MONDO
L'opposizione non esclude del tutto secondo referendum
Brexit: May punta alla stretta finale per accordo bipartisan, laburisti divisi
La premier Theresa May punta a concludere i colloqui sulla Brexit con l'opposizione laburista prima della fine della prossima settimana, mentre il partito di Jeremy Corbyn appare diviso sull'eventualità di appoggiare un nuovo referendum
Un secondo referendum non viene escluso del tutto, ma il partito laburista britannico non farà ufficialmente campagna per un secondo voto popolare sulla Brexit, nel caso in cui il Regno Unito dovesse partecipare alle elezioni europee di fine maggio. Cosa che accadrebbe in mancanza di un accordo in extremis fra il governo Tory e lo stesso Labour per un 'divorzio soft' dall'Ue in grado di ottenere la ratifica del parlamento di Westminster. Questa la decisione del comitato esecutivo nazionale (Nec) del partito, che vede sullo sfondo forti contrasti e divisioni interne alla formazione di Jeremy Corbyn.
L'ala europeista spera che si possa arrivare ad un secondo referendum per default, nella convinzione che il governo non accetterà il piano alternativo laburista (che prevede un'unione doganale, anatema per i "Brexiteers" conservatori) e che i Tories non voteranno a favore di nuove elezioni - lasciando come unica opzione la consultazione popolare. La prima critica reazione arriva dello Scottish National Party, il cui leader Nicola Sturgeon ha sottolineato come l'esito della riunione "dimostra che il Labour è un partito pro-Brexit", altrettanto nocivo per la Scozia dei conservatori, e invitando gli elettori scozzesi a votare Snp alle europee del 23 maggio.
Secondo dati dell'Eurobarometro pubblicato oggi dalla Commissione europea, se domani fosse indetto nel Regno Unito un nuovo referendum per lasciare l'Unione europea, solo il 37% dei cittadini britannici voterebbe per la Brexit, il 45% per restare, mentre il 18% non saprebbe cosa fare.