ECONOMIA
Banche
Mps sul filo, il cda tenta la carta del mercato. lo Stato pronto ad intervento se necessario
Tornerà a riunirsi oggi il cda del Monte dei Paschi che, dopo il no della Bce alla proroga dell'aumento di capitale, insiste su una soluzione di mercato con la riapertura della conversione dei bond al pubblico retail. Non dovesse funzionare, sarebbe già pronto lo schema del decreto-paracadute per aiutare l'istituto senese.
L'istituto senese nei fatti prova a tenere aperto uno spiraglio cercando, ancora una volta, la leva del mercato. Dopo il miliardo degli obbligazionisti istituzionali la strada individuata potrebbe essere, appunto, la riapertura della conversione dei bond al pubblico retail. Si tratta di oltre 40 mila risparmiatori che hanno in mano 2 miliardi di obbligazioni subordinate. Il passaggio è, comunque, stretto anche per i vincoli della Mifid. A meno che non vengano rimodulati i termini dell'offerta e ci sia poi il disco verde della Consob.
I tecnici e i funzionari di Siena sono a lavoro ed esplorano ogni strada per capire quali possano essere ulteriori percorsi da seguire. Altra opzione è aprire alla conversione dei Fresh, finora esclusi e che hanno un valore nominale di un miliardo, da cui potrebbero arrivare 200-300 milioni di contributo alla ricapitalizzazione. Se la strada privata sarà percorribile, l'obiettivo è lanciare un aumento da non più di 2 miliardi (il massimo ottenibile) entro la fine della settimana prossima.
Certo un rasserenamento del quadro politico farebbe tanto in questa fase. La settimana che si va ad aprire è, dunque, delicata in tutti i sensi, con l'attesa di un esecutivo stabile che si intreccia inesorabilmente ai destini del Monte che ha già in calendario un altro board per il 15 dicembre. Data in cui sarà stata già notificata la decisione della Vigilanza della Bce. Ma se il piano privato non dovesse trovare forma, lo Stato è comunque pronto ad un intervento risolutivo. Lo schema, che prevede un 'ombrello' di sicurezza per gli istituti a rischio, sarebbe già definito. L'unica via è un decreto legge. L'articolazione è in due tempi: prima con una garanzia tra i 3 e i 5 miliardi sull'aumento da 5 miliardi che Mps deve lanciare. Poi, se l'operazione dovesse fallire, l'intervento pubblico andrebbe dispiegato seguendo la procedura europea, che prevede il coinvolgimento di azionisti e obbligazionisti per rispettare le regole sugli aiuti di Stato. A dare il via al provvedimento, se necessario, non potrà che essere a questo punto il nuovo Governo.