MONDO
Missione in Libia assieme a Di Maio
Draghi è a Tripoli, prima visita all'estero del premier
Incontro con il primo ministro libico Dabaiba. Triplice obiettivo italiano: riprendersi un ruolo strategico nel Mediterraneo, garantire le forniture energetiche e gestire la questione migranti
Draghi è stato accolto al suo arrivo a Tripoli dal premier libico Dabaiba, con cui ha iniziato subito dopo un colloquio.
La Libia, sia pur a fatica, è tornata a rimettersi in carreggiata in direzione delle elezioni politiche il prossimo dicembre. Ha un primo ministro riconosciuto in Tripolitania e Cirenaica e votato con un notevole, anche se provvisorio, consenso politico. E per l'Italia dopo un periodo di "assenza", tornano ad aprirsi spiragli diplomatici, come l'apertura del consolato a Bengasi, economici con il consolidamento del ruolo dell Eni e possibilmente anche sulla cooperazione sui migranti.
Sono questi i tre dossier che Draghi esaminerà con Dabaiba nell'incontro a Tripoli e che sarà seguito da una dichiarazione congiunta. Nella missione di Draghi, accompagnato da Di Maio, c'è un pacchetto di investimenti sul quale Roma può puntare. "Riaprire al più presto a investitori e ditte italiane" è la richiesta giunta da Dabaiba. Ieri, ad esempio, è stato siglato un accordo per rinnovare l'aeroporto di Tripoli, ma oltre al progetto di raddoppio della cosiddetta "autostrada della pace", frutto del controverso Trattato d'amicizia Italia - Libia siglato da Berlusconi e Gheddafi nel 2008, c'è soprattutto il capitolo energetico.
La presenza dell'Eni in Libia è strategica sia per Tripoli sia per Roma. lo era molto di più al tempo di Gheddafi, ma lo è ancora oggi, nonostante la presenza sempre aggressiva di Parigi o quella, più recente, di Ankara e di Mosca. Una concorrenza che si estende a tutto il Mediterraneo Orientale e che coinvolge, nuovamente, anche gli Stati Uniti. È anche grazie al rinnovato interesse dell'amministrazione Usa che il ruolo italiano può puntare a conquistare nuovi spazi.
E poi c'è il dossier migranti. Con l'intesa in Ue sulla redistribuzione degli arrivi che latita da mesi, per Roma, tocca anche fare da soli. Il governo potrebbe puntare a favorire lo stop ai flussi sin dal Fezzan, la regione desertica che occupa il Sud della Libia. Una regione dove, tradizionalmente, è la Francia ad esercitare la sua influenza diplomatica.