisti", che non tengono conto del suo seguito popolare. Anche se in base a un sondaggio della Abc il 43% degli americani vorrebbe il suo ritiro. Emblematiche le immagini della notte scorsa quando, uscito davanti alla Trump Tower, il tycoon ha cercato il bagno di folla, accolto da un'ovazione delle decine di fan riunitosi sotto la sua residenza sulla Fifth Avenue di Manhattan: lui circondato dagli agenti, ha salutato ripetutamente tutti con il braccio alzato e in segno di sfida e di vittoria. In quello che però per qualcuno potrebbe addirittura diventare il gesto di addio ai suoi sostenitori. Perche' anche Trump sa bene che davanti alla platea di studenti della Washington University of St. Louis, in Missouri, si gioca le sue ultime carte disperate. Secondo alcuni media, vedi il New York Times, i suoi strateghi gli avrebbero suggerito di adottare un atteggiamento fermo ma umile, di un candidato che si è reso conto della gravità di quelle affermazioni volgari e sessiste affiorate dal recente passato. Ma l'impressione e' quella di un animale ferito, pronto a qualunque colpo basso nei confronti della rivale. Gia' su Twitter ha pubblicato il video della donna che
nel 1999 accusò Bill Clinton di averla violentata e Hillary Clinton di averla minacciata per farla tacere. Vicenda archiviata dagli inquirenti.
Hillary
La candidata democratica si rende perfettamente conto che sara' attaccata su questo terreno e - racconta il suo entourage - si sta preparando a tutti gli scenari possibili, compreso il "worst case scenario". Pronta a sua volta a sfruttare le nuove registrazioni del passato tornate alla luce in queste ore in cui Trump addirittura usa espressioni sessualmente volgari parlando della figlia Ivanka. Temi come le tensioni razziali, che erano anche dietro alla scelta di St.Louis come teatro del dibattito, difficilmente troveranno spazio.