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MONDO

Un nuovo mandato per altri sette anni

Siria, Assad confermato presidente

L'agenzia Sana, citando il presidente del Parlamento siriano, annuncia la vittoria delle elezioni per Bashar Al Assad con l'88% dei voti. Le elezioni sono state bollate come "una farsa" dalla comunità occidentale

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Bashar al Assad sarà il presidente siriano per altri sette anni. Con l'88,7% dei voti avrebbe vinto le elezioni, bollate da Stati Uniti ed Usa come "una farsa". 
Assad, 48 anni e mussulmano alawita, è in carica dal 2000. 
Il tasso di partecipazione alle elezioni presidenziali in Siria è stato invece, secondo quanto annunciato dalla commissione elettorale, del 73,42%.
Sui 15.8 milioni di elettori chiamati alle urne in piena guerra civile, 11.6 milioni hanno partecipato al voto, ha precisato il portavoce Maged Khadra.

"Voto col sangue per Assad"
"Ho votato con il sangue per esprimere l'amore per il mio paese e per il suo leader". Così il 18enne Odai al Jamounai ha raccontato la sua scelta di votare il presidente Bashar al Assad pungendosi le dita con uno spillo messo a disposizione degli elettori in un seggio di Damasco.

"Dio, Siria e Bashar"
Oltre al giovane Odai, moltre altre persone si sono punte le dita più volte in modo da avere abbastanza sangue per poter fare un cerchio intorno al nome di Assad. La maggior parte degli elettori ha però votato con l'inchiostro. Nello stesso seggio, allestito nell'hotel Dama Rose, molti elettori hanno deciso di votare pubblicamente Assad, senza ritirarsi dietro le tende. Fuori dall'albergo una ventina di uomini ha suonato tamburi e sventolato bandiere, inneggiando "Dio, Siria e Bashar". Il 49enne Ahmad Qadah, che vive in Egitto da quando è fuggito da Aleppo, è ritornato in patria quattro giorni fa appositamente per votare Assad. "È la persona più competente per guidare il Paese - ha affermato - e abbiamo bisogno di un leader forte in questi tempi difficili".

Trasferimenti forzati degli impiegati pubblici ai seggi
Testimoni residenti nelle aree sotto controllo governativo hanno però riferito di "trasferimenti forzati di impiegati pubblici dai posti di lavoro ai seggi elettorali": la pratica, denunciata nei sobborghi di Damasco di Wadi Barada, Qudsiya e Jamraya, è diffusa d'altronde da decenni nella Siria degli Assad. Tre aerei, noleggiati da un imprenditore anonimo, avrebbero portanto siriani dal Kuwait per votare. Il primo volo è atterrato stamattina a Damasco con a bordo quasi 200 persone. A Karnaz, a nord-ovest di Hama, secondo attivisti dell'opposizioni, le milizie lealiste avrebbero invece "dato alle fiamme alcune abitazioni di civili che si sono rifiutati di andare a votare", mentre ad Aleppo, Homs e Hasake le truppe ausiliarie hanno "tenuto lontano dai seggi manifestanti anti-governativi". 

Per il ministero dell'Interno "affluenza straordinaria" 
Il ministero degli interni ha dato viceversa notizia di una "affluenza straordinaria" e  ha per questo aveva prorogato fino alla mezzanotte la chiusura dei seggi. Per il ministero sarebbero 15 milioni (su un totale di 22) i siriani aventi diritto al voto. Ma nel conteggio non figurano i milioni di siriani fuggiti all'estero o residenti nelle zone non più in mano al regime.

Le reazioni al voto all'estero
Dall'estero, le reazioni al voto siriano appaiono scontate: il ministro degli esteri iraniano Mohammed Javad Zarif lo ha difeso ribadendo che "il popolo siriano può risolvere da solo la crisi del proprio paese"; mentre il francese Laurent Fabius ne ha irriso il valore sostenendo che la scelta proposta agli elettori è stata "tra Bashar al-Assad e Bashar al-Assad". La portavoce del Dipartimento di Stato americano, Marie Harf, ha detto che "Le elezioni presidenziali organizzate in Siria sono una vergogna", sottolineando come si tratti di un voto "totalmente disconnesso dalla realtà". 

E la guerra continua
Sul terreno la guerra intanto prosegue senza sosta: numerosi raid aerei sono stati condotti dall'aviazione sui sobborghi di Damasco in mano ai miliziani ostili agli Assad. Questi sono sostenuti a diversi livelli - e a seconda dei diversi orientamenti - da Turchia, Qatar, Arabia Saudita e Usa. In particolare il regime ha colpito con razzi e barili-bomba Daraya, Duma, Mliha e sulle regioni di Aleppo, Hama, Homs, Daraa e Dayr az Zor. E sono almeno 28 le persone uccise - tra cui due donne e tre minori - la cui morte è stata documentata dai Comitati di coordinamento locali degli attivisti anti-regime. I media governativi però riportano le notizie di colpi di mortai sparati dalle milizie ribelli in due quartieri residenziali di Damasco (Bab Tuma e Salhiye) e contro l'aeroporto militare di Mezze. 
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