POLITICA
Riforme tormentate
Italicum, i dubbi della minoranza Dem. Bindi: "Incomprensibile la fretta del premier"
La presidente della commissione Antimafia intervistata da Rainews24 critica le frasi di Renzi sulla decisione di legare il destino della legge elettorale alla tenuta del governo
Bersani e Letta guidano la minoranza
Le parole del premier Renzi, secondo cui una bocciatura dell'Italicum alla Camera porterebbe alla caduta del governo, non sono piaciute né a Pier Luigi Bersani né a Enrico Letta, che hanno fatto sentire la loro voce. Critiche che non smuovono Renzi che ha detto di "non voler mollare" sulle riforme. Le modalità con cui superare il passaggio parlamentare della legge elettorale non sono state decise: non si escludono né le prove di forza, come la richiesta di un voto di fiducia, né la via del recupero dei dissidenti del Pd e di altri partiti della maggioranza, su cui si è detta sicura il ministro Maria Elena Boschi.
"Da Renzi pressione indebita"
Ad aprire le ormai quotidiane polemiche è stato Pier Luigi Bersani: il legame che ha fatto Renzi, tra approvazione dell'Italicum e prosieguo della legislatura, ha detto l'ex segretario del Pd, "è una pressione sul Parlamento indebita perché non tocca al governo" decidere le riforme; "davanti a temi costituzionali ogni singolo parlamentare si assume liberamente le sue responsabilità". Ed Enrico Letta ha ribadito la necessità di un consenso largo sulle riforme, mentre alcuni parlamentari a lui vicini cominciano a chiedere al premier di pensare seriamente ad alcune modifiche per avere il massimo consenso possibile. All'ex premier ha risposto il ministro Boschi: "Durante il governo Letta, le riforme costituzionali e la legge elettorale si erano bloccate".
Il premier: "Non mollo"
Come a dire che il governo Renzi non vuol fare la stessa fine e che dal predecessore ha poco da imparare. Renzi non ha parlato di Italicum, ma nel contatto con la folla, avvenuto durante la cerimonia del 25 aprile all'Altare della patria a Roma, ha ripetuto "non molliamo", "non mollo": rivolgendosi tanto a quanti si oppongono alle riforme in Paramento quanto a quei cittadini che lo hanno incoraggiato. Sulle modalità con cui affrontare i rischi dei voti segreti sull'Italicum, il governo sta ancora valutando. In Aula si svolgerà la discussione generale ma sulle pregiudiziali di costituzionalità presentate da Fi il voto potrebbe essere rinviato da martedì prossimo a quello successivo, quando si inizierà votare gli emendamenti. La maggioranza vorrebbe infatti dedicare la settimana al ddl sui reati ambientali,così da approvarlo.
Mediatori in azione
Per evitare la fiducia sull'Italicum sono scesi in campo i pontieri, dal presidente del Pd Matteo Orfini, al vice-capogruppo Ettore Rosato, allo stesso ministro Boschi. Gii ultimi due si sono detti sicuri che la "maggioranza sarà compatta", mentre Orfini ha sottolineato che la fiducia è evitabile se le minoranze Dem accettano le decisioni della maggioranza del gruppo del Pd. Bloccare le riforme "farebbe venir meno le premesse per cui è nata la legislatura e quindi la interromperebbe". Ragionamento non dissimile da quello di Renzi. In casa Pd vari deputati, come Giuseppe Lauricella o Rosato, dicono che con lo scrutinio segreto l'Italicum otterrebbe i voti di molti parlamentari di M5S e di Fi, per cui non ci sarebbe bisogno della fiducia.
"Renato Brunetta - spiega Rosato - ci spinge a mettere la fiducia per evitare questo travaso di voti".