MONDO
Rottura storica tra i due Paesi
Libano, pesanti restrizioni per i profughi siriani: per entrare serve il visto
Una volta non c'era nemmeno il confine, era uno Stato unico. Ma ora tra Siria e Libano c'è una barriera invisibile
Rottura inedita tra Beirut e Damasco
A due ore di distanza in auto, le due capitali non sono mai state così lontane. Si tratta di un punto di rottura mai visto prima nelle relazioni tra Beirut e Damasco, che a lungo ha mantenuto una forte influenza sul Libano - basti pensare che le sue truppe sono rimaste sul territorio fino al 2005 - e soprattutto di un segno della debolezza del regime di Assad.
La pressione dei profughi siriani
Un Paese con 4 milioni di abitanti ne sta ospitando 1,1 milioni: sono i siriaini scappati da 4 anni di guerra civile arrivati in Libano, creando una forte pressione economica e sociale nel piccolo Paese mediorientale. I loro alloggi sono gli ospedali e le scuole oppure i tendoni nelle zone rurali. Una pressione altissima: in termini di numeri, in termini religiosi, i profughi in larghissima maggioranza sunniti, arrivano in un Paese il cui mosaico religioso è storicamente in equilibrio precario. In termini economici perchè i prezzi delle case sono alle stelle e il lavoro scarseggia, e in termini storici. Il Libano non ha dimenticato l'ondata di palestinesi arrivati dopo la nascita dello stato di Israele e le generazioni successive, cresciute nei campi profughi e parte di quella miscela esplosiva che ha dato inizio a una guerra civile durata oltre 15 anni.
Come funziona: visto e restrizioni per lavorare
La decisione è stata quindi quella di rendere più difficile l'ingresso e, una volta entrati, la ricerca di un lavoro e l'accesso ai servizi sociali. La notizia è stata data a cavallo tra il 2014 e il 2015, proprio nel momento in cui dalle Nazioni Unite comunicano che in questo periodo storico il numero di profughi è il più elevato dalla Seconda Guerra Mondiale. Ron Rendmond, portavoce dell'ONU, ha commentato: capiamo le ragioni di questa decisione ma non possiamo permettere che vengano respinti e tornino in situazioni di pericolo".
Cosa cambia per i siriani
Molti siriani della classe media contavano sul permesso di soggiorno rinnovabile di sei mesi, senza sentirsi profughi sapevano di poter risiedere in Libano. Per chi aveva un lavoro, anche non qualificato, sarà molto più difficile ottenerne il rinnovo. E, in parallelo, verranno potenziati i controlli per trovare chi è senza permesso o ne ha uno scaduto. Ad oggi i visti disponibili sembrano essere solo quello di studio, businnes e transito. Non si parla di permessi per ragioni umanitarie
I "respingimenti informali"
Da tempo il Libano respingeva un numero crescente di profughi siriani ma senza rendere ufficiale la prassi. E il flusso non si fermava: oltre ai crossing points ufficiali passavano dal confine tra le montagne molto poroso. E infatti nel mese di novembre il numero di profughi ufficialmente registrati è sceso al 75% rispetto all'estate, segno che ci sono stati appunto sia respingimenti sia percorsi di ingresso illegali.
Giordania: stesse politiche del Libano
Una situazione comune ad altri Stati confinanti: la Giordania, che si muove nella stessa direzione di Damasco, e la Turchia, che ha scelto politiche di segno opposto. Amman infatti ha fatto sapere che non è in grado di garantire assistenza sanitaria agli oltre 600 mila profughi sul suo territorio - anche qui, come in Libiano, citiamo le cifre ufficiali anche se si teme che siano arrotondate al ribasso. E anche qui, come avvenuto in Libiano, ci sono già "respingimenti informali".
Turchia: un tentativo di integrazione
Completamente diversa la strada intrapresa dalla Turchia che sta cercando di offrire istruzione e assistenza sanitaria minima a tutti i profughi arrivati dall Siria.