ECONOMIA
Salvi i 1.400 messi in mobilità
Indesit, trovato l'accordo. Ma la Fiom non firma
Dopo quasi un anno di trattative gli ammortizzatori scongiurano i licenziamenti. Ora il referendum in fabbrica
Un anno di trattative
La mobilità, sventata con l'intesa raggiunta, era stata avviata per 1.400 dipendenti alla rottura delle trattative, lo scorso 19 dicembre, dopo una intera notte di confronto al
ministero dello Sviluppo. E' stato poi il sottosegretario Claudio De Vincenti, che ha gestito la lunga trattativa, a lavorare negli ultimi dieci giorni per riportare le parti al
tavolo e ricreare le condizioni per una intesa. L'ad e presidente Marco Milani ha più volte alleggerito il piano nel corso della trattativa, con ultimi ritocchi decisivi presentati al tavolo al ministero. Spariscono così anche gli ultimi trecento esuberi a fine periodo, la soluzione che era sul tavolo al momento in cui la trattativa si è interrotta. Con il piano di riassetto, il gruppo della famiglia Merloni mette in campo "investimenti straordinari in Italia per 83 milioni di euro" e "maggiori produzioni a più alto valore aggiunto", con un "rinnovo quasi totale della gamma di prodotti".
La distribuzione di competenze tra i tre centri industriali
Sono "salvi" tutti i tre poli industriali italiani, Fabriano, Comunanza e Caserta, che "saranno ridisegnati con interventi di riassetto che verranno implementati nel periodo 2014-2016". Fabriano "sarà il centro esclusivo per la produzione ad alto contenuto d'innovazione di forni da incasso, di forni di piccole dimensioni e di prodotti speciali
per la cottura"; Comunanza "il centro per l'innovazione e la produzione di lavabiancheria di alta gamma a carica frontale"; Caserta "il centro esclusivo per la produzione di frigoriferi da incasso ad alto contenuto d'innovazione e dei piani cottura a gas da incasso".
Nuove produzioni nei siti italiani
Oltre al consolidamento in Italia delle produzioni a più alto valore aggiunto già esistenti, indica ancora l'azienda, "verranno quindi trasferite nei siti italiani nuove produzioni dalla Polonia, dalla Spagna e dalla Turchia, mentre le produzioni italiane di bassa gamma non più sostenibili (principalmente destinate ai Paesi dell'Est) saranno riallocate in Paesi a miglior costo".