ECONOMIA
Il professor Andrea Terzi commenta la reazione dei mercati
Draghi delude le Borse. "Troppe aspettative verso la Bce"
Le Borse europee nel giorno del vertice Bce nella città partenopea hanno bruciato 222 miliardi, Milano da sola ha perso quasi il 4%. Per capire la reazione delle piazze europee Rainews.it ha intervistato il professor Andrea Terzi, docente di Economia alla "Franklin University" di Lugano e all'università Cattolica di Milano
Roma
La politica monetaria non basta. A dirlo non è solo Mario Draghi, ma anche il direttore del Fmi Christine Lagarde. Ogni Paese deve fare le riforme strutturali e di qui non si scappa. Nel giorno del summit della Banca centrale a Napoli il numero uno dell'Eurotower lancia il piano di acquisto dei titoli Abs e cover bond per far ripartire il credito alle imprese e alle famiglie. Ma proprio durante la sua conferenza stampa da Capodimonte, le Borse europee iniziano ad affondare: in una sola seduta il Vecchio Continente brucia 222 miliardi e Milano - la peggiore - ne brucia da sola 19 lasciando sul terreno quasi il 4%. Ma perchè questa reazione dei mercati? Rainews.it lo ha chiesto al professor Andrea Terzi, docente di Economia alla "Franklin University Switzerland"di Lugano, all'università Cattolica del 'Sacro Cuore' di Milano, nonchè autore del libro "Salviamo l’Europa dall’austerità".
Professore, come si spiega il tracollo delle Borse europee dopo le parole di Mario Draghi?
"In questi anni di stagnazione si sono create troppe aspettative, sproporzionate direi, nei confronti del potere delle banche centrali. La cosa che più mi ha fatto riflettere, da 5 anni a questa parte, sono stati i titoli dei giornali con la Bce in prima pagina. Come se questa, da sola, potesse risolvere i destini e le economie dei Paesi dell'Eurozona. Il potere della Bce è limitato, ed è possibile che i mercati si stiano rendendo conto di questo. Può essere anche che gli operatori si aspettassero qualcosa di più forte, di più deciso da parte della Banca centrale. Inoltre in Europa il costo del prestito bancario non è lo stesso per tutti i Paesi (a differenza degli Stati Uniti). Draghi sta cercando di far convergere i tassi di finanziamento di tutte le banche europee".
Il vincolo del 3% nel rapporto deficit/pil: Renzi ha ribadito che l'Italia non lo sforerà, mentre la Francia ha fatto capire che lo farà sicuramente. Che cosa potrebbe succedere?
"Se si sforasse il vincolo ci sarebbero conseguenze economiche e politiche. Dal punto di vista finanziario non succederebbe quasi nulla per via dello scudo anti spread. Economicamente ci sarebbe un miglioramento. In tempi di stagnazione come questi occorre ricostituire i redditi dei lavoratori e delle imprese, ma manca la domanda e questo Draghi lo sa benissimo e non ne fa mistero. In situazioni del genere non bisognerebbe comprimere il disavanzo".
Bisognerebbe, quindi, fare più disavanzo?
"Se lo facesse, ad esempio, solo la Francia o l'Italia, i maggiori redditi poi si disperderebbero nei 18 Paesi dell'Eurozona. Se tutti i Paesi lo facessero, allora sì che si vedrebbero gli effetti. Gli Stati Uniti lo hanno fatto nel 2009 portando il rapporto deficit/Pil al 10% e sono usciti dalla crisi. La Germania è convinta che il modello tedesco sia esportabile. Ma il modello tedesco ha bisogno di Paesi che facciano disavanzo".
Ma a questo punto sorge il problema del debito. Che fare?
