POLITICA
Onida: superati rischi incostituzionalità
Legge elettorale domani in Aula. Orlando: il Paese sarà ingovernabile. Bindi: Pd rischia mutazione
Tutti approvati gli emendamenti sottoscritti dai quattro partiti, tutte respinte le modifiche di 'peso' proposte dai 'piccoli', dal voto disgiunto al premio di maggioranza. Bindi: Pd rischia mutazione
L'accordo tra Pd, M5s, FI e Lega ieri ha portato i suoi frutti. Tutti approvati gli emendamenti sottoscritti dai quattro partiti, tutte respinte le modifiche di 'peso' proposte dai 'piccoli', dal voto disgiunto al premio di maggioranza. Stop ai capilista bloccati, riduzione dei collegi uninominali, no alle pluricandidature. E ancora: parità di genere (60% dei candidati uomini, 40% donne), uso della firma digitale per la presentazione delle candidature. Sono solo alcune delle novita' introdotte ieri in commissione, durante una maratona iniziata alle 11,30 e terminata dopo le 22.
Critico ancora una volta nei confronti dell'accordo su cui convergono i maggiori partiti, il Ministro della Giustizia Andrea Orlando che parlando a Radio24 ha spiegato che l'accordo elettorale sul sistema proporzionale "non è un bene. Che ci sia un accordo tra forze diverse è un bene, ma il problema è l'accordo". E incalza: "questa legge rende più difficile la governabilità del Paese. Potevamo cercare un accordo che salvasse elementi di maggioritario: il 'Rosatellum' poteva esser una strada da seguire, oppure c'era una strada per un premio alla coalizione".
Di rischi di ingovernabilità parla anche Romano Prodi in una intervista a Il Fatto quotidiano: il ritorno del proporzionale "rende impossibile un governo stabile. Con la legge in discussione ci si obbliga a cercare alleanze fra partiti con diversità inconciliabili. Prodi sostiene che "la campagna elettorale a Ferragosto sarebbe ridicola. E le elezioni in ottobre senza l'approvazione della legge di bilancio faranno aumentare la diffidenza nei nostri confronti e, tra l'altro, renderà molto più difficile esercitare un ruolo attivo nella strategia franco-tedesca".
Critica anche Rosy Bindi, Presidente della Commissione Antimafia, che dalle pagine de "La Repubblica" attacca: "Tutto quello per cui noi democratici abbiamo combattuto sin dagli anni Novanta, viene smantellato: questa legge elettorale proporzionale è solo un patto di convenienze. Ed è la fine del Pd". E osserva: "Se il Pd sarà quello che rischia di diventare, non mi ci riconoscerei". Netta la bocciatura del proporzionale "con un Parlamento in gran parte di nominati", mentre sull'ipotesi di un patto Renzi-Berlusconi, Bindi osserva che col proporzionale "mi pare sia l'unico scenario possibile. Sono convinta che i 5Stelle siano terrorizzati dall'idea di andare al governo e accettando l'accordo sul proporzionale lo dimostrano. Questa è la loro convenienza. La convenienza di Berlusconi è di sedersi di nuovo al tavolo e non rimanere schiacciato sotto la Lega. Incomprensibile è la scelta del Pd".
Soddisfatto invece per come procedono i lavori in Commissione, il capogruppo di Fi al Senato Paolo Romani, che osserva: "Finalmente si introduce uno sbarramento al 5% che risolve il problema della frammentazione, così da formare maggioranze attorno ai grandi partiti. Finalmente avremo un'assemblea parlamentare eletta con una legge proporzionale, quindi quello che mi posso augurare è che nella prossima legislatura si apra una fase costituente".
Onida: superati i rischi di incostituzionalità
Superati i rischi di incostituzionalità legati ai capilista bloccati, grazie alla brevità dei listini, e inconsistente il rischio di una bocciatura sulla base del principio costituzionale di governabilità, visto che "in un sistema di almeno quattro, e magari più, grandi partiti sono quasi sempre necessari accordi di coalizione per formare le maggioranze di governo", e la legge elettorale "consente di rispecchiare la realtà politica italiana di oggi". Per l'ex presidente della Consulta, Valerio Onida, intervistato da Repubblica, resta solo una correzione da apportare alla legge elettorale: i collegi andrebbero ridisegnati tenendo conto dell'ultimo censimento.