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MONDO

Dilaga l'astensionismo

Elezioni in Egitto, Sisi è il nuovo presidente

Gli exit poll delle presidenziali non lasciano dubbi: l'ex generale supera il 95%. Si ferma sotto il 5% lo sfidante progressista Sabbahi
 

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Abdel Fattah al Sisi è il nuovo Faraone d'Egitto. Con percentuali pari al 95,3%, degne dell'era Mubarak stando ai primi exit poll, l'ex generale e ministro della Difesa protagonista della cacciata dei Fratelli musulmani lo scorso luglio, ha conquistato la presidenza. L'unico sfidante, l'innocuo progressista Hamdine Sabbahi, si è fermato a meno del 5%, secondo il centro demoscopico Basira, citato dal quotidiano filo-governativo al Ahram. E altre rilevazioni, accreditate dal sito di al Arabiya, fanno lievitare la percentuale a favore di Sisi addirittura al 97 per cento. L'ex capo delle forze armate vince perfino nel villaggio natale del deposto presidente islamista Mohamed Morsi. Il sito del quotidiano al Ahram riferisce tuttavia fonti dell'Alta commissione elettorale secondo le quali l'affluenza non ha superato il 40%, con 21 milioni di votanti.

Vince l'astensionismo
Ma si tratta ancora di dati ufficiosi e altre stime arrivano al 47 per cento. L'astensionismo appare comunque alto, anche se al secondo turno delle ben più combattute presidenziali del 2012, vinte da Morsi sul filo di lana, la percentuale dei votanti non era stata superiore al 51,8 per cento. Nei primi due giorni del voto i dati sull'affluenza, al di sotto delle aspettative, avevano portato la Commissione elettorale a prolungare per altre 24 ore la consultazione, sollevando non poche critiche nell'opinione pubblica e anche nei comitati elettorali di Sisi e dello sfidante Sabbahi. I ripetuti appelli a recarsi alle urne lanciati dalla presidenza ad interim e dalle principali autorità civili e religiose del Paese non sembrano aver comunque sedotto la maggioranza degli egiziani.

L'isolamento dei Fratelli musulmani
Secondo alcuni analisti avrebbero pesato sia gli appelli al boicottaggio da parte delle opposizioni, in primis tra i sostenitori dei Fratelli musulmani, sia l'indifferenza della popolazione di fronte a quello che in molti hanno considerato in partenza un risultato scontato. In un'analisi del voto, il sito di al Arabiya sottolinea nel titolo che d'altronde la "bassa affluenza minaccia ora il mandato di Sisi" e rischia di intaccarne la legittimazione. Grazie al forte culto della personalità, Sisi ha fatto leva in ogni modo sul voto delle donne, ma non mancano i dubbi su quali soluzioni potrà adottare per risollevare la nazione, gravata da un forte debito e dalla disoccupazione sopra il 13 per cento. Nel corso della sua campagna elettorale l'ex generale ha martellato sui temi della stabilità e della sicurezza.

La reazione della Casa Bianca
Il pugno duro nei confronti del terrorismo e gli jihadisti del Sinai, la repressione contro i Fratelli musulmani lo hanno accreditato come il salvatore della patria negli ambienti non radicali, ma in futuro potrebbero costargli in termini di popolarità: polarizzando e spaccando ulteriormente il Paese. Le relazioni degli Stati Uniti con l'Egitto "sono ancorate agli interessi sulla sicurezza, dal trattato di pace con Israele, agli sforzi comuni contro l'estremismo violento", ha detto intanto Barack Obama, spiegando così la decisione di Washington di "non tagliare la cooperazione con il nuovo governo" del Cairo. Ma gli Usa "possono fare e faranno insistentemente pressioni per le riforme che il popolo egiziano ha chiesto". 
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