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MONDO

Netanyahu: "La tregua non è in agenda"

Gaza, continuano i raid. Ban Ki Moon lancia l'appello per il cessate il fuoco

L’operazione Protective Edge è al terzo giorno: 81 morti e 550 feriti, lo scontro è il più duro dal 2012. Mentre oltre 74 razzi sono arrivati sul suo territorio, Israele fa sapere di aver colpito solo ieri 322 obiettivi nella Striscia

Bombardamenti su Gaza
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"La tregua con Hamas non è in agenda". Sono le parole del premier israeliano, Benyamin Netanyahu davanti al Parlamento, riunito mentre fuori continua l'operazione Protective Edge. Parole che non sono passate inosservate, come anche i razzi lanciati dalla striscia: ecco perché il segretario generale Onu, Ban Ki Moon ha chiesto il cessate il fuoco, sia ad Hamas sia a Israele. Negli ultimi tre giorni ci sono stati 73 morti e 550 feriti: lo scontro più duro dal 2012. E dalla Striscia continuano ad arrivare razzi sul territorio israeliano: 81, secondo fonti da Gaza. Intanto Israele fa sapere di aver colpito almeno 320 obiettivi nella Striscia. Tantissimi i feriti tra i palestinesi: per curarli nei propri ospedali l'Egitto ha riaperto il valico di Rafah, fa sapere la televisione Al Arabiya. Tra poche ore, ci sarà il vertice di emergenza del Consiglio di Sicurezza Onu. 




L'ultimatum di Peres: cessate i razzi o invasione di terra 
Già ieri il presidente israeliano Simon Peres aveva lanciato l'ultimatum: l’ultimatum: se i razzi non cesseranno di essere lanciati contro Israele – ha detto – l’operazione terrestre potrebbe essere inevitabile. L'esercito israeliano ha mobilitato 40 mila riservisti nel caso si concretizzasse l'offensiva di terra. Due giorni fa il premier Benjamin Netanyahu ha richiamato 40 mila riservisti e migliaia di militari israeliani sono ammassati lungo il confine con Gaza, facendo crescere l’ipotesi di un attacco via terra. “Se chiedete la mia umile opinione – ha detto intervistato da Radio Israel il ministro dell’Intelligence Yuval Steinitz – si sta avvicinando il momento di un’operazione significativa”. Intanto Tsahal mostra sul suo account twitter la modalità con cui sceglie i suoi obiettivi:




Abu Mazen: "E' un genocidio" 
Il presidente palestinese Abu Mazen ha definito l’operazione “un genocidio e un massacro” mentre Khaled Mashaal, leader in esilio di Hamas, ha invitato i palestinesi a resistere contro Israele: “Il nostro nemico è più forte ma dobbiamo affrontarlo con l’aiuto di Dio”. Sono poi controverse le notizie sulla morte di un leader di Hamas,  Ayman Siam: sarebbe morto, secondo Jerusalem Post ma secondo Hamas la notizia è infondata. Intanto su twitter con l'hashtag #gazaundeattack i propalestinesi documentano gli effetti dei bombardamenti israeliani. Tuttavia, alcune foto, rileva la Bbc con un'analisi non sono verosimili perché provengano dalla Siria o dalla precedente offensiva su Gaza nel 2012.




La mediazione egiziana 
Quanto alla diplomazia, l’Egitto fa sapere di essere in costante contatto con entrambe le parti per arrivare alla fine del conflitto. Il Cairo ha mediato il cessate il fuoco nel 2012 ma, da quel momento, la situazione è cambiata: allora al potere c’era Mohammed Morsi, leader dei Fratelli Musulmani che, nella loro grande famiglia, includono anche Hamas. A seguito del colpo di stato di Sissi, però, il nuovo governo egiziano è molto più ostile nei confronti dell’organizzazione che controlla Gaza. 
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