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ECONOMIA

Comparazione con i 28 paesi europei

Cgia: Italia sesta in Ue per pressione fiscale

Con le tasse di Spagna o Regno Unito, una famiglia italiana avrebbe risparmiato quasi 5.000 euro all'anno

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Se potessimo contare su una pressione fiscale pari a quella media europea, ogni famiglia italiana risparmierebbe 1.506 euro di tasse all'anno, segnala la Cgia che ha comparato la pressione fiscale dei 28 paesi dell'Ue. Stando agli ultimi dati disponibili (media anno 2019), la pressione fiscale in Italia si è fermata al 42,4% del Pil (+0,7%sul 2018). Questo incremento è avvenuto dopo 5 anni di costante calo del carico fiscale. Dopo il picco massimo toccato nel 2013, il peso di tasse e contributi ha cominciato a calare in particolar modo con l'esecutivo guidato da Renzi che, tra le altre cose, ha tolto l'Imu sulla prima casa e ha alleggerito il costo del lavoro dei neo assunti. Cosa succederà quest'anno? C'è l'impressione che la pressione fiscale sia destinata a salire ancora. Non tanto perché sono state ritoccate all'insù le aliquote, cosa che infatti non è avvenuta, ma perché registreremo una caduta verticale del Pil più significativa della contrazione registrata dalle entrate. Nel 2019, tra i 28 paesi Ue, l'Italia era al sesto posto per il peso della pressione fiscale in percentuale del Pil. Prima la Danimarca (47,6%), poi la Francia  (47,3%), il Belgio (45,5%), la Svezia (43,5%) e l'Austria (42,9%). Sesta l'Italia col 42,4% contro il 41,6% della Germania, e del 35,2% di Regno Unito e Spagna. Con le tasse di Spagna o Regno Unito, una famiglia italiana avrebbe risparmiato quasi 5.000 euro all'anno.

Nel confronto con la pressione fiscale media UE riferita al 2019 (40,2%) una famiglia italiana avrebbe pagato 1.506 euro in meno di tasse e 548 nella comparazione con la Germania,  2.123 con i Paesi Bassi e 4.930 con il Regno Unito e la Spagna. Sempre tra i grandi paesi d'Europa, spicca il risultato che emerge dal raffronto con la Francia. Se in Italia avessimo la stessa pressione fiscale di Parigi (47,3%), la famiglia media italiana pagherebbe 3.355 euro di tasse in più e addirittura 3.561 euro nel confronto con la Danimarca dove la pressione fiscale è più alta in tutta l'Ue (47,6%).

L'Italia poi è il Paese, col Portogallo, dove pagare le tasse è più difficile, specie per le aziende. Dalle ultime statistiche della Banca Mondiale, i nostri imprenditori "perdono" 30 giorni all'anno (238 ore) per raccogliere tutte le informazioni necessarie per calcolare le imposte dovute; per completare le dichiarazioni dei redditi e per presentarle all'amministrazione finanziaria; per effettuare il pagamento on line o presso le autorità preposte. In Francia bastano 17 giorni (139 ore), in Spagna 18 (143) e in Germania 27 (218); la media dell'Area dell'Euro è di 18 giorni (147). I dati si riferiscono a una media impresa, al secondo anno di vita e con circa 60 addetti. Per Paolo Zabeo "con la prossima legge di Bilancio è necessario un intervento choc che nel giro di qualche anno riduca la pressione fiscale di almeno del 3-4 %. Chi ritiene che siano sufficienti solo 10 miliardi sbaglia: questa cifra è insufficiente. Per il 2021 è necessaria una contrazione di almeno 20 miliardi di euro e questo obbiettivo potrà essere raggiunto solo se si riuscirà ad abbassare, di pari importo, la spesa pubblica improduttiva e una parte delle agevolazioni fiscali. Negli ultimi 10 anni, la spending review non ha prodotto risultati apprezzabili, mentre il numero delle deduzioni e delle detrazioni fiscali è aumentato a dismisura, specie in questo periodo di Covid"

."Ma oltre a tagliare le tasse- aggiunge Renato Mason,, segretario Cgia - è altrettanto importante semplificare il nostro sistema fiscale".
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