MONDO
Hacktivismo
Charlie Hebdo: Anonymous attacca centinaia tra siti e account legati al jihad
L'obiettivo è mappare tutte le informazioni possibili che si trovano sui siti legati agli estremisti e denunciare in modo virale sui social media tutti gli account di jihadisti e terroristi. Come hasthtag per l'operazione viene usato #OpCharlieHebdo
Lo aveva promesso pochi giorni fa: la strage di Charlie Hebdo non sarebbe rimasta impunita. E così Anonymous ha attaccato con le affilatissime armi dell’hacking.
Gli obiettivi
Come spiegato dagli stessi hacktivisti lo scopo di #OpCharlieHebdo è fare un elenco dei siti jihadisti in modo da ottenere una sorta di database (hanno fatto sapere che eventuali informazioni utili sui proprietari e sugli utenti, ad esempio, verranno fornite alle autorità).
Obiettivo uno: carpire informazioni dai siti jihadisti
L’operazione contro i terroristi dell’Islam deviato e la loro presenza sul web ha due filoni. Il primo è quello classico di entrare - e ottenere tutte le informazioni possibili - nei siti ritenuti megafono o simpatizzanti del jihad. Oppure, in alcuni casi, di mandarli offline, come è avvenuto con il sito estremista francofono Ansar al Haqq. L’oscuramento attuato in questo caso, che in gergo si chiama DDos, Distributed Denial of Service, è però controversa tanto che alcuni utenti, sulla stanza di chat utilizzata per “guidare” l’operazione, scrivono di non farlo per evitare interferenze con il lavoro di intelligence messo in atto. Il gruppo ha infatti fatto sapere che eventuali informazioni trovate saranno messe a disposizione delle autorità competenti.
Obiettivo due: oscurare gli account del terrore
Il secondo metodo di combattere il jihad sul web è quello di segnalare gli account Twitter utilizzati dai terroristi in modo virale, in modo che vengano oscurati, come è avvenuto con alcuni. Le segnalazioni hanno superato quota 600.
Rischio razzismo: le precauzioni
Un documentatissimo articolo di Wired spiega nel dettaglio come la rete orizzontale degli hacktivisti si stia proteggendo dal rischio che siti legati all’Islam ma non al terrorismo finiscano nel mirino: ci sono madrelingua araba o urdu reclutati per l’operazione e vengono bannati tutti coloro che mettono offline siti per ragioni che esulano dall’estremismo.
Gli obiettivi
Come spiegato dagli stessi hacktivisti lo scopo di #OpCharlieHebdo è fare un elenco dei siti jihadisti in modo da ottenere una sorta di database (hanno fatto sapere che eventuali informazioni utili sui proprietari e sugli utenti, ad esempio, verranno fornite alle autorità).
Obiettivo uno: carpire informazioni dai siti jihadisti
L’operazione contro i terroristi dell’Islam deviato e la loro presenza sul web ha due filoni. Il primo è quello classico di entrare - e ottenere tutte le informazioni possibili - nei siti ritenuti megafono o simpatizzanti del jihad. Oppure, in alcuni casi, di mandarli offline, come è avvenuto con il sito estremista francofono Ansar al Haqq. L’oscuramento attuato in questo caso, che in gergo si chiama DDos, Distributed Denial of Service, è però controversa tanto che alcuni utenti, sulla stanza di chat utilizzata per “guidare” l’operazione, scrivono di non farlo per evitare interferenze con il lavoro di intelligence messo in atto. Il gruppo ha infatti fatto sapere che eventuali informazioni trovate saranno messe a disposizione delle autorità competenti.
Obiettivo due: oscurare gli account del terrore
Il secondo metodo di combattere il jihad sul web è quello di segnalare gli account Twitter utilizzati dai terroristi in modo virale, in modo che vengano oscurati, come è avvenuto con alcuni. Le segnalazioni hanno superato quota 600.
Rischio razzismo: le precauzioni
Un documentatissimo articolo di Wired spiega nel dettaglio come la rete orizzontale degli hacktivisti si stia proteggendo dal rischio che siti legati all’Islam ma non al terrorismo finiscano nel mirino: ci sono madrelingua araba o urdu reclutati per l’operazione e vengono bannati tutti coloro che mettono offline siti per ragioni che esulano dall’estremismo.