MONDO
Forse è la scatola nera del Boeing 777 della Malaysia Airlines
Aereo scomparso, tre segnali dai fondali dell'Oceano indiano
A rilevarli, in un tratto di oceano a sud-ovest della città australiana di Perth, una motovedetta cinese e una nave australia. Coinvolti nelle ricerche 12 aerei e 13 navi
Oceano Indiano
Forse siamo arrivati a una svolta nel mistero dell'aereo malese scomparso l'8 marzo scorso. Forse è stata trovata la scatola nera. Ma è ancora tutto da verificare. Ieri sera la notizia che ha riacceso le speranze. Una motovedetta cinese attiva nelle ricerche del volo MH370 ha rilevato un segnale dal fondale dell'Oceano indiano che potrebbe far pensare all'impulso emesso da una scatola nera. Una scatola nera che potrebbe essere proprio quella del Boeing 777 dissoltosi nel nulla con a bordo 239 persone. Oggi 12 aerei e 13 navi di 7 Paesi hanno deciso di convergere nella zona del rilevamento. Qui la stessa motovedetta cinese di ieri sera ha di nuovo rilevato un segnale simile a quello di ieri sera. Poi è stata la volta di una nave australiana: un altro segnale.
La notizia del rilevamento ieri sera
Si riaccendono quindi le speranze, a quasi un mese dalla scomparsa dell'aereo, di riuscire a trovare la scatola e poter quindi ricostruire la vicenda. La scatola nera ha infatti una batteria che dura circa 30 giorni. La rilevazione del segnale da parte della motovedetta cinese Haixun 01 è avvenuta a centinaia di miglia al largo della costa orientale dell'Australia, esattamente a sud-ovest della città australiana di Perth, in un tratto di mare indicato a 25 gradi di latitudine sud e 101 gradi di longitudine est. La cosa che farebbe pensare che siamo sulla strada giusta è che il segnale, anche se ancora non identificato, è stato rilevato sulle stesse frequenze (37,5 khz) della scatola nera del volo MH370. C'è poi un altro dato da non sottovalutare: sempre nella stessa zona in cui è stato rilevato il segnale sono stati individuati ipotetici rottami. Si tratta di "oggetti di colore bianco rinvenuti a 90 chilometri circa dal punto in cui è stato captato il segnale", ha informato l'ex comandante delle forze armate australiane e capo delle ricerche Angus Houston, pur predicando ancora cautela.
La corsa contro il tempo
La maxi-caccia alle scatole nere prima che le batterie degli apparecchi si spengano è iniziata ieri. L’obiettivo è quello di ritrovarle prima dell'inizio della prossima settimana altrimenti sarebbe forte il rischio che siano perse per sempre. Nella zona 1.600 chilometri a ovest dell'Australia due navi stanno setacciando un percorso di circa 240 km lungo il quale, secondo nuovi calcoli della task force multinazionale di esperti, è più probabile che il Boeing 777-200 sia precipitato, verosimilmente per l'esaurimento del carburante. L'australiana "Ocean Shield" è dotata di una sonda di 35 chili capace di captare le emissioni acustiche delle scatole nere, in una zona dove i fondali sono profondi fino a 3 mila metri. Poichè le batterie degli apparecchi hanno una durata di circa un mese, si crede che l'autonomia rimasta possa non superare i tre giorni. Con una velocità di crociera di 5 chilometri all'ora, potrebbero essere necessari quindi due giorni per un eventuale ritrovamento - sempre che i calcoli sul probabile punto di impatto del Boeing siano corretti.
Se la ricerca non desse gli esiti sperati, la possibilità di ritrovare le scatole nere si ridurrebbe drasticamente ma non si spegnerebbe del tutto. Un'altra nave della Marina australiana è infatti attiva con un sonar per perlustrare il fondale. Qui, tuttavia, eventuali resti dell'aereo rischiano di mescolarsi ad altri detriti e quindi diventerebbero difficili da identificare. Purtroppo c'è un altro fatto: anche un eventuale ritrovamento delle scatole nere potrebbe non chiarire il mistero. Gli apparecchi contengono infatti le ultime due ore di registrazioni audio in cabina, e potrebbero quindi lasciare gli investigatori all'oscuro sui motivi della disattivazione dei sistemi di comunicazione dopo le ultime parole "Buonanotte, Malaysian tre-sette-zero". Dopo che le indagini sui 227 passeggeri non hanno evidenziato nulla di sospetto, le ricerche si concentrano sul passato dei 12 membri dell'equipaggio e in particolare sui due piloti. In una zona più ampia di circa 220 mila chilometri quadrati sono operativi intanto anche 14 aerei - 10 militari e quattro civili - con il compito di individuare eventuali resti galleggianti. Nell'ultima settimana ne sono stati recuperati centinaia, spesso su segnalazione dei satelliti, ma nessuno di essi apparteneva al volo MH370.
