Original qstring:  | /dl/rainews/articoli/carceri-bonafede-question-time-scarcerazione-matteo-boss-41-bis-526d9e9a-fd29-4552-9b44-d1332f362962.html | rainews/live/ | true
POLITICA

Bonafede: "Infondato nesso tra nomina Dap e scarcerazioni"

Carceri, Bonafede: presentata mozione di sfiducia della Lega contro il ministro

La Lega ha presentato la mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede che proprio questa mattina è intervenuto al Question Time al Senato per rispondere a proposito della presunta mancata nomina del procuratore Nino Di Matteo a capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria a causa dell'interferenza della mafia

Condividi
La Lega ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Lo annuncia la senatrice Giulia Bongiorno. "La marcia indietro sulle scarcerazioni è solo l'ennesima dimostrazione della inadeguatezza di Bonafede che giustifica il nuovo provvedimento con la fine dell'emergenza coronavirus", afferma Bongiorno. "Resta da chiedersi: se ci fosse una nuova ondata di contagi in autunno cosa accadrebbe? Il ministro non ha mai affrontato le problematiche del sistema penitenziario. Nelle carceri vige un'illegalità consentita: nello stesso momento in cui lo Stato vieta gli assembramenti, impone che nelle sue strutture, all'interno di ogni cella, restino confinati cinque o più detenuti. Abbiamo presentato una mozione di sfiducia perché oltre che inadeguato è un ministro assente: non interviene quando deve. La sua inerzia ha generato un caos permanente e inaccettabile: a pochi giorni dalla ripresa di tutte le udienze nessuno sa se e in che modo si celebreranno giacché Bonafede si è limitato a delegare ogni decisione ai singoli uffici giudiziari, rendendo il sistema del tutto confuso in una fase delicata che impone, di contro, rigore organizzativo", conclude la senatrice, responsabile del Dipartimento Giustizia della Lega.

Bonafede al Question Time
"E' totalmente infondato il collegamento" tra i fatti relativi alla mancata nomina di Nino Di Matteo al Dap nel 2018 e "le scarcerazioni di cui si è parlato in questi giorni, frutto di decisioni di magistrati che hanno applicato leggi previgenti che nessuno aveva mai modificato fino al decreto legge approvato la scorsa settimana da questo governo, con il quale si stabilisce che, rispetto alle istanze di scarcerazione, è obbligatorio il parere della Direzione Nazionale e delle Direzioni distrettuali Antimafia". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, al Question time al Senato, nel corso di un'interrogazione a risposta immediata a proposito della presunta mancata nomina del procuratore Nino Di Matteo a capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria a causa dell'interferenza della mafia.

L'intervento in Aula del ministro
"Ringrazio gli interroganti perché mi danno la possibilità di chiarire alcuni punti importanti che, come ho già detto ieri alla Camera dei Deputati, contribuiranno ad evitare l'ulteriore degenerazione del dibattito politico surreale di questi giorni".



No interferenze in nomina capo Dap
"Ribadisco che nel giugno 2018 non vi fu alcuna ''interferenza'', diretta o indiretta, nella nomina del capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Come ormai noto, le esternazioni di alcuni boss erano già note al Ministero dal 9 giugno 2018 e furono peraltro oggetto di specifica interlocuzione con il Dott. Di Matteo già in occasione della prima telefonata avvenuta in una diversa circostanza che conferma, ove ce ne fosse bisogno, la totale assurdità delle illazioni portate avanti nel dibattito politico di questi giorni. Ribadisco che nelle normali interlocuzioni per la formazione della squadra, avevo intenzione di coinvolgere Di Matteo, conoscendo il suo profilo professionale e la sua carriera come magistrato antimafia. Per questo pensai a due possibili ruoli: o il vertice dell'amministrazione penitenziaria oppure, come ho già avuto modo di spiegare, un ruolo che fosse in qualche modo equivalente alla posizione ricoperta a suo tempo da Giovanni Falcone (la ex Direzione degli affari penali), a seguito di riorganizzazione. Mi convinsi, dopo la prima telefonata e in occasione del primo incontro al Ministero, che questa seconda opzione fosse la più adeguata perché avrebbe consentito al Dott. Di Matteo di lavorare in Via Arenula, come ho già detto, al mio fianco: il messaggio sarebbe stato chiaro e inequivocabile per tutte le mafie. Come ormai noto, non ci furono i presupposti per realizzare la auspicata collaborazione"

Infondato il collegamento con le scarcerazioni
"E' totalmente infondato il collegamento tra questi fatti e le scarcerazioni di cui si è parlato in questi giorni, frutto di decisioni di magistrati che hanno applicato leggi previgenti che nessuno aveva mai modificato fino al decreto legge approvato la scorsa settimana da questo governo, con il quale si stabilisce che, rispetto alle istanze di scarcerazione, è obbligatorio il parere della Direzione Nazionale e delle Direzioni distrettuali Antimafia. Come ho anticipato ieri, è in cantiere un decreto legge che permetterà ai giudici, alla luce del nuovo quadro sanitario, di rivalutare l'attuale persistenza dei presupposti per le scarcerazioni di detenuti di alta sicurezza e al 41 bis. Gli interroganti sostengono di avere alcuni dubbi: per fugarli, non posso che suggerire loro di andare a scorrere l'elenco di tutte le leggi che ho portato all'approvazione in questi due anni". "Non si tratta di intercettazioni in senso tecnico ma di esternazioni di detenuti contenute in informative pervenute al ministero attraverso gli ordinari canali in data 9 giugno 2018". 

