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MONDO

Terrorismo, Minniti: "L'Isis non controlla la Libia". Parente (Ros): "Non siamo all'anno zero"

Un convegno a Roma per confrontare gli strumenti del contrasto all'estremismo tra i vertici dell’antiterrorismo italiano

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di Paolo Poggio "L'Isis non controlla la Libia, attenti al rischio espansione della paura".  A dirlo è Marco Minniti,  sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti. Quei servizi che in questi giorni cercano di acquisire informazioni su quello che realmente sta accadendo al di là del Canale di Sicilia.  “Uno scenario complicato – ha spiegato il sottosegretario – in cui nulla per ora sembra certo''Dobbiamo capire che di fronte abbiamo un nemico raffinato e dobbiamo muoverci come un sistema che comprende e evita l'espansione della paura.”

Minniti è intervenuto al convegno dal titolo "Stato islamico e minaccia
jihadista: quale risposta?'', della fondazione Icsa, organizzato in collaborazione con Rainews24. Ospiti del Centro Alti Studi per la Difesa sono in pratica i vertici dell’antiterrorismo italiano. C’è l’ambasciatore Giampiero Massolo, direttore del Dis, il Dipartimento per le informazioni e la Sicurezza, l’autorità di coordinamento della nostra intelligence; Lamberto Giannini, capo del Servizio Centrale Antiterrorismo del Viminale e il Generale Mario Parente, comandante del Ros dei Carabinieri.
Quest'ultimo sottolinea l'importanza della prevenzione, ma precisa anche che non siamo all'anno zero nel contrasto a forme di terrorismo globale.


In platea anche Giuseppe Pignatone, Procuratore Capo di Roma, Giancarlo Capaldo, aggiunto della Procura romana e Armando Spataro, capo dei Pm torinesi.
Capaldo rileva l'importanza della procura antiterrorismo come strumento di coordinamento a contrasto a nuove forme di estremismo terrorista. 


Ad aprire il convegno “Stato Islamico e minaccia jihadista: Quale risposta?” è stato il Ministro della Giustizia Andrea Orlando. “Il vero problema è avere una normativa comune tra stati europei”, ha detto Orlando aggiungendo che “non avere strumenti transnazionali ci mette in una condizione di svantaggio ".
 
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