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ECONOMIA

Una soluzione per i "crediti deteriorati" delle banche

Bad Bank, un deposito da 300 miliardi? I dubbi del governo

Il Financial Times avanza l'ipotesi che Letta sia contrario all'idea lanciata dal governatore di Bankitalia Visco. Palazzo Chigi smentisce
 

Dibattito sulle banche
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Un "deposito" per oltre trecento miliardi di crediti deteriorati, che non convincerebbe Palazzo Chigi. L'ipotesi di una bad bank di sistema ventilata dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco all'Assiom-Forex, secondo il Financial Times, che cita fonti di governo, non troverebbe sponda nel premier Enrico Letta. Secondo le fonti citate dal quotidiano, infatti, "l'idea di una bad bank potrebbe essere controproducente per l'Italia" e il timore sarebbe quello di "accelerare il processo di un downgrade da parte delle agenzie di rating nei prossimi mesi". La notizia è stata smentita proprio da palazzo Chigi, ma il dibattito sulla creazione di una bad bank italiana per i crediti deteriorati delle banche che zavorrano i bilanci e non permettono di far ripartire il flusso del credito, è partito da giorni. Anzi: è più che partito, considerando che Intesa e Unicredit hanno già allo studio, con il fondo statunitense Kkr, un veicolo "privato" di questo genere.

La novità, semmai, è proprio il lancio da parte di Visco di un'ipotesi, "ambiziosa", di una bad bank di sistema. Le iniziative private, ha detto il governatore, "vanno nella giusta direzione. Interventi quali quelli in corso presso alcune banche, volti a razionalizzare la gestione dei crediti deteriorati con la creazione di strutture dedicate in grado di aumentare l'efficienza delle procedure e la trasparenza di questi attivi". Progetti "più ambiziosi" sono comunque "da valutare anche nella loro compatibilità con l'ordinamento europeo e non sono da escludere, possono consentire di liberare a costi contenuti risorse da utilizzare per il finanziamento dell'economia". Il totale dei crediti deteriorati è oltre trecento miliardi, soglia toccata a giugno 2013. Le sole sofferenze lorde a novembre hanno raggiunto i 149,6 miliardi. Quelle nette 75,6. Due anni fa erano rispettivamente cinquanta e cento miliardi. Il rapporto sofferenze/impieghi è oltre il 4%: era 0,8% prima della crisi. Solo a fine anno il flusso delle nuove sofferenze ha iniziato a calare.

Questo lo scenario delle cifre. E se il dibattito entra nel vivo, con le differenziazioni tra istituti maggiori e piccoli, c'è anche chi, come gli economisti Alberto Alesina a Francesco Giavazzi, ipotizzano strade diverse, che magari procurerebbero qualche "prurito" dalle parti di Berlino. Si potrebbe far acquistare dalla Bce un po' dei prestiti che le banche hanno fatto alle imprese: "In questo modo alleggerirebbe i loro bilanci e farebbe ripartire il credito". Immediato anche l'intervento, nel dibattito, delle associazioni dei consumatori, da cui già partono i primi "siluri".

"Le dichiarazioni del governatore Visco, sulla 'Banca d'Italia che guarda in modo positivo alle iniziative in corso da parte delle banche, le cosiddette bad bank, per liberarsi del fardello dei crediti in sofferenza che frenano la concessione del credito e non esclude una iniziativa di sistema - dicono Adusbef e Federconsumatori - confermano i legittimi sospetti, circolati nei giorni scorsi perfino in bozza, con il governo pronto a presentare proposte per addossare ai contribuenti e risparmiatori, tramite la Cassa Depositi e Prestiti, il fardello di 135 miliardi di sofferenze, per i restyling di bilancio".
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