Fondamentale fronte antimafia compatto
"E' fondamentale che il fronte antimafia resti compatto". "Il cerchio si chiude con il dl in cantiere che permetterà al magistrato di sorveglianza di rivalutare le misure nella fase due. La linea d'azione che ho seguito è stata e continuerà a essere sempre improntata nella massima determinazione nella lotta alle mafie".

Costante attenzione del governo contro mafia
Sono state rafforzate le misure per valutare le richieste di scarcerazione per motivi legati all'emergenza Covid da parte di detenuti per reati gravi o di mafia, lo ha ribadito il ministro della giustizia Alfonso Bonafede. In particolare, dopo l'insediamento del vice capo del Dap Roberto Tartaglia "è stata emanata la circolare del 2 maggio 2020 che invita i direttori degli istituti penitenziari a comunicare immediatamente al dipartimento le istanze presentate dai detenuti sottoposti al regime" del 'carcere duro'. Lo scorso 24 aprile, inoltre, un'altra circolare "prevede l'obbligo per i detenuti delle carceri di trasmettere alla Direzione nazionale antimafia e alle Direzioni distrettuali competenti le segnalazioni o istanze contenenti ristretti sottoposti al regime di cui al 41bis o assegnati al circuito 'alta sicurezza'". Dal carcere sono usciti circa 360 detenuti condannati per reati legati alla mafia.

Massima trasparenza e rispetto per il Parlamento
"Ho sempre rispettato il Parlamento e continuerò a farlo : la trasparenza è un valore guida". "Ieri ho parlato alla Camera, oggi sono qui al Senato e avevo dato la disponibilità per l'informativa già domani. La svolgerò martedì alla Camera e per il Senato attendo la decisione della capigruppo".

Scarcerazioni dei boss sono decisioni dei magistrati
"I principi e le norme della Costituzione stabilisce l'autonomia e l'indipendenza della magistratura e non c'è alcun Governo che possa imporre o influenzare le decisioni dei giudici. Questo è l'abc della Costituzione, le scarcerazioni sono decisioni giursdizionali", ha detto Bonafede, rimarcando la "costante attenzione del Governo e del ministero della Giustizia al contrasto del fenomeno mafioso in ogni sua forma"."Invito tutti a fare un'operazione di verità, che nella lotta alla mafia è fondamentale. Le scarcerazioni sono avvenute in virtù di leggi che non ha approvato questo governo, ma che erano lì da anni che nessuno aveva mai modificato".

Le reazioni
Gallone (Fi): "Bonafede ha creato il vulnus"

"Il ministro Bonafede deve fare chiarezza perché questo è un vespaio da dipanare con urgenza. Per i cittadini c'è il processo eterno, per i boss mafiosi la scarcerazione. Non si può derubricare questa vicenda come fosse un equivoco perché in altri tempi ci darebbero state sia le dimissioni del ministro e del Governo". Lo ha detto la vicepresidente dei senatori di Forza Italia, Alessandra Gallone, nel question time a palazzo Madama con il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. "Lei ha creato un vulnus, un corto circuito tra giustizia e politica ma continua a definire surreale quanto accaduto". "Noi restiamo in fiduciosa attesa di una sua risposta ufficiale che sia approfondita e concreta perché non possono esserci dubbi quando viene scarcerato addirittura il carceriere di un bambino sciolto nell'acido".

Balboni (Fdi): "Parole di Bonafede confermano i dubbi"
"Il ministro Bonafede non risponde, anzi le sue parole confermano la gravità di questa vicenda. La lotta alla mafia si fa nominando Di Matteo a capo del Dap, non viceversa". Lo ha detto il senatore di Fratelli d'Italia, Alberto Balboni. "Infatti, Bonafede ha affermato che quando offrì a Di Matteo di occupare il vertice del Dap era a conoscenza delle esternazioni di contrarietà dei boss mafiosi. E quindi quale segnale migliore sarebbe stato nominarlo laddove i mafiosi non volevano? Ecco, questo è il punto e che conferma tutti i nostri dubbi suffragati da 376 indizi che sono i criminali pericolosi scarcerati in questi mesi e mandati a casa grazie a questo governo".

Zingaretti (Pd): "Vera priorità è combattere le mafie"
"La vera priorità è come le mafie si combattono nelle carceri e nell'economia legale, questa è la vera priorità e su questo dobbiamo trovare soluzioni. Una cosa che non c'entra nulla con il chiacchiericcio del sistema politico in queste ore. A maggioranza e opposizione dico, su questo troviamo una risposta". Lo ha detto Nicola Zingaretti.
Condividi