"Il debito è sempre sostenibile quando lo garantisce la Bce. L'unico problema sarebbe l'inflazione, ma al momento una tra le più grandi preoccupazioni di Draghi è quella di farla aumentare per ancorarla al 2%. Oggi l'unico debito che circola è quello dei singoli Stati: gli eurobond sarebbero l'ideale, ma ci sono troppe divergenze nell'Eurozona. Anche se all'interno della Germania ci sono opinioni diverse".
Ma allora quale potrebbe essere la via di uscita da una crisi che ormai dura da troppo tempo?
"Io dimezzerei l'Iva in tutti i Paesi dell'Euro: questa riduzione delle entrate non dovrebbe essere computata nel Fiscal Compact e verrebbe finanziata da un'emissione di eurobond garantiti dalla Bce. Questo creerebbe il 3 o il 4% di deficit/Pil in più per i redditi. Sta alla politica ammettere che c'è il problema, le soluzioni si trovano".
di Cristina Raschio
Professore, come si spiega il tracollo delle Borse europee dopo le parole di Mario Draghi?
"In questi anni di stagnazione si sono create troppe aspettative, sproporzionate direi, nei confronti del potere delle banche centrali. La cosa che più mi ha fatto riflettere, da 5 anni a questa parte, sono stati i titoli dei giornali con la Bce in prima pagina. Come se questa, da sola, potesse risolvere i destini e le economie dei Paesi dell'Eurozona. Il potere della Bce è limitato, ed è possibile che i mercati si stiano rendendo conto di questo. Può essere anche che gli operatori si aspettassero qualcosa di più forte, di più deciso da parte della Banca centrale. Inoltre in Europa il costo del prestito bancario non è lo stesso per tutti i Paesi (a differenza degli Stati Uniti). Draghi sta cercando di far convergere i tassi di finanziamento di tutte le banche europee".
Il vincolo del 3% nel rapporto deficit/pil: Renzi ha ribadito che l'Italia non lo sforerà, mentre la Francia ha fatto capire che lo farà sicuramente. Che cosa potrebbe succedere?
"Se si sforasse il vincolo ci sarebbero conseguenze economiche e politiche. Dal punto di vista finanziario non succederebbe quasi nulla per via dello scudo anti spread. Economicamente ci sarebbe un miglioramento. In tempi di stagnazione come questi occorre ricostituire i redditi dei lavoratori e delle imprese, ma manca la domanda e questo Draghi lo sa benissimo e non ne fa mistero. In situazioni del genere non bisognerebbe comprimere il disavanzo".
Bisognerebbe, quindi, fare più disavanzo?
"Se lo facesse, ad esempio, solo la Francia o l'Italia, i maggiori redditi poi si disperderebbero nei 18 Paesi dell'Eurozona. Se tutti i Paesi lo facessero, allora sì che si vedrebbero gli effetti. Gli Stati Uniti lo hanno fatto nel 2009 portando il rapporto deficit/Pil al 10% e sono usciti dalla crisi. La Germania è convinta che il modello tedesco sia esportabile. Ma il modello tedesco ha bisogno di Paesi che facciano disavanzo".
Ma a questo punto sorge il problema del debito. Che fare?
"Il debito è sempre sostenibile quando lo garantisce la Bce. L'unico problema sarebbe l'inflazione, ma al momento una tra le più grandi preoccupazioni di Draghi è quella di farla aumentare per ancorarla al 2%. Oggi l'unico debito che circola è quello dei singoli Stati: gli eurobond sarebbero l'ideale, ma ci sono troppe divergenze nell'Eurozona. Anche se all'interno della Germania ci sono opinioni diverse".
Ma allora quale potrebbe essere la via di uscita da una crisi che ormai dura da troppo tempo?
"Io dimezzerei l'Iva in tutti i Paesi dell'Euro: questa riduzione delle entrate non dovrebbe essere computata nel Fiscal Compact e verrebbe finanziata da un'emissione di eurobond garantiti dalla Bce. Questo creerebbe il 3 o il 4% di deficit/Pil in più per i redditi. Sta alla politica ammettere che c'è il problema, le soluzioni si trovano".