ECONOMIA
BCE: i paesi con alto debito correggano la traiettoria. Stime per Pil al ribasso in Eurozona
Il consueto bollettino mensile della Banca Centrale Europea presenta uno scenario non libero da incertezze. L'andamento dell'economia globale, il debito pubblico dei paesi euro, le previsioni di crescita e le condizioni del mercato del lavoro devono suggerire cautela e senso di responsabilità riguardo alle singole politiche nazionali
Le stime del Pil nell'Eurozona
I nuovi dati e i risultati delle ultime indagini della Bce segnalano "una crescita lievemente più moderata nel secondo e nel terzo trimestre di quest'anno" nell'Eurozona rispetto al primo trimestre "in un contesto caratterizzato da una più debole dinamica della domanda estera".
Le proiezioni indicano una crescita annua del Pil in termini reali dell'1,2 per cento nel 2019, dell'1,4 per cento nel 2020 e dell'1,4 per cento nel 2021. Rispetto all'esercizio di marzo 2019 condotto dagli esperti della Bce, le prospettive per la crescita del Pil in termini reali sono state riviste al rialzo di 0,1 punti percentuali per il 2019 e al ribasso per il 2020 e il 2021, rispettivamente di 0,2 e 0,1 punti percentuali. I rischi per le prospettive di crescita nell'area dell'euro restano orientati al ribasso per via delle continue incertezze connesse a fattori geopolitici, alla crescente minaccia del protezionismo e alle vulnerabilità nei mercati emergenti.
Le incertezze a livello globale
Il consiglio direttivo della Bce "si dichiara pronto a reagire, in futuro, a eventuali circostanze avverse e ad adeguare tutti i suoi strumenti, nella maniera che riterrà opportuna, per assicurare che l'inflazione continui ad avvicinarsi stabilmente al livello perseguito". Lo ribadisce la Bce nel consueto bollettino mensile. La Bce nota che "secondo le ultime informazioni, circostanze avverse di carattere internazionale continuano a gravare sulle prospettive per l'area dell'euro. Il perdurare delle incertezze connesse a fattori geopolitici, alla crescente minaccia del protezionismo e alle vulnerabilità nei mercati emergenti incide sul clima di fiducia.
La Bce ricorda inoltre che, nel corso dell'ultima riunione, "il consiglio direttivo ha valutato che, allo stato attuale, il contributo positivo dato dai tassi di interesse negativi all'orientamento di politica monetaria accomodante e alla convergenza durevole dell'inflazione non e' compromesso da possibili effetti collaterali sull'intermediazione di tipo bancario". In ogni caso, conclude la Bce, "il consiglio direttivo continuerà a monitorare attentamente il canale bancario di trasmissione della politica monetaria e a valutare la necessità di eventuali misure correttive".
Il mercato del lavoro
"I tassi di posti vacanti si attestano su livelli molto alti, mentre il tasso di avviamento al lavoro non si è ancora riportato sui livelli toccati in passato e la disoccupazione rimane al di sopra dei livelli contenuti registrati in precedenza. Ciò indica sia condizioni più tese che minore efficienza nel mercato del lavoro". Lo rileva la Bce sottolineando che "la tensione nel mercato del lavoro nell'insieme dell'area dell'euro è molto più intensa rispetto al periodo precedente la crisi, anche se vi è una forte eterogeneità fra i vari paesi".
In Spagna e in Italia "la tensione nel mercato del lavoro si colloca su valori nettamente inferiori rispetti ai precedenti massimi". "La tensione nel mercato del lavoro nell'insieme dell'area dell'euro è molto più intensa rispetto al periodo precedente la crisi, anche se vi è una forte eterogeneità fra i vari paesi".
In Germania, a partire dal 2006, il rapporto fra posti di lavoro vacanti e disoccupazione si è quadruplicato, e attualmente rappresenta la determinante principale della tensione che si osserva sul mercato del lavoro a livello di intera area dell'euro.
In Francia, inoltre, la tensione sul mercato del lavoro è più elevata rispetto a prima della crisi e nell'arco degli ultimi due anni ha subito un rapido aumento.
Lo spread italiano
"Il differenziale sul debito dell'Italia è rimasto volatile ed elevato rispetto ai livelli osservati prima delle elezioni del 2018, e nel periodo in rassegna (dal 7 marzo al 5 giugno 2019, ndr), e' aumentato di 33 punti base, raggiungendo i 2,38 punti percentuali". E' quanto si legge nell'ultimo bollettino della Bce, il quale evidenzia anche che "nel periodo in rassegna, i rendimenti a lungo termine, nell'area dell'euro e negli Stati Uniti, hanno proseguito il percorso discendente intrapreso alla fine del 2018".
La Brexit e la Cina
"I rischi al ribasso per l'attività economica a livello globale ultimamente si sono intensificati". Lo rileva la Bce nel consueto bollettino mensile, sottolineando che "un ulteriore inasprimento delle tensioni commerciali potrebbe rappresentare un rischio per la crescita e per il commercio mondiali. Inoltre - prosegue la Bce - lo scenario di una Brexit senza accordo potrebbe avere ulteriori ripercussioni, soprattutto in Europa".
Nel panorama mondiale, d'altra parte, "un rallentamento ancora più marcato dell'economia cinese potrebbe essere difficile da compensare con misure di stimolo efficaci e potrebbe ostacolare il processo di correzione degli squilibri attualmente in atto nel paese. I riflessi sui mercati finanziari - conclude la banca centrale - potrebbero gravare in modo significativo su economie emergenti vulnerabili. Ulteriori inasprimenti delle tensioni geopolitiche potrebbero, inoltre, influire negativamente su attività economica e commercio internazionali".