POLITICA
Verso il nuovo esecutivo
Di Maio al Pd: diamo un governo al Paese. Martina: passo avanti nei toni, ma ambiguità restano
Il candidato premier dei 5 stelle invita i Dem a seppellire l'ascia di guerra ed esclude - a sorpresa - veti nei confronti di Matteo Renzi. Orfini: siamo alternativi ai 5 Stelle. Dalle fila del centrodestra Tajani avverte: le intese non si fanno a colpi di diktat. Meloni: M5s gioca a dividerci, ma Matteo non romperà
"Dal punto di vista dell'autocritica sui toni c'e' un passo in avanti apprezzabile, ma le ambiguità politiche rimangono tutte e per noi sono un fatto". Così il segretario reggente del PD Maurizio Martina, arrivando all'acquario Romano per l'iniziativa di Matteo Richetti, commenta l'intervista di Di Maio di oggi a Repubblica. "Ribadisco- continua- quello detto al Quirinale, la nostra linea e' quella. Il centrodestra e 5stelle devono dire chiaramente al paese e alle altre forze politiche e al Parlamento cosa intendono fare". Sono loro le "forze vincitrici" e devono "esplicitare fino in fondo il loro tentativo di intesa, la loro iniziativa. Noi siamo fedeli e coerenti all'impostazione dal primo minuto". Ed esclude che questa posizione sia "un arrocco". Dal canto suo Franceschini invita il Pd a riflettere e a restare unito nella risposta.
Di fronte alle novità politica dell’intervista di #DiMaio serve riflettere e tenere comunque unito il Pd nella risposta. L’opposto di quanto sta accadendo: rispondiamo affrettatamente e ci dividiamo tra noi. Fermiamoci e ricominciamo.
— Dario Franceschini (@dariofrance) 7 aprile 2018
E sempre tramite twitter, arrivo lo stop a qualsiasi tipo di dialogo, di Matteo Orfini che avverte: siamo alternativi al M5s.
Siamo alternativi al m5s per cultura politica, programmi e visione sul futuro del paese. Non sarà certo un appello strumentale a cancellare tutto questo. Parleremo con chi riceverà l'incarico e daremo il nostro contributo da forza di minoranza parlamentare.
— orfini (@orfini) 7 aprile 2018
Di Maio a Pd: sotterriamo ascia di guerra. Al Paese serve un governo
Di Maio intanto oggi in una intervista a Repubblica torna ad aprire al Pd, che in più occasioni, anche dopo l'incontro con Mattarella, ha ribadito che il risultato alle urne è stato chiaro: faremo opposizone in modo coerente, come chiesto dai nostri elettori. "Credo che il senso di responsabilità nei confronti del Paese ci obblighi tutti, nessuno escluso, a sotterrare l'ascia di guerra. A noi viene chiesto l'onere di dare un governo al paese ma tutti hanno il dovere di contribuire a risolvere i problemi della gente e di mostrare senso di responsabilità" incalza il candidato premier dei grilini Luigi Di Maio. Apre dunque ai Dem e fa un ulteriore passo in avanti escludendo veti nei confronti di Matteo Renzi: "mai posto veti o parlato di Pd 'derenzizzato' come qualcuno ha scritto. Quello che abbiamo sempre contestato è la linea di totale chiusura decisa dal Pd all'indomani delle elezioni".
Il leader di M5s ribadisce anche l'apertura al Carroccio e sottolinea che "Lega e Pd non devono sentirsi sullo stesso piano. So di parlare a due forze politiche profondamente diverse" ma "ognuno porta le sue idee, il contratto si scrive insieme. Per questo ci sediamo intorno a un tavolo, per ragionare e trovare insieme una sintesi che serva a dare risposte e non a scontrarsi muro contro muro". Le divergenze con la Lega però restano su Berlusconi e FI: "Forza Italia è Berlusconi. Berlusconi rappresenta il passato" e la scelta di Salvini di andare alle consultazioni col centrodestra unito è scegliere "la restaurazione invece della rivoluzione. Il segretario della Lega in questo modo sta chiudendo tutto il centrodestra nell'angolo. E rischia di condannarsi all'irrilevanza. Salvini ha dimostrato di saper mantenere la parola data, ora vediamo se avrà la forza di dimostrare la sua autonomia politica da Berlusconi". Per quanto riguarda la sua candidatura a premier poi, nessun passo indietro: "Questo Paese ha avuto tantissimi presidenti del Consiglio che hanno preso zero voti dagli italiani. Ora c'è un candidato premier che prende 11 milioni di voti e la prima cosa che si chiede è che si faccia da parte?".
