La Casa Bianca ipotizza un nuovo governo senza Al-Maliki
Iraq, Baghdad chiede aiuto agli Usa. Il Wsj: fabbrica di armi chimiche nelle mani dell'Isis
Il presidente degli Stati Uniti avrebbe detto ai leader del Congresso Usa di non necessitare della loro approvazione per agire in Iraq. L'Iran: "Esclusa la cooperazione con gli Usa" per fronteggiare l'avanzata islamista
Il giorno dopo la richiesta di aiuto di Baghdad a Washingon, arriva la replica dalla Casa Bianca. Barack Obama avrebbe indicato "di non necessitare dell'approvazione" dei leader del Congresso "per i passi che intende intraprendere" in relazione a eventuali azioni militari contro i militanti in Iraq. Nel paese intanto continua l'avanzata dell'Isis, che secondo il Wall Street Journal si sarebbe anche impadronito di un vecchio impianto di produzione di armi chimiche.
Il vertice sull'Iraq
A dire che la Casa Bianca non ha bisogno del via libera dei leader del Congresso è il leader della minoranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, dopo che il presidente ha aggiornato i deputati. Obama ha discusso per oltre un'ora nello Studio ovale della situazione in Iraq, dove è in corso l'offensiva dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis), con McConnell, con il leader della maggioranza democratica al Senato Harry Reid, con lo speaker repubblicano alla Camera John Boehner e con la leader della minoranza democratica alla Camera Nancy Pelosi. Pelosi ha anche scritto in una nota, dopo l'incontro, che il presidente non ha bisogno "di alcuna ulteriore autorità legislativa per decidere opzioni particolari per una aumentata assistenza alla sicurezza, discussa oggi". Non ha precisato quali opzioni siano state discusse. Un funzionario ha precisato che sono stati i leader a suggerire a Obama che abbia già l'autorità per intraprendere passi aggiuntivi senza ulteriore autorizzazione del Congresso.
Il piano del Pentagono
Il Pentagono ha presentato al presidente americano Obama un piano che prevede l'invio in Iraq di 100 consiglieri militari delle forze speciali Usa. Il loro compito - hanno spiegato fonti della difesa alla Cnn - sarà quello di lavorare insieme all'esercito iracheno. Obama però non avrebbe ancora firmato il piano. Secondo le indiscrezioni, i cento uomini delle forze speciali che il Pentagono sarebbe pronto a inviare in Iraq appartengono al corpo dei Berretti Verdi e a quelli della Delta Force, dei Navy Seals e dell'Army Rangers. Non fanno parte del gruppo di 275 militari gia' inviati a Baghdad con il compito di difendere l'ambasciata e le sedi diplomatiche americane. Gli uomini delle forze speciali dovranno occuparsi soprattutto di raccogliere informazioni d'intelligence per localizzare i ribelli e dare all'amministrazione Obama informazioni utili nel caso si dovesse decidere di dare il via ai raid aerei.
"Vecchia fabbrica di armi chimiche nelle mani dei ribelli"
Continua intanto l'avanzata dell'Isis nel nord del Paese. Un testimone ha riferito che i militanti islamisti hanno innalzato le loro bandiere nere sopra la raffineria di Beiji. Un ufficiale di alto rango di Baghdad ha tuttavia assicurato che la struttura è ancora nelle mani del governo. Secondo il Wall Street Journal, che cita alti responsabili dell'amministrazione Obama, gli estremisti sunniti hanno inoltre occupato quello che una volta era il principale sito di produzione delle armi chimiche del regime di Saddam Hussein. Il complesso conterrebbe ancora una scorta di vecchie armi. Secondo quanto riporta il quotidiano statunitense, i responsabili dell'amministrazione Obama sarebbero però scettici sulla reale capacità dei militanti sunniti di costruire armi chimiche funzionanti col materiale rinvenuto nel complesso di Al Muthanna. Materiale che viene definito "vecchio, contaminato e difficile da spostare". Nonostante ciò, il fatto che i ribelli dell'Isis abbiano messo le mani su tali scorte suscita qualche peroccupazione e la situazione - affermano al Dipartimento di Stato - viene monitorata con grande attenzione.
Le soluzioni post al-Maliki
La Casa Bianca starebbe intanto valutando un nuovo governo in Iraq senza il premier Nuri al-Maliki. Secondo Washington, il leader sciita non sarebbe in grado di riconciliare la minoranza sunnita e stabilizzare il volatile panorama politico. Il nuovo governo dell'Iraq dovrebbe includere le comunità sunnita e curda. Quanto alla cooperazione con l'Iran, da Teheran arriva la smentita: è esclusa una "cooperazione" per fronteggiare l'avanzata dell'Isis. "Una cooperazione tra Iran e Usa non ci sarà mai e non ha senso", ha affermato il capo di Stato maggiore delle forze iraniane.