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MONDO

Ginevra 2, al via i lavori al Palace di Montreux

Al via il vertice per la Siria: tutto in salita

In corso il vertice in Svizzera dove sono presenti le delegazioni ministeriali di 39 Paesi. Pesa l'assenza dell'Iran, dopo che il segretario generale dell'Onu ha ritirato l'invito. Venerdì è previsto il dialogo diretto fra i ribelli siriani e i rappresentanti del regime di Bashar Assad. Ban Ki-moon alla Siria: la vostra occasione per la pace 

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Un vertice tutto in salita, come lo ha definito il ministro degli Esteri italiano Emma Bonino, al suo arrivo in Svizzera. Ma al di là delle premesse la conferenza di oggi a Montreux potrebbe essere l'ultima chance per porre fine alla guerra civile, al massacro che ha causato in tre anni 130 mila morti. Al tavolo 39 delegazioni, tra queste Stati Uniti, Russia, i principali paesi europei, Cina, Arabia Saudita ma anche Australia, India, Indonesia e Vaticano. Ma il momento più atteso è quello di venerdì a Ginevra, quando è previsto il tentativo di dialogo tra i ribelli siriani e i rappresentanti del regime di Bashar Assad. Pesa l'assenza dell'Iran. Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha ritirato l'invito, dopo il rifiuto di Teheran di dichiarare apertamente la disponibilità ad un governo di transizione, vale a dire l'uscita di scena di Assad.

"Tutti i segnali indicano che non possiamo nutrire molta speranza nel fatto che la conferenza Ginevra 2 troverà una soluzione ai problemi del popolo siriano e alla lotta contro il terrorismo", ha osservato il presidente iraniano Rohani, in partenza da Teheran per partecipare ai lavori del Forum Economico Mondiale di Davos, sempre in Svizzera.

Gli obiettivi
Organizzata dall'inviato speciale dell'Onu per la Siria, Lakhdar Brahimi, la conferenza punta al cessate il fuoco e alla formazione di un governo transitorio che porti ad elezioni. Ma l'esito è quanto mai incerto, a causa della difficile situazione sul campo e delle diverse posizioni dei negoziatori, soprattutto per quel che riguarda la sorte di Bashar al Assad. Un risultato, date le basse aspettative, potrebbe già essere l'avvio di un percorso di dialogo tra le parti e l'istituzione di un corridoio umanitario. Ieri il presidente americano Barack Obama ha parlato con il collega russo Vladimir Putin, in una telefonata definita dal Cremlino  "costruttiva".

Dagli Usa intanto salperà oggi la nave Cape Ray che imbarcherà le armi chimiche siriane nel porto di Gioia Tauro. L'arrivo nel Mediterraneo è previsto tra 10 giorni. 

Gli assenti
L'Iran è stato escluso dopo il rifiuto di firmare il Comunicato di Ginevra del 30 giugno 2012, che prevede la realizzazione di un consenso comune su un governo di transizione con autorità esecutiva. Di fatto, l'uscita di scena di Assad. Un'assenza pesante, anche perchè il governo iraniano, ha già detto che "senza l'Iran le possibilità di una vera soluzione in Siria non è poi così grande''. Oltre a Teheran manca anche una grande fetta di opposizione armata, ovvero i gruppi jihadisti, che molto difficilmente accetteranno eventuali accordi raggiunti a Montreux. E anche la Coalizione dell'opposizione all'estero partecipa senza una sua parte significativa, il Consiglio nazionale siriano, che all'ultimo si è tirato indietro.

Le posizioni
Stati Uniti ed Europa spingono per l'uscita di scena di Assad. Per Washington il rais deve fare un passo indietro e non può essere preso in considerazione per la formazione di un governo transitorio, così come chiede la Coalizione nazionale siriana. Sulla stessa posizione la maggior parte dei Paesi europei, a partire dalla Francia ma anche l'Arabia Saudita e i Paesi arabi sunniti.

Per Mosca e Pechino Assad è al potere in maniera legittima e non può essere escluso dal processo di transizione che si auspica di aprire ponendo fine alla guerra civile. La stessa posizione che avrebbe l’Iran se fosse al tavolo.

La Coalizione nazionale siriana sarebbe contraria per il momento a una interruzione delle ostilità su tutto il territorio siriano o in parte, come chiedono unite Washington e Mosca, che invocano anche un corridoio umanitario per Aleppo. Secondo i ribelli filo-occidentali un cessate il fuoco ora avvantaggerebbe solo il regime di Damasco e i gruppi estremisti legati ad al Qaida. 

Il dossier sulle torture e le uccisioni in Siria
Mentre in Svizzera sono in corso le trattative, un rapporto di 31 pagine, basato su 55.000 foto, dimostra che il regime siriano ha assassinato a freddo 11.000 detenuti, torturandone orribilmente una gran parte."Prove dirette della macchina di morte del regime" riferisce la Cnn, che nel suo sito web mostra parzialmente anche alcune delle fotografie alla base delle accuse. Vi si possono vedere corpi pesantemente martoriati di presunti detenuti uccisi dopo essere stati arrestati dalle autorità del regime siriano a partire dal marzo 2011. 
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