La notizia del rilevamento ieri sera
Si riaccendono quindi le speranze, a quasi un mese dalla scomparsa dell'aereo, di riuscire a trovare la scatola e poter quindi ricostruire la vicenda. La scatola nera ha infatti una batteria che dura circa 30 giorni. La rilevazione del segnale da parte della motovedetta cinese Haixun 01 è avvenuta a centinaia di miglia al largo della costa orientale dell'Australia, esattamente a sud-ovest della città australiana di Perth, in un tratto di mare indicato a 25 gradi di latitudine sud e 101 gradi di longitudine est. La cosa che farebbe pensare che siamo sulla strada giusta è che il segnale, anche se ancora non identificato, è stato rilevato sulle stesse frequenze (37,5 khz) della scatola nera del volo MH370. C'è poi un altro dato da non sottovalutare: sempre nella stessa zona in cui è stato rilevato il segnale sono stati individuati ipotetici rottami. Si tratta di "oggetti di colore bianco rinvenuti a 90 chilometri circa dal punto in cui è stato captato il segnale", ha informato l'ex comandante delle forze armate australiane e capo delle ricerche Angus Houston, pur predicando ancora cautela.
La corsa contro il tempo
La maxi-caccia alle scatole nere prima che le batterie degli apparecchi si spengano è iniziata ieri. L’obiettivo è quello di ritrovarle prima dell'inizio della prossima settimana altrimenti sarebbe forte il rischio che siano perse per sempre. Nella zona 1.600 chilometri a ovest dell'Australia due navi stanno setacciando un percorso di circa 240 km lungo il quale, secondo nuovi calcoli della task force multinazionale di esperti, è più probabile che il Boeing 777-200 sia precipitato, verosimilmente per l'esaurimento del carburante. L'australiana "Ocean Shield" è dotata di una sonda di 35 chili capace di captare le emissioni acustiche delle scatole nere, in una zona dove i fondali sono profondi fino a 3 mila metri. Poichè le batterie degli apparecchi hanno una durata di circa un mese, si crede che l'autonomia rimasta possa non superare i tre giorni. Con una velocità di crociera di 5 chilometri all'ora, potrebbero essere necessari quindi due giorni per un eventuale ritrovamento - sempre che i calcoli sul probabile punto di impatto del Boeing siano corretti.
Se la ricerca non desse gli esiti sperati, la possibilità di ritrovare le scatole nere si ridurrebbe drasticamente ma non si spegnerebbe del tutto. Un'altra nave della Marina australiana è infatti attiva con un sonar per perlustrare il fondale. Qui, tuttavia, eventuali resti dell'aereo rischiano di mescolarsi ad altri detriti e quindi diventerebbero difficili da identificare. Purtroppo c'è un altro fatto: anche un eventuale ritrovamento delle scatole nere potrebbe non chiarire il mistero. Gli apparecchi contengono infatti le ultime due ore di registrazioni audio in cabina, e potrebbero quindi lasciare gli investigatori all'oscuro sui motivi della disattivazione dei sistemi di comunicazione dopo le ultime parole "Buonanotte, Malaysian tre-sette-zero". Dopo che le indagini sui 227 passeggeri non hanno evidenziato nulla di sospetto, le ricerche si concentrano sul passato dei 12 membri dell'equipaggio e in particolare sui due piloti. In una zona più ampia di circa 220 mila chilometri quadrati sono operativi intanto anche 14 aerei - 10 militari e quattro civili - con il compito di individuare eventuali resti galleggianti. Nell'ultima settimana ne sono stati recuperati centinaia, spesso su segnalazione dei satelliti, ma nessuno di essi apparteneva al volo MH370.