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POLITICA

Caos in Parlamento

Consulta, dopo la "bocciatura" all'ultimo voto Catricalà ritira la candidatura

L'ex presidente dell'Antitrust è perentorio: "Non voglio mettere a rischio la mia immagine professionale". Lui e Violante al centro di trattative ancora senza esito fra maggioranza e opposizione 

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"Ringrazio i parlamentari che mi hanno votato ma chiedo loro di non sostenere ulteriormente la mia candidatura" per la Consulta. Lo annuncia Antonio Catricalà.   "Non vorrei mettere a rischio la mia immagine professionale e spero che il Parlamento possa più facilmente superare le contrapposizioni che hanno finora ostacolato l'elezione dei due giudici costituzionali", conclude. Il ritiro della disponibilità da parte di Catricalà arriva dopo giornate di trattative, ma senza risultati. Le Camere riunite in seduta comune non riescono, infatti, ad eleggere i due giudici alla Corte costituzionale che dovrebbero sostituire i componenti "scaduti" a fine giugno: Luigi Mazzella e Gaetano Silvestri.

Sorpresa: i due candidati "sicuri" non ce la fanno
I due candidati, sui quali si era detto che le forze politiche non avrebbero avuto difficoltà a convergere, Luciano Violante e Antonio Catricalà, non avevano raggiunto, per la terza volta di seguito, il quorum previsto dei 3/5 dei componenti, cioè 570 voti. L'ex presidente della Camera ne ha incassati "solo" 468. Mentre all'ex capo dell'Antitrust ne sono arrivati 368. Entrambi risultati non sufficienti ad aprire le porte della Consulta. Sul fronte Csm, il Parlamento riesce nella sua impresa solo a metà eleggendo, dopo sei fumate nere, tre degli otto candidati: l'attuale sottosegretario al Mef, Giovanni Legnini; l'ex vicepresidente della Camera Antonio Leone (Ncd); l'ex responsabile Giustizia della Margherita e sindaco di Arezzo, Giuseppe Fanfani. Sugli altri cinque tutto sembra ancora in alto mare. Soprattutto perché l'accordo sul Csm sembra indissolubilmente legato a quello sulla Consulta.

Stallo anche sul Csm
Teresa Bene (Pd) ha ricevuto 480 voti; Elisabetta Casellati e Luigi Vitali (FI) rispettivamente 473 e 451; Renato Balduzzi (Sc) 462; Nicola Colaianni (M5S) 425; Alessio Zaccaria (M5S) 127. Nessuno ha sfondato il quorum di 490 voti. Così il Parlamento in seduta comune deve replicare. E i presidenti delle Camere, Boldrini e Grasso, che già nelle ultime ore avevano raccolto l'appello del Capo dello Stato della scorsa settimana proclamando il voto a oltranza fino al completamento delle squadre per Consulta e Csm, hanno fissato la prossima seduta per lunedì 15 settembre alle 15. Quindi hanno stilato a fine giornata una nota in cui si parla di "obbligo improrogabile" e dalla quale traspare una visibile irritazione che potrebbe essere comune a quella del Colle che nei giorni scorsi aveva tentato di sferzare le forze politiche al rispetto degli impegni costituzionali.   

Caos in Forza Italia
Ma il fine settimana potrebbe non bastare ai partiti per riportare ordine nella selva dei veti incrociati che avvelenano il clima per queste elezioni. In FI, ad esempio, si parla di una frattura difficilmente ricomponibile visto che una parte del partito non ha votato per Catricalà, candidato ufficiale di Letta e Berlusconi, preferendogli un altro forzista di primo piano, Donato Bruno, al quale sono arrivati 120 voti: alcuni dei quali probabilmente anche da Pd e Lega. Berlusconi, dicono i suoi, sarebbe piuttosto irritato per la "fronda interna" che "non può pensare di imporre una linea al partito" e avrebbe chiesto a Catricalà di non fare il passo indietro da lui già paventato dopo il voto negativo. La candidatura dell'ex sottosegretario a palazzo Chigi non sarebbe stata graditissima anche tra i democratici e i centristi. In più c'è anche chi sostiene che i Consiglieri di Stato, già potendo votare un proprio componente alla Corte, con Catricalà sarebbero decisamente "sovrarappresentati".
Problemi anche per Violante che, ricevendo preferenze da azzurri e Ncd, non sarebbe riuscito a fare il pieno nel Pd. 
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