Della scelta di Salvini, di andare alle consultazioni col centrodestra unito, parla la Presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni dalle pagine del Corriere della Sera: è "un ottimo segnale mandato a chi gioca a dividerci. E rafforza la nostra richiesta di conferire l'incarico a un esponente del centrodestra", spiega. "È la risposta - prosegue - a chi pensa che il centrodestra sia solo facciata e non contenuto. La tattica del M5S - tentare di dividere gli avversari sulla base di questioni di 'etica' o 'presentabilità - è abbastanza scontata e non mi sorprende: se sei arrivato secondo, solo spaccando chi è arrivato primo puoi tentare di prendere il suo posto". "Noi siamo la coalizione che ha la possibilità di governare, tutti insieme - ciascuno col proprio peso - abbiamo raggiunto il risultato elettorale che lo permette. Mi chiedo: a chi gioverebbe andare da solo? Salvini - dice Meloni - sa bene che il 37% non l'ha ottenuto la Lega da sola. Non vedo ragioni per fare una scelta di rottura". "Prima di cercare accordi organici con altre forze - osserva ancora Meloni - credo sarebbe meglio cercare convergenze con chiunque in Parlamento accetti i nostri punti cardine: premiership del centrodestra e programma chiaro, dalla sicurezza allo stop all'immigrazione indiscriminata, dall'abbassamento delle tasse al lavoro. Capisco che si possa dialogare prima con chi comunque ha vinto che con le altre forze, ma esistono tante possibilità di governo, perfino quello di minoranza, o le desistenze, o l'appoggio sui provvedimenti di singoli parlamentari".
Tajani al M5s: le intese non si fanno a colpi di diktat
"Con M5s intesa possibile se abbandonano i diktat". Così, intervistato dal Messaggero, il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani. "Si è dimostrato che il centrodestra è unito - ha aggiunto -. E la riprova è che andremo tutti insieme da Mattarella alla ripresa delle consultazioni. Questa è una risposta al tentativo da parte di Di Maio, di dividerci". "Di Maio deve farsene una ragione. Il governo che si può fare è quello che parte dall'alleanza di centrodestra, la quale essendo vincitrice deve esprimere il primo ministro", "e questo non può che essere Salvini". Tajani non vede "alcuna scalata su Forza Italia. Anche perché non converrebbe né alla Lega né al centrodestra". Serve invece il partito unico? "Non riuscirebbe a farci raggiungere, come abbiamo appena fatto, il 37 per cento. Che è la somma dei consensi raccolti in diversi settori dell'elettorato. Un partito unico avrebbe un raggio d'azione più limitato. Credo fortemente nella coalizione di centrodestra ma sono anche fiero dell'identità specifica di Forza Italia. Lo schema perfetto è la coalizione".
Brunetta: apriamo anche al Pd
"Ridicoli, semplicemente". Cosi' l'ex capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta, in un'intervista a 'La Stampa' definisce i veti del M5s nei confronti di Berlusconi. "A vincere le elezioni - dice - siamo stati noi, il M5s è arrivato secondo. L'errore è stato consentire a Di Maio di occupare il centro del campo e porre veti". "E poi - aggiunge - amico Salvini, chi ha detto che si deve cercare di fare la maggioranza solo con i 5 Stelle? Se Di Maio si permette i 'due forni' perchè il centrodestra non può fare lo stesso?". "E poi: quando mai si è deciso nel centrodestra di mettere un veto sul Pd? Lo ha deciso Salvini, forse, non il centrodestra. Comunque è un bene che i nostri leader salgano insieme al Quirinale, purchè vadano con un linguaggio comune e con i dieci punti di Berlusconi". Brunetta esclude quindi accordi con il veto su Berlusconi e per quanto riguarda una possibile scissione precisa: "Ci sarà una componente collaborazionista, mentre il resto resterà saldamente con Berlusconi". E infine sul rischio di un nuovo voto: "Meglio le elezioni di una posizione subalterna, che discrimini la nostra storia. Non temo nessuna opa di Salvini, e in ogni caso: viva la liberta'".